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Chi è Gerarda Pantalone, il nuovo prefetto di Roma

Marianna Rizzini

Appena insediato in Prefettura (e stimato da Salvini), l'ex dirigente del Viminale ha alle spalle una lunga esperienza sul campo 

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Roma. Il sindaco Virginia Raggi va a Casal Bruciato a difendere una famiglia rom “legittima assegnataria di un alloggio” (non senza irritazione da parte dei vertici a Cinque stelle, già provati dalla tensione con la Lega sul caso Siri), e il gesto arriva simbolicamente nel giorno in cui, sul tema immigrazione, Matteo Salvini segna un punto sul tabellone dell’Opa verde su Roma. E’ stata infatti appena nominata prefetto di Roma al posto di Paola Basilone (che va in pensione), l’ex prefetto di Napoli, Salerno e Siena Gerarda Pantalone, anche ex dirigente al dipartimento Immigrazione del Viminale che, proprio sui campi rom (problema di cui si è occupata in Campania), ha detto parole non equivocabili: “Chi vuole accettare le regole del nostro paese può e deve avere un percorso di integrazione”. Ma anche su sgomberi, rifiuti e sicurezza la parte verde del governo spera che il nuovo prefetto, molto stimato da Matteo Salvini per la gestione della questione migranti, tenga un profilo da “sceriffo”, in linea con l’immagine che il ministro leghista dell’Interno diffonde e propaga di sé da Instagram ai talk-show.

   

Fatto sta che ora il sindaco Raggi dovrà confrontarsi anche con un prefetto dalla lunga esperienza sul campo (e con un passato negli Organismi di informazione e sicurezza). Intervistata dal Messaggero, due giorni fa, Pantalone ha fatto appello alla “sinergia” per Roma (con Raggi e con il presidente della Regione e neosegretario del Pd Nicola Zingaretti). Ma ha anche detto cose che potrebbero non piacere al sindaco. Per esempio sullo sgombero del quartier generale di CasaPound all’Esquilino, chiesto da Raggi. “C’è una circolare del ministero che fissa alcuni requisiti. Chi li ha è nella lista delle priorità, chi non li ha no”, ha detto Pantalone, che conosce il tema per essersene occupata in Campania (dov’è nata) e che ha ribadito di volersi prendere tempo per decidere, con una fermezza dissimulata dal sorriso che compare nelle foto in cui mostra predilezione per gli occhiali dalla montatura retrò. E si capisce che il prefetto vuole “studiare le carte” prima di muoversi sul palcoscenico romano (non a caso dice “io prima non parlo”, “sono un dirigente dello stato”, “non voglio entrare nelle polemiche politiche”). Ma si capisce anche che, di fatto, nel quadro gravato dalla competizione gialloverde ormai evidente (vedi, ultimo ma non ultimo, il caso del decreto “Salva-Roma”, a lungo materia di scontro Raggi-Salvini), il prefetto potrebbe anche doversi muovere come una sorta di commissario. Tendenza Salvini.

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