PUBBLICITÁ

E se Netflix stesse per comprare gli studi di Cinecittà (che sono statali)?

Alessandro Luna

Un pezzo grosso dell'industria cinematografica ci spiega che è il pubblico italiano più che la capitale ad attrarre il colosso californiano

PUBBLICITÁ

Roma. Con un post su Facebook Virginia Raggi ha annunciato che “Netflix ha scelto Roma per aprire la sua nuova sede. Una notizia positiva che conferma come la nostra città sia leader dello sviluppo in Italia. Molte aziende internazionali vedono finalmente in Roma una opportunità di sviluppo e crescita”. La vicepresidente di Netflix Europa, Kelly Luegenbiehl, ha specificato che sarà individuata una postazione nel centro della città e ben collegata dove attrarre i nuovi posti di lavoro. Ma il fatto che Roma sia finalmente la “leader della sviluppo in Italia”, come dice un po' enfaticamente la sindaca, sembra non essere l’unico motivo di questa scelta. Netflix da anni cerca storie nuove in paesi stranieri da cui prendere spunto per produrre serie tv originali con ambientazioni e supporto di produzione locali. Episodi girati in paesi come l’Italia, l’Inghilterra, la Francia, l’Olanda, l’Iran o il Giappone che possano poi interessare a livello mondiale tutti gli utenti. In questi anni si è vista una progressiva decentralizzazione delle serie tv dalla storica e quasi monopolistica produzione americana. Degli esempi possono essere la serie evento inglese “Sex Education”, il tormentone spagnolo della “Casa di Carta” e le due produzioni italiane “Baby”, ispirata alla vicenda del giro di prostituzione minorile dei Parioli, e “Suburra”, ambientata tra Ostia e Roma. Tutte produzioni Netflix che hanno trovato un pubblico anche al di fuori dei loro paesi di origine.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Con un post su Facebook Virginia Raggi ha annunciato che “Netflix ha scelto Roma per aprire la sua nuova sede. Una notizia positiva che conferma come la nostra città sia leader dello sviluppo in Italia. Molte aziende internazionali vedono finalmente in Roma una opportunità di sviluppo e crescita”. La vicepresidente di Netflix Europa, Kelly Luegenbiehl, ha specificato che sarà individuata una postazione nel centro della città e ben collegata dove attrarre i nuovi posti di lavoro. Ma il fatto che Roma sia finalmente la “leader della sviluppo in Italia”, come dice un po' enfaticamente la sindaca, sembra non essere l’unico motivo di questa scelta. Netflix da anni cerca storie nuove in paesi stranieri da cui prendere spunto per produrre serie tv originali con ambientazioni e supporto di produzione locali. Episodi girati in paesi come l’Italia, l’Inghilterra, la Francia, l’Olanda, l’Iran o il Giappone che possano poi interessare a livello mondiale tutti gli utenti. In questi anni si è vista una progressiva decentralizzazione delle serie tv dalla storica e quasi monopolistica produzione americana. Degli esempi possono essere la serie evento inglese “Sex Education”, il tormentone spagnolo della “Casa di Carta” e le due produzioni italiane “Baby”, ispirata alla vicenda del giro di prostituzione minorile dei Parioli, e “Suburra”, ambientata tra Ostia e Roma. Tutte produzioni Netflix che hanno trovato un pubblico anche al di fuori dei loro paesi di origine.

PUBBLICITÁ

 

Come ci spiega uno sceneggiatore che lavora da qualche anno ad una serie tv romana targata Netflix, “in Italia sono stati investiti 200 milioni di euro per produzioni e sceneggiature esclusivamente locali. Se consideri che una serie ha un costo medio di 10 milioni, in tre anni se ne arrivano a produrre 10 di cui cinque, magari, finiscono per funzionare in tutto il mondo. La scelta di aprire una sede romana deriva probabilmente dal fatto che anche noi per ogni cosa siamo costretti a telefonare all’unica altra sede europea, quella di Amsterdam, e a coordinarci con loro quando in realtà si è visto che in Italia il business delle serie tv funziona in maniera particolare. Netflix viene in Europa e chiede alle case di produzione di appoggiarsi finanziariamente a loro per sviluppare i progetti che poi avranno il marchio Netflix, ma della cui lavorazione si occupano aziende italiane, inglesi, francesi… Il tutto, naturalmente, per riuscire ad accrescere il numero di iscritti fuori dagli Stati Uniti, che in effetti sta salendo sempre di più. Sperano, producendo serie radicate in paesi come il nostro, di creare prodotti che siano molto sentiti da chi ci abita tanto da convincerli ad iscriversi.”

 

PUBBLICITÁ

Ma davvero Roma è stata scelta per questo improvviso nuovo ruolo di “leader dello sviluppo in Italia”? Ci ha spiegato un pezzo grosso dell’industria cinematografica romana che “la scelta in realtà ha ragioni più storiche che politiche. A Roma c’è Cinecittà, ci sono gli studi dove vengono girate le fiction della Rai e il cinema ha il baricentro qui. Aprire una sede in qualsiasi altra città non avrebbe avuto senso. Netflix lavora a Roma e le scene di interni sono praticamente tutte girate qui. Conoscendo come funziona questo mondo non escludo che il colosso delle serie tv possa già aver concluso degli accordi con i teatri di posa di Cinecittà che ormai già la rendono vincolata alla capitale. Tra l’altro bisogna contare che gli studi sono stati privatizzati per vent’anni ma sono da poco tornati in mano al Ministero dei beni culturali che, però, non ha l’expertise per gestirli. Quindi potrebbe esserci l’interesse di Netflix di acquisirli e dello stato di liberarsene. A Milano non ci sono teatri di posa di quelle dimensioni e in uno stato di funzione incerta come a Roma. Se c’è una ragione politica dietro a questa decisione forse è più da attribuire al lavoro del Ministro ai beni culturali Franceschini che ha cercato di riportare Cinecittà al centro dell’industria audiovisiva italiana e che ha reso i suoi studi “appetibili” per il colosso californiano. Diciamo che se davvero Roma fosse il leader dello sviluppo italiano, Sky, Mediaset ed altre aziende di altri settori avrebbero mantenuto la loro sede qui invece di trasferirsi a Milano, come sembra sia sempre più consuetudine. Semplicemente l’Italia ha dimostrato una buona risposta all’offerta di Netflix e, probabilmente, per comodità si è scelto Roma. È più il nostro pubblico piuttosto che la nostra capitale ad attrarre investimenti”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ