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I 7 (candidati) nani del Pd commentano Calenda. “Vada in giro e si confronti”

Gianluca Roselli

Accetterà l’europarlamentare di sottoporsi al rito delle primarie (tra febbraio e marzo), percorso che era già avviato in città con diverse candidature (e i candidati simpaticamente ribattezzati 7 nani anche se sono almeno 9)?

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La candidatura di Carlo Calenda, nel bene e nel male, ha rotto gli equilibri nella corsa del centrosinistra al Campidoglio. Perché la domanda ora è: accetterà l’europarlamentare di sottoporsi al rito delle primarie (tra febbraio e marzo), percorso che era già avviato in città con diverse candidature (e i candidati simpaticamente ribattezzati 7 nani anche se sono almeno 9)? Lui, si è capito, vorrebbe un’investitura dall’alto, evitando la consultazione. “Le primarie servivano se non ci fossero stati candidati di peso. Ma ora ci sono io…”, ha detto, un po’ alla Marchese del Grillo, alla Stampa. Gli altri, però, non ci stanno. “Io punto a fare l’ottavo nano…”, dice sorridendo Giovanni Caudo, urbanista, presidente del III municipio. “Scherzi a parte, la candidatura di Calenda è un buon segno, a patto che si facciano le primarie che, voglio sottolineare, sono del centrosinistra e aperte. Detto questo, vedo che l’ex ministro posta foto dei libri che sta studiando. Ecco, mi piacerebbe ascoltare le soluzioni che ha in mente per la città. Gli dò un consiglio: oltre ai libri ci vogliono anche le scarpe, per andare in giro”, aggiunge Caudo.

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La candidatura di Carlo Calenda, nel bene e nel male, ha rotto gli equilibri nella corsa del centrosinistra al Campidoglio. Perché la domanda ora è: accetterà l’europarlamentare di sottoporsi al rito delle primarie (tra febbraio e marzo), percorso che era già avviato in città con diverse candidature (e i candidati simpaticamente ribattezzati 7 nani anche se sono almeno 9)? Lui, si è capito, vorrebbe un’investitura dall’alto, evitando la consultazione. “Le primarie servivano se non ci fossero stati candidati di peso. Ma ora ci sono io…”, ha detto, un po’ alla Marchese del Grillo, alla Stampa. Gli altri, però, non ci stanno. “Io punto a fare l’ottavo nano…”, dice sorridendo Giovanni Caudo, urbanista, presidente del III municipio. “Scherzi a parte, la candidatura di Calenda è un buon segno, a patto che si facciano le primarie che, voglio sottolineare, sono del centrosinistra e aperte. Detto questo, vedo che l’ex ministro posta foto dei libri che sta studiando. Ecco, mi piacerebbe ascoltare le soluzioni che ha in mente per la città. Gli dò un consiglio: oltre ai libri ci vogliono anche le scarpe, per andare in giro”, aggiunge Caudo.

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“Un anno fa dissi che la nostra coalizione sarebbe dovuta andare da Calenda ai centri sociali. Quindi direi che ci siamo, a patto di fare le primarie che non sono solo il mondo per scegliere il candidato, ma di confrontarsi sulle idee e lo strumento migliore per mobilitare i cittadini. L’ex ministro, comunque, dev’essere tenuto in questo campo, per questo dobbiamo tutti abbassare un po’ i toni”, osserva Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII municipio, critico con la freddezza che il Pd romano ha riservato all’europarlamentare. Che invece stima molto Ciaccheri, come ha detto in un’intervista. “Calenda è venuto a chiudere la mia campagna a Ostia, il mio rapporto con lui è antico. Credo che qualsiasi shock politico, come la sua discesa in campo, faccia solo bene a un Pd capitolino troppo spesso preda di correntismo e bizantinismi. Detto questo, non va bene se la sua candidatura viene posta come una ricerca d’investitura mettendosi al di fuori del percorso che io e altri abbiamo iniziato in questi mesi”, fa notare Tobia Zevi, altro candidato alle primarie, sempre se si faranno. Primarie che, “se non sono la panacea di tutti i mali, per ora sono l’unico modo per far confrontare i candidati sui programmi”, aggiunge Zevi.

 

 

Calenda però non le vuole, anche per motivi sanitari. C’è pur sempre il Covid. “Chiaro che dev’essere fatto in regime di massima sicurezza, ma un modo si trova”, dice Ciaccheri. La senatrice Monica Cirinnà, altra candidata, ipotizza il voto on line. Oppure si potrebbe spalmare il voto su tre giorni, in modo da non accalcarsi ai seggi. Tra i “nanetti” c’è anche Michela Di Biase, consigliera regionale, consorte di Dario Franceschini. Chi non vuole impiccarsi alla consultazione a tutti i costi è invece Sabrina Alfonsi. “L’importante è che si apra un tavolo del centrosinistra, per confrontarci sui temi. Nessun candidato, compreso Calenda, può prescindere dal Pd e dalla coalizione. Dobbiamo stare insieme, più uniti possibile. Se andiamo divisi, si perde. Una corsa solitaria di Calenda ci consegnerebbe alla sconfitta”, afferma Alfonsi. Che poi, a differenza di Goffredo Bettini, esclude alleanze coi 5 Stelle in città. “L’ho vissuto sulla mia pelle in questi anni: con loro a Roma non si può dialogare”. E non crede nel grande nome, il big in cui forse spera ancora Zingaretti. “Ci vuole una persona capace, con energia e visione, che sappia costruire una squadra, a partire dai presidenti di municipio”, dice Alfonsi. La partita è iniziata. E forse le primarie farebbero bene anche a Calenda.

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