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Finisce il commissariamento della sanità laziale

Gianluca De Rosa

Consuntivo in attivo per la prima volta dopo 12 anni. Zingaretti: "è una bella giornata per il Lazio"

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Roma. Stavolta sembra essere quella buona. Dopo più di 12 anni la Regione Lazio si prepara ad uscire dal commissariamento della sanità. Ieri la Conferenza Stato-Regioni, l’organo che ha il compito di accordare le decisioni tra il governo e gli enti locali, ha dato il suo via libera. “Oggi – diceva uscendo dalla Conferenza un sorridentissimo Zingaretti – è una bella giornata per il Lazio, un grande risultato per il Paese, che vuol dire maggiori cure e un sistema sanitario pubblico che va bene”. Il primo annuncio, in realtà, il governatore lo aveva fatto ormai più di tre anni fa: era dicembre 2017, e, proprio a pochi giorni dalle elezioni, annunciava in una conferenza congiunta con l’allora ministro della Salute in quota Alternativa popolare ed oggi parlamentare dem Beatrice Lorenzin, l’uscita dal commissarimento per il 31 dicembre 2018. Il particolare tempismo fece storcere il naso a molti, sia a destra, sia nel M5s. Soprattutto perché, poi, il 31 dicembre il commissariamento non terminò. Due anni più tardi però sembra che la promessa, seppur in ritardo, sia stata mantenuta. Adesso, perché la sanità sia di nuovo nelle mani della Regione manca solo un decreto di ratifica del Consiglio del ministri che non dovrebbe creare problemi.

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Roma. Stavolta sembra essere quella buona. Dopo più di 12 anni la Regione Lazio si prepara ad uscire dal commissariamento della sanità. Ieri la Conferenza Stato-Regioni, l’organo che ha il compito di accordare le decisioni tra il governo e gli enti locali, ha dato il suo via libera. “Oggi – diceva uscendo dalla Conferenza un sorridentissimo Zingaretti – è una bella giornata per il Lazio, un grande risultato per il Paese, che vuol dire maggiori cure e un sistema sanitario pubblico che va bene”. Il primo annuncio, in realtà, il governatore lo aveva fatto ormai più di tre anni fa: era dicembre 2017, e, proprio a pochi giorni dalle elezioni, annunciava in una conferenza congiunta con l’allora ministro della Salute in quota Alternativa popolare ed oggi parlamentare dem Beatrice Lorenzin, l’uscita dal commissarimento per il 31 dicembre 2018. Il particolare tempismo fece storcere il naso a molti, sia a destra, sia nel M5s. Soprattutto perché, poi, il 31 dicembre il commissariamento non terminò. Due anni più tardi però sembra che la promessa, seppur in ritardo, sia stata mantenuta. Adesso, perché la sanità sia di nuovo nelle mani della Regione manca solo un decreto di ratifica del Consiglio del ministri che non dovrebbe creare problemi.

 

Tutto era cominciato nel 2008 quando i conti della sanità laziale registravano un debito gigantesco sopra i 10 miliardi e un deficit annuale che toccava i 2 miliardi di euro. “Quando siamo arrivati in Regione – ricordava ieri l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato – il disavanzo era ancora di circa 700 milioni di euro, grazie all’azione della maggioranza del presidente Zingaretti, per la prima volta si è chiuso in attivo il consuntivo”. L’ultimo tavolo di verifica interministeriale, invece, ha valutato e confermato un utile per il 2018 dei conti della sanità laziale di oltre 6 milioni e un tendenziale per il 2019 di oltre i 50 milioni. “Si tratta – dice d’Amato – della più grande azione riformatrice nel nostro Paese di un sistema sanitario regionale, ora occorre andare avanti per cancellare per sempre il baratro del passato”. Anche perché al miglioramento dei conti, almeno nei dati, è seguito anche un incremento dei livelli di assistenza saliti tra 180 e i 190 punti, circa 30 punti sopra il minimo che permette alle Regioni di essere adempienti nella qualità dell’importantissimo servizio offerto. Superato il commissariamento Zingaretti adesso parla di assunzioni “per rafforzare la qualità degli operatori” e investimenti “di centinaia di milioni di euro sulla infrastrutture sanitarie”. Il futuro della sanità laziale secondo il governatore dem dovrà basarsi su “un modello chiaro di difesa del diritto alla salute che unisce grandi strutture di eccellenza territoriale alla sanità domiciliare”.

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