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A Roma sindaco cercasi: Flavio Cattaneo dice no, grazie

Marianna Rizzini

L'esponente della società civile su cui puntava Salvini si sfila dalla corsa al Campidoglio. Dice di avere “un compito ancora da svolgere all'interno di Italo”

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Roma. Matteo Salvini cerca per Roma un uomo di società civile, un manager, un imprenditore, un uomo del fare. Lo dice e lo ripete pubblicamente appena se ne presenti l'occasione, e il profilo di Flavio Cattaneo, vicepresidente di Italo-Ntv con passato in Telecom, Terna e Rai, gli piace molto. Ma Cattaneo non ci pensa, a caricarsi il fardello Roma sulle spalle, e al momento precisa, tra le altre cose, da “imprenditore e manager”, di avere “un compito ancora da svolgere all'interno di Italo” e di stare “lavorando a nuove interessanti iniziative, tra le quali l’ingresso in politica non è contemplato”. Ma l’idea salviniana di candidare “una figura terza che possa rappresentare un valore aggiunto”, come dice il deputato leghista e coordinatore-deus ex machina della Lega su Roma Claudio Durigon, ex sottosegretario al Lavoro nel governo Conte 1, continua ad attraversare il campo.

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Roma. Matteo Salvini cerca per Roma un uomo di società civile, un manager, un imprenditore, un uomo del fare. Lo dice e lo ripete pubblicamente appena se ne presenti l'occasione, e il profilo di Flavio Cattaneo, vicepresidente di Italo-Ntv con passato in Telecom, Terna e Rai, gli piace molto. Ma Cattaneo non ci pensa, a caricarsi il fardello Roma sulle spalle, e al momento precisa, tra le altre cose, da “imprenditore e manager”, di avere “un compito ancora da svolgere all'interno di Italo” e di stare “lavorando a nuove interessanti iniziative, tra le quali l’ingresso in politica non è contemplato”. Ma l’idea salviniana di candidare “una figura terza che possa rappresentare un valore aggiunto”, come dice il deputato leghista e coordinatore-deus ex machina della Lega su Roma Claudio Durigon, ex sottosegretario al Lavoro nel governo Conte 1, continua ad attraversare il campo.

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Chi conosce Cattaneo, come il leader di Azione Carlo Calenda, che dal fronte opposto a quello leghista è stato più volte considerato vicinissimo a essere in corsa per Roma (smentendo più volte questa intenzione), dice: “Non ci credo neanche se lo vedo che si candida, Cattaneo”, e però, osserva, “sarebbe un bravissimo sindaco. E’ un manager capace e tosto”. E a Calenda – che ultimamente Roma la vorrebbe quasi quasi commissariare e che in passato si è trovato (invano) faccia a faccia con Virginia Raggi, da ministro, durante la stagione del famoso tavolo per lo Sviluppo, a cercare di risolvere il problema degli investimenti in fuga da Roma e della classe imprenditoriale stretta tra burocrazie e lentezza – “spiacerebbe vedere Cattaneo candidato con la destra”, tanta è la stima. Resta la necessità di un qualcuno che sappia gestire, fare e sbrogliare, e chi intercetta il bisogno e dà speranze sa di avere delle carte da giocare: Roma ha bisogno di un Mister Risolvi-Problemi, Salvini è in ricognizione. E restano i problemi interni all’alleanza di centrodestra, con Fratelli d’Italia in ascesa nei sondaggi. La Lega, che aveva lanciato anzitempo l’Opa su Roma battendo sul tema legalità&sicurezza, nell'ultimo anno ha attivato un secondo canale in direzione dei moderati, degli incerti, degli scontenti, degli spaventati dalla crisi (e ancora non c'era il Covid).

 

 

Dice Durigon: “Da un anno lavoriamo sul programma per Roma, predisponendo tavoli di confronto, è questo il primo dovere verso i cittadini”. Il capogruppo della Lega in Campidoglio Maurizio Politi si “fida ciecamente di Salvini: sappiamo che sta cercando un candidato di società civile, un candidato che metta d'accordo l'intera coalizione e sappiamo che tutta la classe dirigente della Lega, quando sarà, verrà investita della decisione. Non abbiamo mai cercato candidati di bandiera. Cattaneo sarebbe nome autorevole, ma ora l'urgenza è presentare un progetto alternativo alla città, e da quello infatti siamo partiti”. Davide Bordoni, consigliere comunale leghista proveniente da Forza Italia è convinto, “al di là dei nomi in sé”, che “Roma abbia bisogno di una persona con esperienza nel comparto produttivo, con un profilo manageriale, al di sopra della politica ma anche capace di essere un sindaco politico, visto che l'attuale sindaco è carente in entrambi i campi”.

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E i simboli non sempre dicono qualcosa, ma quando mercoledì, sul sito del Messaggero e della Stampa, è comparsa la notizia di un prossimo, possibile sbarco della Lega non più in Via della Panetteria ma in Via delle Botteghe Oscure, con nuova sede politica, accanto a quella dello staff social-media, proprio di fronte al palazzo che era sede del Pci nonché a due passi dal Campidoglio, il simbolo è parso invece parlare, e non poco. Sinistra batti un colpo, sembra dire l'intera vicenda, chiunque sia l'uomo “di società civile” pronto a correre per il dopo Raggi. E a destra sorge comunque la questione Regione: se a Roma andasse un tecnico, infatti, salterebbe non soltanto l'iniziale schema che vedeva la conquista del Campidoglio possibile terreno di gara per un esponente di Fratelli d’Italia (ma Giorgia Meloni non si è mai spostata dal “no”) e la corsa alla Regione possibile terreno di gara per un esponente della Lega (Durigon in testa), tanto più se con voto in contemporanea (eventualità non impossibile). Il tecnico al Comune renderebbe subito la Regione traguardo ambito in tutta la coalizione, con tensioni a cascata sugli equilibri interni.

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