Le ferie a Roma (a mollo in piscina)
Tra buche, caldo e oleandri, c’è una città acquatica e pariola che è rimasta a casa. Trampolini e boxer stinti. Un catalogo
Per altri sorpassi, basta scendere più giù, lungo via Aldrovandi: chi avesse a cuore l’opera somma di Dino Risi, morto esattamente dieci anni fa, non dovrebbe far altro che passare un pomeriggio nella piscina del residence Aldrovandi, dove il regista del “Vedovo” e “Una vita difficile” trascorse trent’anni in aurea solitudine. Con “affaccio sullo zoo, per comodità”, diceva , “perché se mi si rompe un rubinetto non devo neanche chiamare l’idraulico. Chiamo la reception e loro lo fanno aggiustare”. Gassman lo andava a trovare, e c’era sempre la storia dell’aquila. “C’era un’aquila su un albero. La fissavamo, muti. Poi Gassman iniziò a parlare: ‘Quell’aquila sono io. Anche io sto seduto per ore su una poltrona. Fermo, a guardare un muro”. Fecero la camera ardente a chilometri zero alla casa del Cinema. Che faceva Risi? Leggeva, non rivedeva assolutamente mai i suoi film (detestava). Amava soprattutto Philip Roth, ma anche John Fante e Carver. Aveva provato tutta la vita a fare un romanzo, ma aveva rinunciato buttando via tutto e col rimpianto “di non incontrare una donna in treno e dirle che l’autore del libro che leggeva ero io”.
Scendendo da via Aldrovandi ancor più giù, si sbuca in altre bolle. Nel senso proprio di teloni invernali che d’estate vengono tolti alle piscine di circoli. Ci sono quelle araldiche: la più bella, quella “degli Esteri”, nel senso di ministero di, con la piscina storica che insieme al suo circolo è stata fondata nel ’37 da Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri e genero del Duce, ragazzo sfortunato, e incredibilmente poco sfruttato in sceneggiature e/o fiction. La piscina storica, venticinque metri, tutto un rivestimento azzurrino di mosaico Bisazza, con trampolino d’epoca per tuffi coreografati da Istituto Luce, è da poco ristrutturata. E’ stata disegnata insieme alla palazzina a tre piani del Circolo dell’architetto molto fascista già dal nome Florestano Di Fausto, specializzato in architetture marittime in Libia oltre che autore della centrale del latte di Pescara e della villa di Beniamino Gigli a Recanati. Giusto Puri-Purini, famiglia di ambasciatori-architetti romani, scrive: “Quella del Circolo fu architettura dell’entertainment, del tempo libero, come già si era espressa nei vivaci stabilimenti balneari sul litorale di Ostia, in tanti altri luoghi del mare italiano, e in altri luoghi, esotici e lontani: le colonie”. Ma restando invece ai Parioli, per vivere un’esperienza da Finzi-Contini, ecco la piscina del Tennis belle Arti, con doppio ingresso da Valle Giulia e da via Flaminia: lì, mentre dei coraggiosi giocano appunto a tennis anche in ore micidialmente calde, soprattutto si sguazza a bordo piscina tra copertine di livello editoriale altissimo; signore che compulsano tomi di Saint Simon in francese, almeno l’edizione tascabile di Philip Roth che si trova in edicola col Corriere (pare il minimo per accedere a questa balneazione per lettori forti). Il Belle Arti vede la prevalenza del boxer stinto, della pancetta quarantenne allenata ma non troppo, è un po’ una Ultima Spiaggia urbana, anche con baretto a buffet e gelati rigorosamente artigianali tra cui i pinguini Pepino. Consigliato soprattutto per fans arbasiniani, la piscina è praticamente incastrata sul retro di Sant’Eugenio, la chiesa dove si chiude Fratelli d’Italia col funerale del protagonista Raimondo (“in quella spaventosa chiesa novecento di Sant’Eugenio, a Valle Giulia. Durante la messa, che alcuni prendono come un cocktail, con molti saluti, in sportivo beige, e tutti i ragguagli sulle crociere imminenti in Turchia anche dei bambini, che hanno finito le scuole, ecco appoggiate alle pareti lì in fila pesanti e molto colorate le corone estive di grossi fiori gonfi coi nastri neri e viola e i nomi ‘Desideria’, ‘Marina’, ‘Marina’, ‘Camilla’, ‘Camilla’, ‘Giulio’, ‘Giorgio e Grazia’, ‘Sandro e Gloria’, ‘Enrico’, ‘Antonio’, ‘Lorenzo’, ‘Gaia’, ‘Letizia’, ‘Serena’, ‘Allegra’, ‘Gioia’, ‘Gioia’, tristissimi in oro”).