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Mancano pochi giorni alla fase 2 e Raggi non ha ancora un piano

Massimo Solani

L'Atac non è pronta. Quante corse? Come applicare il distanziamento sociale? Intanto Simioni è stato promosso all'Enav

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Roma. Ci fosse motivo per ridere, la si potrebbe chiamare “Fase due, ruote”. Perché nella Roma di Virginia Raggi, come direbbe Flaiano, la situazione è grave ma non seria. Grave perché giunti alla vigilia delle prime riaperture dopo il lockdown per contenere il contagio da coronavirus, l’amministrazione della Capitale d’Italia non pare avere la minima idea di come gestire in base alle nuove norme di sicurezza un servizio primario come il trasporto pubblico. Non seria perché, come accade ormai immancabilmente da quasi quattro anni a questa parte, ogni volta che c’è da affrontare un problema reale Virginia Raggi pare atterrare sul Campidoglio da una galassia lontana lontana. “Lavoriamo per privilegiare il trasporto in bicicletta o mezzi dolci come il monopattino”, ha spiegato infatti la sindaca Raggi a chi gli chiedeva quali fossero i piani per evitare che alla riapertura, al momento di tornare al lavoro, i romani si debbano ritrovare accalcati sui mezzi pubblici alla faccia della distanza di sicurezza o bloccati nel traffico di auto private di quanti, oggi più che mai, preferiranno evitare le banchine affollate della metropolitana o le attese eterne di un autobus che non passa mai. In superficie, dove già prima del lockdown i romani aspettavano in media sedici minuti prima del passaggio di un mezzo, il rompicapo a cui stanno lavorando i tecnici Atac pare francamente senza soluzione immediata. Innanzitutto i mezzi, i circa 1.400 quotidianamente in servizio: secondo le simulazioni, per rispettare le prescrizioni sul distanziamento sociale non potranno trasportare più di 20 passeggeri alla volta. Il che significa che per far fronte alla domanda, per quanto al netto delle scuole chiuse e del ricorso allo smart working, servirà un potenziamento delle corse. “Stiamo programmando dei conta-passeggeri, stiamo lavorando con alcuni operatori telefonici per avere, in maniera anonima, dei dati di traffico e aumentare le corse sulle linee più frequentate”, ha spiegato Virginia Raggi. La coperta però è corta, ha spiegato l’assessore alla Mobilità Pietro Calabrese, e un aumento del servizio pare impossibile al momento visto che i 328 nuovi mezzi annunciati dalla sindaca non arriveranno prima dell’estate. Per questo, nel vertice con prefetto e Regione si è parlato anche di utilizzare pullman turistici privati per servizio pubblico in città. Restano le opzioni tecnologiche, compresa l’ipotesi di una app per “prenotare” un posto sull’autobus sul tipo di quella in uso a Tel Aviv, ma a parte le parole a pochi giorni dalla partenza della fase 2 non c’è niente se non le preoccupazioni degli autisti a cui probabilmente sarà chiesto di fare da conta-persone e buttafuori al momento del raggiungimento del limite di 20 passeggeri. Nel frattempo i sindacati, proprio in questi giorni, hanno sollevato più di un dubbio sulle procedure di sanificazione a cui già oggi dovrebbero essere sottoposti con cadenza quotidiana i mezzi in uso.

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Roma. Ci fosse motivo per ridere, la si potrebbe chiamare “Fase due, ruote”. Perché nella Roma di Virginia Raggi, come direbbe Flaiano, la situazione è grave ma non seria. Grave perché giunti alla vigilia delle prime riaperture dopo il lockdown per contenere il contagio da coronavirus, l’amministrazione della Capitale d’Italia non pare avere la minima idea di come gestire in base alle nuove norme di sicurezza un servizio primario come il trasporto pubblico. Non seria perché, come accade ormai immancabilmente da quasi quattro anni a questa parte, ogni volta che c’è da affrontare un problema reale Virginia Raggi pare atterrare sul Campidoglio da una galassia lontana lontana. “Lavoriamo per privilegiare il trasporto in bicicletta o mezzi dolci come il monopattino”, ha spiegato infatti la sindaca Raggi a chi gli chiedeva quali fossero i piani per evitare che alla riapertura, al momento di tornare al lavoro, i romani si debbano ritrovare accalcati sui mezzi pubblici alla faccia della distanza di sicurezza o bloccati nel traffico di auto private di quanti, oggi più che mai, preferiranno evitare le banchine affollate della metropolitana o le attese eterne di un autobus che non passa mai. In superficie, dove già prima del lockdown i romani aspettavano in media sedici minuti prima del passaggio di un mezzo, il rompicapo a cui stanno lavorando i tecnici Atac pare francamente senza soluzione immediata. Innanzitutto i mezzi, i circa 1.400 quotidianamente in servizio: secondo le simulazioni, per rispettare le prescrizioni sul distanziamento sociale non potranno trasportare più di 20 passeggeri alla volta. Il che significa che per far fronte alla domanda, per quanto al netto delle scuole chiuse e del ricorso allo smart working, servirà un potenziamento delle corse. “Stiamo programmando dei conta-passeggeri, stiamo lavorando con alcuni operatori telefonici per avere, in maniera anonima, dei dati di traffico e aumentare le corse sulle linee più frequentate”, ha spiegato Virginia Raggi. La coperta però è corta, ha spiegato l’assessore alla Mobilità Pietro Calabrese, e un aumento del servizio pare impossibile al momento visto che i 328 nuovi mezzi annunciati dalla sindaca non arriveranno prima dell’estate. Per questo, nel vertice con prefetto e Regione si è parlato anche di utilizzare pullman turistici privati per servizio pubblico in città. Restano le opzioni tecnologiche, compresa l’ipotesi di una app per “prenotare” un posto sull’autobus sul tipo di quella in uso a Tel Aviv, ma a parte le parole a pochi giorni dalla partenza della fase 2 non c’è niente se non le preoccupazioni degli autisti a cui probabilmente sarà chiesto di fare da conta-persone e buttafuori al momento del raggiungimento del limite di 20 passeggeri. Nel frattempo i sindacati, proprio in questi giorni, hanno sollevato più di un dubbio sulle procedure di sanificazione a cui già oggi dovrebbero essere sottoposti con cadenza quotidiana i mezzi in uso.

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Qualcosa in più, invece, si è mosso sul fronte metropolitane dove già nei giorni scorsi sono iniziati le prove di contingentamento degli ingressi alle fermate (si ipotizza un sistema di blocco ai tornelli al raggiungimento del numero limite di accessi) e di percorsi diversificati per ingresso e uscite. Anche qua però i numeri non fanno ben sperare visto che secondo le simulazioni di alcuni tecnici i convogli della metro, per quanto allungati, non potranno trasportare più di centoventi-centoquaranta passeggeri contemporaneamente (oggi sono 1.200) mentre sulle banchine delle stazioni non potranno sostare più di 200 persone. Impossibile, quindi, sperare di smaltire il traffico quotidiano anche nell’ipotesi illusoria di viaggiare a pieno regime tutti i 33 convogli disponibili sulle tre linee e con una frequenza di 3 minuti.

 

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Una bella gatta da pelare per i vertici Atac, proprio nei giorni in cui l’amministratore delegato Paolo Simioni si prepara a chiudere le valigie per “volare” al vertice di Enav. Lascia un’azienda che, nonostante il concordato abbia scaricato sui creditori il risanamento di Atac, ora rischia il collasso alle prese con la nuova crisi legata all’emergenza coronavirus. Con corse e passeggeri ridotti (-80 per cento in questo periodo di chiusura) l’ad ha infatti paventato in una lettera al Comune “una perdita di 112 milioni” che lascerebbe nelle casse aziendali liquidità “fino al 31 maggio”. Per scongiurare il baratro il Campidoglio ha assicurato che onorerà comunque i costi del contratto di servizio mentre il governo ha già stanziato 44 milioni. Eppure, nonostante 4 mila lavoratori messi in solidarietà per nove settimane, i conti non tornano comunque e l’azienda capitolina dei trasporti difficilmente riuscirà a onorare gli impegni di pagamento ai creditori previsti nel concordato. Per questo motivo, è stato proprio Simioni a chiedere una iniezione di liquidità da 200 milioni a fronte dei 600 totali che dovrebbero essere stanziati a livello nazionale dal ministero dei Trasporti per far fronte alle crisi delle aziende di trasporto pubblico locale. Nel frattempo, Atac ha comunicato ai propri abbonati che non sono previsti rimborsi dei mesi di servizio non usufruito.

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