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“Tra noi c’è chi vuol consumare una vendetta contro Orfini”

Gianluca De Rosa

Giulia Tempesta, consigliera comunale molto vicina al presidente del Pd: "I mali di Roma non vengono dal commissariamento"

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Roma. “Purtroppo c’è ancora chi ce l’ha con Matteo Orfini perché pensa che i mali del partito vengano dal commissariamento. Io penso esattamente il contrario”, ci dice Giulia Tempesta, consigliera comunale molto vicina al presidente del Pd, ex commissario a Roma, l’uomo che a torto o a ragione è ancora oggi l’oggetto delle polemiche di Ignazio Marino e dei suoi sostenitori.

 

E il fatto è che ai gazebo di sabato scorso, dove sono stati scelti i candidati presidenti per il III e l’VIII municipio, hanno vinto rispettivamente il candidato autonomo ed ex assessore all’Urbanistica della giunta Marino, Giovanni Caudo, e il giovane civico Amedeo Ciaccheri. A farne le spese sono stati i candidati voluti dai direttivi dei Pd municipali. All’interno del partito si è consumata una vera frattura. Alcuni hanno addirittura esultato: “E’ la sconfitta di Orfini!”. Mentre lui, interpellato dal Foglio, sull’esito di queste primarie ha risponde così: “Non mi occupo di Roma da quando ho smesso di fare il commissario”.

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Intanto però, cara Giulia Tempesta, il Pd ha perso le primarie.

“Eh sì, abbiamo perso in entrambi i municipi, anche se le situazioni erano molto differenti. In ottavo il Pd si è presentato con un candidato unitario che, ahimè, non ce l’ha fatta, nonostante si trattasse del vicesegretario del partito regionale. Nel terzo, invece, è successa una cosa diversa: dopo che il direttivo municipale aveva scelto un candidato, una parte del partito ha trovato un’altra persona fuori, esterna al partito, e ha deciso di sostenerla. Legittimo, ma io non avrei mai agito così”.

 

Perché una parte del Pd non si è sentita rappresentata da un candidato espresso dal direttivo del municipio e ha preferito un candidato esterno?

“Bisognerebbe chiederlo a loro. Purtroppo c’è una forte dicotomia tra maggioranza e minoranza all’interno del Pd. In questo momento in questo partito è concesso anche troppo, basta vedere che cosa sta succedendo a livello nazionale: a Renzi vorrebbero togliere il diritto di parola. In ogni caso, io avrei agito in maniera diversa: avrei portato la candidatura di Caudo all’interno del direttivo municipale, evitando uno scontro così netto e duro all’esterno. Invece, paradossalmente, dobbiamo essere contenti che Caudo e i suoi sostenitori abbiano accettato di fare le primarie, snobbate in un primo momento, sennò rischiavamo di trovarci con due candidati alle elezioni, quelle vere contro destra e M5s. Sinceramente non sono stati giorni edificanti per l’unità del partito”.

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Marino dice che ha perso il partito dei “capibastone”. Che ne pensa?

“Quando vinse lui le primarie del partito non chiamava in questo modo il Pd”.

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