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Ora Calenda dice che forse non si candida più

Gianluca De Rosa

Il Pd scommette (spera) in un rinvio delle elezioni comunali causa Covid per guadagnare tempo. La destra è al buio

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“Mi regolerò sempre nel modo più utile per Roma, sono disposto a discutere di tutto, anche della mia candidatura”. Intervistato da RaiNews24, per la prima volta Carlo Calenda non esclude di rinunciare alla corsa al Campidoglio. Che si sia già stufato? Troppa tattica, troppo attendismo. La pazienza, d’altronde, non è certo la migliore dote del leader di Azione. Chi gli è vicino però rassicura: quelle parole “non sono l’annuncio di un imminente ritiro”. Anche perché, dopo giorni di sospetto silenzio sul tema, ieri Calenda comunque è tornato a parlare della Capitale. E non solo per mettere in discussione la sua candidatura, ma anche per ricordare che, seppur silenziosamente e con tutti i limiti della pandemia, lui ha già iniziato la sua campagna elettorale.

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“Mi regolerò sempre nel modo più utile per Roma, sono disposto a discutere di tutto, anche della mia candidatura”. Intervistato da RaiNews24, per la prima volta Carlo Calenda non esclude di rinunciare alla corsa al Campidoglio. Che si sia già stufato? Troppa tattica, troppo attendismo. La pazienza, d’altronde, non è certo la migliore dote del leader di Azione. Chi gli è vicino però rassicura: quelle parole “non sono l’annuncio di un imminente ritiro”. Anche perché, dopo giorni di sospetto silenzio sul tema, ieri Calenda comunque è tornato a parlare della Capitale. E non solo per mettere in discussione la sua candidatura, ma anche per ricordare che, seppur silenziosamente e con tutti i limiti della pandemia, lui ha già iniziato la sua campagna elettorale.

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“Sto andando di Municipio in Municipio a parlare con le associazioni di quartiere, ho raggruppato dei team sui problemi trasversali, dai rifiuti ai trasporti e sarò in grado a gennaio di presentare un piano dettagliato con fonti di finanziamento e tempi di realizzazione immediati, a 5 e a 10 anni per avere un orizzonte strategico, come merita una Capitale”, ha detto. La frustrazione comunque c’è tutta: la fuga in avanti della candidatura per stanare il Pd, a causa della pandemia, si è trasformata in una trappola logorante. “Al momento – è il ragionamento che si fa tra i suoi uomini – ci sono quattro candidati: Calenda, la Raggi, Sgarbi e il Covid. E quest’ultimo è indubbiamente il più forte”. Un modo suggestivo per dire che la fase d’emergenza giustifica tutto, anche l’attendismo e il silenzio del Pd. E infatti Calenda parla e chiede “chiarezza” a Zingaretti e al suo ex partito – “devono dire cosa vogliono” –, ma tra le fila dem, come ormai succede da un po’, non risponde nessuno. La posizione del Pd è all’incirca questa: “Non è il momento di parlare di elezioni. Come ha detto Mattarella, questa è la fase dell’unità, anche con le opposizioni, figuriamoci se possiamo metterci a litigare tra noi per i candidati delle amministrative, sulle primarie sì o le primarie no”. E così, evitando i nomi, le riunioni di coalizione continuano in versione “incontri programmatici”.

 

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Agli ultimi due – “La città che cura e che include” e “La città che lavora e che innova” – organizzati lunedì e martedì dal Pd Roma, hanno partecipato il segretario dem romano Andrea Casu, il capogruppo capitolino Giulio Pelonzi, i presidenti di Municipio del centrosinistra Sabrina Alfonsi (I), Amedeo Ciaccheri (VIII) e Giovanni Caudo (III), il coordinato romani di Italia Viva Marco Cappa e poi le Sardine, Liberiamo Roma, etc. La convinzione non detta ma solida che serpeggia tra i dirigenti democratici è che le elezioni saranno rinviate. Ci sarà dunque più tempo, non solo per la scelta del candidato e la campagna elettorale, ma anche, e soprattutto, per tentare un’alleanza con il M5s in caso di ritiro di Raggi. E’ questo il principale timore di Carlo Calenda, un timore trasposto in immagine dal sorriso rassicurante dell’attuale presidente del Parlamento europeo David Sassoli. “Vogliono spostare le elezioni a ottobre per far candidare Sassoli? Lo dicessero”, sbottava ieri. Ed in effetti negli scorsi mesi il pressing del partito sul presidente del Parlamento Ue è stato sfiancante, ma è stato lui stesso a smentire una possibile corsa a palazzo Senatorio.

 

D’altronde, se si votasse come previsto a maggio 2021, all’ex volto del Tg1 resterebbero ancora più di 6 mesi alla presidenza dell’Aula di Bruxelles, ma se si votasse in autunno? Il mandato sarebbe in scadenza. Ecco dunque i dubbi di Calenda. A destra intanto, cenoni o no, la promessa è quella di far trovare ai romani un candidato sotto l’albero di Natale. “Entro dicembre avremo il nome”, garantiscono. Il favorito di Forza Italia, in questo momento, è Guido Bertolaso. Non sgradito anche alla Lega. Qualche giorno fa pure Giorgia Meloni ha fatto una mezza apertura al Mr Wolf berlusconiano, durante una trasmissione televisiva ha dichiarato: “Sarebbe un buon sindaco, ma non so se anche un buon candidato”. E d’altra parte come dimenticare quando Bertolaso, in non modo non certo felice, si rivolse alla Meloni dicendole: “Pensi a fare la mamma”. E infatti a Fratelli d’Italia, si sa, piacerebbe per Roma un profilo più politico.

 

La Meloni punterebbe su due nomi, quello della consigliera regionale Chiara Colosimo e quello di Massimiliano Giansanti presidente di Confagricoltura. Tutti però sono convinti che il nome “vero” sia ancora copertissimo benché già individuato da Meloni e Francesco Lollobrigida. Guarita dal Covid, intanto, Virginia Raggi ha ripreso la sua attività, ma i toni si sono decisamente abbassati rispetto ai mesi scorsi. La campagna elettorale in tempo di pandemia non consente urla e gli avversari, tutto sommato, ancora non ci sono. Tanti nel M5s vorrebbero il suo passo indietro per consentire un’alleanza con il Pd. Durante gli interventi finali degli Stati generali grillini, tra i nomi che contano, solo Stefano Buffagni si è espresso apertamente a favore della sindaca.

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