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roma capoccia

Estorsione e corruzione : 18 arrestati in comune

Gianluca De Rosa

Immigrati taglieggiati nei mercati, sindacati complici, funzionari corrotti. Raggi ringrazia i pm, non se ne era accorta

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Roma. Corruzione, induzione a dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d’ufficio, estorsione e associazione a delinquere. La lista di reati è lunga, la vicenda è difficile dire se sia più clamorosa o grottesca. Se l’indagine della Procura di Roma, che ieri ha portato all’arresto di 18 persone, fosse confermata dai giudici di merito sarebbe allora accertato che a Roma per quasi 15 anni (almeno dal 2006) a capo dell’ufficio postazione a rotazione – quello che decide dove ogni giorno lavoreranno urtisti, venditori di souvenir, librai, ecc – c’era un uomo completamente al soldo delle più importanti famiglie di ambulanti della città. A partire dai celeberrimi Tredicine. Nello specifico, dei fratelli Mario e Dino, rispettivamente presidente dell’associazione di categoria Upvad e membro del direttivo del sindacato Fivag Cisl. Con loro c’erano altri noti ambulanti e sindacalisti capitolini: Vittorio Baglioni, segretario della Fivag Cisl, Osvaldo Sambucini, sempre del direttivo dello stesso sindacato e Maurizio Di Veroli, presidente dell’associazione Rotazione B.

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Roma. Corruzione, induzione a dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d’ufficio, estorsione e associazione a delinquere. La lista di reati è lunga, la vicenda è difficile dire se sia più clamorosa o grottesca. Se l’indagine della Procura di Roma, che ieri ha portato all’arresto di 18 persone, fosse confermata dai giudici di merito sarebbe allora accertato che a Roma per quasi 15 anni (almeno dal 2006) a capo dell’ufficio postazione a rotazione – quello che decide dove ogni giorno lavoreranno urtisti, venditori di souvenir, librai, ecc – c’era un uomo completamente al soldo delle più importanti famiglie di ambulanti della città. A partire dai celeberrimi Tredicine. Nello specifico, dei fratelli Mario e Dino, rispettivamente presidente dell’associazione di categoria Upvad e membro del direttivo del sindacato Fivag Cisl. Con loro c’erano altri noti ambulanti e sindacalisti capitolini: Vittorio Baglioni, segretario della Fivag Cisl, Osvaldo Sambucini, sempre del direttivo dello stesso sindacato e Maurizio Di Veroli, presidente dell’associazione Rotazione B.

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Alberto Bellucci, questo il nome del funzionario, era arrivato persino a preparare ricorsi per i Tredicine ai quali era il suo stesso ufficio a dover rispondere. “Finché c’è Alberto la categoria non trema”, si legge in un’intercettazione. Il personaggio è talmente colorito che alcune scene descritte nell’ordinanza di custodia cautelare sembrano tratte da una crime comedy. Come quando un commerciante disperato per non riuscire a ottenere mai le postazioni più redditizie si reca nel suo ufficio. Telecamere e microfoni della Procura riprendono la scena. Il commerciante estrae dalla tasca dei pantaloni una mazzetta di banconote e la lascia cadere sulla scrivania di Bellucci che la prende e la mette nel cassetto. “Tiè, questa è una cosa per te”, dice il commerciante. E Bellucci: “Allora domani quando me so’ liberato vado a parla’ un attimo io col municipio”. Alla fine della giornata, poco prima di lasciare l’ufficio, Bellucci apre il cassetto, conta le banconote e se le mette nel portafoglio. “E la pratica è clamorosamente sistemata…”, scherza da solo.

 

 

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Ma a Bellucci andavano bene anche altre forme di pagamento: orologi, vestiti di marca, cene di pesce e persino il rinnovo annuale dell’abbonamento all’As Roma. Nell’inchiesta c’è un po’ di tutto. Come ricordava ieri il comandante del nucleo investigativo della polizia valutaria della Guardia di Finanza, Maurizio Querqui: “La cosa incredibile (per non dire inquietante ndr) è che Bellucci era allo stesso tempo controllore e controllato”. Da anni, infatti, il funzionario non gestiva solo l’ufficio Rotazioni, ma anche l’ufficio Disciplina, quello che, almeno in teoria, si dovrebbe occupare di controllare il rispetto dei turni stabiliti sulle diverse soste. Bellucci è stato spostato da entrambi dopo i primi sequestri della Procura nel febbraio del 2019. Oggi è in pensione. Secondo l’indagine, lui e un altro funzionario dell’ufficio, Fabio Mangozzi, sarebbero il primo livello di un sistema articolato composto oltre che da loro, da sindacalisti e referenti del sindacato (estorsori in concreto) con l’obiettivo di cedere in cambio di denaro le migliori soste per la vendita.

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L’inchiesta è partita dalla denuncia di un 36enne del Bangladesh di nome Mohammad Hawlader che raccontò alla Procura di essere vittima di estorsioni e minacce. Il contesto è questo: un mercato in cui le licenze sono di proprietà di famiglie italiane, mentre a gestirle sono per lo più stranieri che pagano per queste migliaia di euro al mese. Hawlader, ad esempio, gestisce insieme al fratello quelle di Elia Piperno, Elisabetta Di Veroli e Angelo Anav, pagando ogni mese 3.450 euro (di cui solo 900 non in nero). Ma fin qui ci sono solo i limiti di un mercato chiuso, con conseguenti rendite di posizione. Dall’inchiesta, invece, emerge qualcosa di molto più inquietante. In teoria il comune dovrebbe organizzare i turni e i posteggi degli ambulanti assicurando una congrua rotazione sulle diverse soste autorizzate in città – in totale 1.303 divise per categorie merceologiche – in modo da garantire a tutti l’accesso alle postazioni più redditizie. La normativa vigente prevede la partecipazione dei sindacati nelle assegnazione dei turni che vengono fissati dall’ufficio con un calendario bimestrale.

 

 

Anziché far ruotare gli ambulanti però, il comune con l’assenso dei sindacati – Fivag Cisl, Aiarc e Upvd – avrebbe proceduto con continui “cambio turno”, una procedura nata per gestire esigenze improvvise, e diventata invece un modo per creare un sistema di allocazione alternativo. Per assegnare le postazioni più remunerative – come quelle di via Cola di Rienzo – solo a coloro che erano disposti a pagare somme variabili dai 400 ai 4mila euro al mese. Ma il tariffario per le postazioni più ambite arrivava anche a 700 euro al giorno. La stima è di estorsioni per quasi 1 milioni di euro, la stessa cifra per cui la Procura ha disposto il sequestro preventivo. Nei pc di uno dei sindacalisti che gestiva il racket è stata trovata una tabella che elencava tutte le postazioni classificate per profittabilità, con sei gradi di giudizio da “nulla” a “ottima” (solo 11 sono ottime mentre ben 84 sono nulle). Un sistema plasticamente osservato dagli investigatori il 26 aprile 2018 quando durante un accertamento della polizia locale su 51 solo 7 bancarelle erano cosiddette “di giornata”, ossia occupavano il posto stabilito dal dipartimento, mentre le restanti 44 risultavano occupare un posto a seguito di cambio.

 

 

Gli operatori riferivano di rispettare quanto disposto dal sindacato e di venire contattati giornalmente dai sindacalisti per sapere quale posteggio occupare il giorno dopo. In particolare a essere gestite in maniera illegale e parallela erano due, le più numerose, delle 11 categorie di postazioni a rotazione in città: le cosiddette “rotazioni integrate” che sono 336 ed erano gestite da Fivag Cisl e le “rotazioni C” che sono 338 in mano all’Aiarc. In tutto 674 postazioni su un totale di 1.303. A riscuotere le somme ci pensavano i referenti dei sindacalisti, il terzo livello dell’associazione a delinquere. I denari venivano quindi consegnati ai sindacati che ne versano una parte ai dipendenti comunali. Oltre alla riscossione a loro spettavano le minacce in caso di mancato pagamento.

 

 

Ad Hawlader avrebbero promesso “vendette” anche nei confronti dei parenti in Bangladesh. Per pagare l’uomo si era trovato a indebitarsi con il titolare di un minimarket e addirittura riferire al commercialista di Dino Tredicine il pin Inps del fratello per l’accesso al sussidio Covid del governo. L’ambulante bengalese ha anche riferito agli investigatori che presso l’ufficio dello stesso commercialista ha incontrato altri connazionali costretti a consegnargli i 600 euro loro erogati dall’Inps. “Grazie a Procura, GdF e Polizia Locale per aver sgominato il racket del commercio ambulante su Roma. Diciotto arresti e il sequestro di 1 milione per estorsioni, minacce, favori. Noi andiamo avanti con il riordino delle bancarelle, in nome di legalità e sicurezza. #ATestaAlta”, ha commentato su Twitter la sindaca Virginia Raggi.

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