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Per riaprire il Forlanini ci vorrebbe un anno. Basta sciocchezze

Alessandro Luna

Per ristrutturare l'ex ospedale chiuso da un decennio costerebbe non meno di 1.500 euro al metro quadrato. E i tempi sarebbero troppo lunghi

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Roma. Parlare di una riapertura dell’ex ospedale Forlanini è soltanto un’innocente sciocchezza se a farlo sono semplici cittadini, ma è grave e surreale che a proporla, in questi giorni, siano stati anche esponenti politici di più partiti come Fratelli d’Italia, Italia Viva e persino il sindaco Virginia Raggi, da cui ci si aspetterebbe, prima di chiederne la riapertura, un’approfondita conoscenza delle condizioni della struttura, delle reali tempistiche e dei costi che un’operazione del genere comporterebbe. Dati oggettivi che non possono che portare ad un’unica analisi: riaprire il Forlanini sarebbe inutile, incredibilmente costoso e controproducente nel combattere l’emergenza del coronavirus.

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Roma. Parlare di una riapertura dell’ex ospedale Forlanini è soltanto un’innocente sciocchezza se a farlo sono semplici cittadini, ma è grave e surreale che a proporla, in questi giorni, siano stati anche esponenti politici di più partiti come Fratelli d’Italia, Italia Viva e persino il sindaco Virginia Raggi, da cui ci si aspetterebbe, prima di chiederne la riapertura, un’approfondita conoscenza delle condizioni della struttura, delle reali tempistiche e dei costi che un’operazione del genere comporterebbe. Dati oggettivi che non possono che portare ad un’unica analisi: riaprire il Forlanini sarebbe inutile, incredibilmente costoso e controproducente nel combattere l’emergenza del coronavirus.

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Come ci conferma l’architetto Ettore Pellegrini, da tempo impegnato nell’edilizia e nella politica romana, a oggi ristrutturare un complesso di quel genere costerebbe non meno di 1.500 euro al metro quadrato. Considerando le planimetrie della struttura, non si scenderebbe sotto i 150 milioni, anche se dall’Assessorato alla Sanità della Regione riceviamo stime ancora più alte: “Il Forlanini è una struttura abbandonata da dieci anni e che cade a pezzi. Ha inoltre gravi problemi di infiltrazioni alle fondamenta, tali che il costo potrebbe raggiungere i 200 milioni. Sono cinque anni che alcuni Carabinieri della stazione di Monteverde aspettano di trasferire lì la loro postazione senza riuscirci”. E sempre Pellegrini conferma che “i tempi non sarebbero inferiori ad un anno di lavori”. Costi e tempi spropositati per rimettere in piedi una struttura che potrebbe ospitare 2.500 posti letto di cui solo 50 di terapia intensiva. Uno sforzo immane da ogni punto di vista per un risultato debole e soprattutto ottenibile in misura maggiore con costi molto minori.

  

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La linea del sindaco, di Fratelli d’Italia e Italia viva sembra infatti essere quella del “riapriamo tutti gli ospedali diroccati di Roma”, mentre la strategia che la Regione Lazio ha messo in campo è tutt’altra: ottimizzare invece che ricostruire. Sono 5 i Covid Hospital che sono stati attivati a Roma: lo Spallanzani che conta 257 posti letto, il Columbus Gemelli che ne conta 133, il Covid3 di Casal Palocco e il Covid 4 nella torre 8 del Policlinico di Tor Vergata, da 80 posti ciascuno ed infine il reparto Eastman dell’Umberto I con 46 posti, che si sta lavorando a raddoppiare nei prossimi giorni. Senza contare infine la disponibilità dell’ospedale militare del Celio. Tutto questo porterà, secondo l’assessore alla Sanità della Regione Alessio d’Amato, ad avere entro dieci giorni 278 posti di terapia intensiva complessivi in tutto il Lazio. Tutti in strutture che erano già attive come ospedali, ragione per cui convertirli in presìdi dedicati all’emergenza è costato poco in termini di tempo e risorse. Il professor Americo Cicchetti, direttore della Scuola di Economia dei servizi sanitari dell’Università Cattolica, ci racconta che “la conversione del Columbus è costata 6 milioni, di cui 5,5 di tecnologie e mezzo milione per le ristrutturazioni. Per il Forlanini, struttura su cui in questi giorni ho condotto personalmente dei sondaggi tecnici, il costo di ristrutturazione sarebbe esponenzialmente maggiore.

  

Si può semmai pensare di costruire una struttura come quella che Bertolaso sta mettendo in piedi alla Fiera di Milano, magari in uno dei padiglioni della Fiera di Roma. Paradossalmente ci vorrebbero meno soldi e tempo per costruire un ospedale completamente nuovo dalle fondamenta, che per rimettere in piedi il vecchio Forlanini”. Ma una struttura così grande sarà necessaria? L’assessorato ci spiega che “nel Lazio il trend è di lenta crescita, per cui la situazione non è di emergenza. Le strutture sanitarie stanno funzionando e non sono in difficoltà come in altre regioni, dove tra l’altro stiamo dando una mano: sono già partiti gli elicotteri per trasferire nei nostri ospedali tre pazienti da Bergamo. In conclusione, per ora continueremo a sfruttare le strutture già disponibili: è la strada più economica ed efficace”. Insomma, di riaprire il Forlanini non se ne vede assolutamente il motivo e proporlo somiglia purtroppo ad una quanto mai inopportuna operazione di propaganda. Tanto che persino lo stesso Collegio di Direzione del San Camillo-Forlanini, ieri pomeriggio, è arrivato a dover fare circolare una nota, in cui si legge: “Chi oggi – quasi non curante del grave momento che il paese sta vivendo – chiede la riapertura del Forlanini, lo fa non conoscendo lo stato attuale dell’edificio e lo fa assecondando la pancia delle persone, senza offrire nessuna soluzione vicina alla realtà”. Anche su questo sarebbe il caso di dare ascolto ai medici.

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