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Una capitale poco competitiva

Gianluca De Rosa

Presentata la ricerca Cresme sulle città europee, Roma quarantesima (su 44) per innovazione

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Roma. Un confronto tanto impietoso quanto tristemente prevedibile. Ieri mattina nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato il vicesindaco Luca Bergamo, il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli e il vicesindaco e assessore alla Mobilità dell’era Rutelli, Walter Tocci, sono stati presentati i risultati della ricerca del Cresme (Centro per le ricerche economiche e sociologiche per il mondo dell’edilizia) intitolata “Roma 2040”. In quasi tutti i sei indici costruiti per valutare la competitività delle città con oltre un milione e mezzo di abitanti Roma è in coda alla classifica (si salvano il turismo e il mercato abitativo).

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Roma. Un confronto tanto impietoso quanto tristemente prevedibile. Ieri mattina nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato il vicesindaco Luca Bergamo, il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli e il vicesindaco e assessore alla Mobilità dell’era Rutelli, Walter Tocci, sono stati presentati i risultati della ricerca del Cresme (Centro per le ricerche economiche e sociologiche per il mondo dell’edilizia) intitolata “Roma 2040”. In quasi tutti i sei indici costruiti per valutare la competitività delle città con oltre un milione e mezzo di abitanti Roma è in coda alla classifica (si salvano il turismo e il mercato abitativo).

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Sull’indice generale che pondera i risultati di tutti gli altri, e vede Londra al primo posto, la Capitale è 34esima su 44 città. Stessa posizione in cui Roma si trova nell’indice demografico, che tiene conto dell’età della popolazione e delle previsioni trentennali sulla stessa. Per quanto riguarda lo sviluppo economico Roma è 30esima, non troppo sotto altre capitali “minori” come Madrid e Berlino. Il vero problema è quello dell’innovazione: in questa classifica la città è 40esima su 44, con dietro di sé solo Malaga e altre due città italiane, Napoli e Torino. Bene, invece, gli indici sul mercato abitativo e l’attrattività turistica dove Roma è 12esima e decima.

 

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Se i dati sono impietosi, lo scopo della tavola rotonda è nel titolo: trovare una visione che permetta verso il 2040 alla Capitale d’Italia di emanciparsi dallo scomodo status di “occasione mancata”. Per farlo – sostiene il Cresme – non si possono non considerare i “megatrends” di cambiamento su cui tutte le metropoli del mondo dovranno confrontarsi: digitalizzazione, finanziarizzazione, sostenibilità, urbanizzazione e globalizzazione. Le parole d’ordine, in fondo, sono sempre le stesse, così come i problemi (rifiuti e trasporti su tutti), mancano piuttosto le azioni per risolvere gli annosi nodi. “Come possiamo immaginare il futuro della Capitale se passiamo più tempo a parlare di come dovrebbe essere Roma, anziché scegliere il da farsi per il presente e realizzarlo?”, ha comprensibilmente domandato il presidente dei giovani costruttori romani Muratori. Non tutti i convenuti però si sono trovati d’accordo. A difendere la Capitale ci ha pensato in particolare il presidente della Camera di Commercio Lorenzo Tagliavanti. “Dentro questo rapporto – ha detto – c’è il ritardo che su tante cose Roma ha rispetto ad altre città. Non lo nego – ha aggiunto – ma penso che oggi l’esperienza Covid che tutte le città hanno dovuto affrontare ci abbia insegnato anche una cosa diversa. Roma non ha reagito da 183esimo posto, ma ha fatto meglio di tanti altri. Penso che questo non sia un fatto del tutto casuale, ma sia una cosa che deriva da fattori strutturali che la città ha: una cittadinanza e un tessuto imprenditoriale capaci di reggere botta anche in una fase così stressante”. Per una città diversa, insomma, potrebbe non essere necessario attendere il 2040.

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