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Ora nel Pd c’è chi dice: a Roma candidiamo Monica Cirinnà

Gianluca Roselli

La senatrice dem potrebbe metter d’accordo tutti, da Leu a Renzi, dai movimenti ambientalisti a quelli dei diritti civili, passando naturalmente per tutto il mondo lgbt

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Roma. Questa non ci voleva, per Monica Cirinnà, anche se poi non è detto che la vicenda influisca o danneggi la sua vita politica. Parliamo dell’arresto avvenuto due giorni fa, ai domiciliari, del fratello Claudio, già coinvolto anni fa in un’inchiesta per traffico di carburante e ora finito dentro per usura in un’indagine di camorra sul clan di Michele Senese, Michele ’o pazz, quello che a Roma intratteneva rapporti con Massimo Carminati. “So pochissimo della sua vita travagliata, ho sempre cercato di aiutarlo a mettere sulla giusta via la propria esistenza. La responsabilità penale è personale, così come anche il dolore che provo”, ha scritto su Twitter Monica Cirinnà, assai provata dalla vicenda, tanto da non voler parlare al telefono. “Guardi, magari un’altra volta”, dice.

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Roma. Questa non ci voleva, per Monica Cirinnà, anche se poi non è detto che la vicenda influisca o danneggi la sua vita politica. Parliamo dell’arresto avvenuto due giorni fa, ai domiciliari, del fratello Claudio, già coinvolto anni fa in un’inchiesta per traffico di carburante e ora finito dentro per usura in un’indagine di camorra sul clan di Michele Senese, Michele ’o pazz, quello che a Roma intratteneva rapporti con Massimo Carminati. “So pochissimo della sua vita travagliata, ho sempre cercato di aiutarlo a mettere sulla giusta via la propria esistenza. La responsabilità penale è personale, così come anche il dolore che provo”, ha scritto su Twitter Monica Cirinnà, assai provata dalla vicenda, tanto da non voler parlare al telefono. “Guardi, magari un’altra volta”, dice.

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Noi però si voleva parlar d’altro e cioè del fatto che da qualche settimana il suo nome gira, sottotraccia ma con insistenza, come possibile candidata del partito di Nicola Zingaretti al Campidoglio nel 2021. “Sassoli, Gentiloni, Calenda, Di Biase, Morassut, Madia, vanno tutti bene, ma il nome su cui puntiamo è un altro e resta coperto…”, diceva un paio di settimane fa una preziosa fonte del Pd. Ecco, scavando un po’ è venuto fuori che quel nome potrebbe essere quello di Cirinnà. “E’ ottima per tanti motivi: è romana, ha un viso che resta in mente, è combattiva ma sorridente, è di sinistra, ambientalista ed è donna”, racconta un’altra fonte dem.

 

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Un nome, dunque, che potrebbe metter d’accordo tutti, da Leu a Renzi, dai movimenti ambientalisti a quelli dei diritti civili, passando naturalmente per tutto il mondo lgbt che deve a lei la legge sulle unioni civili, approvata nel maggio 2016 dopo una lunga gestazione. Un traguardo cui molti non credevano più e che invece, grazie alla sua caparbietà e capacità di mediazione, è stato raggiunto. “E’ una battagliera, perfetta per una campagna elettorale sfiancante come quella capitolina…”, dice un piddino suo collega a Palazzo Madama.

 

E poi lei in Campidoglio c’è già stata. Per una ventina d’anni. Dopo il classico al Tacito, una laurea in legge con Franco Cordero e una militanza a sinistra, viene folgorata dall’ambientalismo e dai Verdi, con cui diventa consigliera comunale a metà anni ’90, negli anni di Francesco Rutelli sindaco. Appassionata di animali, memorabili sono alcune sue battaglie, come quella per la liberazione della mucca Ercolina che gli allevatori di Torrimpietra usano per protestare. Vegetariana, animalista e femminista, s’innamora di un carnivoro e cacciatore: Esterino Montino, che poi andrà in Regione, diventerà senatore e oggi è sindaco di Fiumicino. Quando passava davanti al suo banco in Campidoglio, lui un po’ per sfotterla le faceva i versi degli animali: “Miao! Bau!”. Una battuta tira l’altra e Cupido scocca la sua freccia. All’inizio, per non farsi beccare, andavano a cena a Torvaianica, poi Massimo D’Alema viene a sapere tutto e concede la benedizione del partito, manco fossimo ai tempi di Togliatti e Nilde Iotti.

 

Lei è divorziata, lui pure ma con due ex mogli e 4 figli. Famiglia allargata, dunque, che a lei piace molto, animali compresi. Piace un po’ meno ai romani, invece, la notizia che lei e Montino, negli anni d’inizio 2000, soggiornino in un appartamento di Propaganda Fide da 110 mq per 360 euro al mese in Via Dell’Orso, pieno centro della città. Poi si trasferiranno e la cosa finisce lì, mentre il matrimonio arriverà solo nel 2011. Nel frattempo, come piano B, mettono su un’azienda agricola, CapalBioFattoria, nei pressi di Capalbio appunto, dove producono olio, vino, marmellate e formaggi.

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La sua carriera politica, intanto, avanza tanto da diventare più famosa del marito: senatrice nel 2013, rieletta nel 2018. La sua esultanza dopo l’approvazione delle unioni civili fu trascinante. E a Palazzo Madama la sua cascata di ricci resta un punto di riferimento per i colleghi sui temi dei diritti civili e non solo. Senza rinunciare, ogni tanto, a qualche provocazione tardo adolescenziale. Come quando, l’8 marzo 2019, per la festa della donna si presenta in piazza con una maglietta che recita: “Dio, patria e famiglia. Che vita di merda!”. Trova il tempo pure per polemizzare con Virginia Raggi sulla chiusura della Casa delle donne: “Si cancella la storia delle donne in città. Da una sindaca donna, poi!”.

 

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Insomma, il suo profilo identitario, le sue battaglie a sinistra su diritti civili ed ecologia, quel pizzico di spirito rivoluzionario unito a una lunga esperienza nei palazzi della politica potrebbe risultare il cocktail perfetto per la candidatura. “Monica Cirinnà ha tutte le carte in regola per correre, ha il profilo perfetto, a patto che si facciano le primarie”, avvertono dal Pd romano. Nel frattempo si era candidato, per provocazione, pure l’attore Massimo Ghini. Lui l’ha fatto “per dare una sveglia alla sinistra”, ma qualcuno l’ha preso sul serio e il suo nome sta ancora lì.

 

Per Cirinnà, invece, resta da vedere come evolverà la storia del fratello criminale: che non si trasformi, per lei, in quello che Giancarlo Tulliani è stato per Gianfranco Fini. Ma nel Pd, nazionale e romano, sono sicuri di no.

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