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Com’è che l’accusa a Sala per il verde di Expo s’è trasformata, per la Procura Generale, in abuso d’ufficio

Maurizio Crippa

Chissà cosa succederebbe a Roma, se qualcuno notasse che l’albero di Natale di Virginia Raggi è stato acquistato in affidamento diretto per motivi d’urgenza

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Pochi giorni prima di Sant’Ambrogio, il sindaco Beppe Sala aveva depositato in tribunale la richiesta di ricorrere al rito immediato nell’ambito del processo sulla “piastra” di Expo in cui è accusato di falso ideologico e materiale per una presunta retrodatazione di un atto delle gare d’appalto. Una vicenda del 2012, un’inchiesta del 2014 fin dall’inizio zoppicante, che la procura della Repubblica di Milano aveva già concluso con una richiesta di archiviazione. Finita l’Expo, in via d’archiviazione l’indagine, con l’ex Mr. Expo divenuto ormai sindaco, alla fine del 2016 la procura generale di Milano aveva però avocato a sé le indagini, e alla fine aveva contestato a Sala un’ipotesi di turbativa della gara d’appalto. Due giorni fa, la richiesta di giudizio immediato di Sala era stata accolta.

 

Udienza fissata per il 20 febbraio 2018. Ma “pochi minuti dopo la notifica del decreto”, informano gli avvocati di Sala, Salvatore Scuto e Stefano Nespor, è stato notificato al sindaco, dalla stessa procura generale, un avviso di conclusione di indagini sempre riferite all’appalto della “piastra”, soltanto che questa volta viene contestato un reato sino a oggi mai ipotizzato: l’abuso d’ufficio. La faccenda riguarda la fornitura di “essenze arboree”, in pratica l’appalto per la gestione del verde nel sito dell’Esposizione, autorizzata in deroga alle procedure per abbreviare i tempi di sistemazione del sito che – come ognun ricorda – versava in condizioni di disperato ritardo. Secondo i pg di Milano Massimo Gaballo e Vincenzo Calia, invece, non ci sarebbe stata nessuna urgenza da parte del commissario di Expo e del suo collaboratore Angelo Paris, coimputato, per giustificare l’affidamento diretto del verde alla ditta Mantovani. Da qui la contestazione dell’abuso d’ufficio: “La procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara in presenza del requisito d’urgenza, nel caso di specie non sussistente”.

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Come fossero le condizioni operative di Expo nel 2012, lo sanno tutti. “L’unica finalità perseguita è stata quella di garantire il rispetto dei tempi”, ha ribadito Sala, sottolineando che “quegli stessi fatti, del resto, erano già stati valutati come privi di rilevanza penale sia dalla Guardia di Finanza delegata alle indagini, sia dalla stessa procura della Repubblica”. E, aggiungono i suoi legali, persino dall’Anac e dall’Avvocatura dello stato. Scuto e Nespor definiscono l’iniziativa della procura generale “anomala al punto da sembrare persecutoria”. Uno degli esiti concreti di questa svolta giudiziaria potrebbe essere la riunione dei due filoni dell’inchiesta che riguardano la “piastra”, uno con sette imputati tra cui l’ex manager Angelo Paris e quello con la nuova accusa contestata al sindaco.

 

Beppe Sala, che un anno fa all’epoca del primo avviso di garanzia si era autosospeso per qualche giorno e aveva pensato seriamente alle dimissioni, ora è più che altro amareggiato, non soltanto per il repentino cambio di imputazione ma anche per i tempi che si profilano di nuovo in allungamento. “E’ tutto molto difficile da capire. Il come nascono queste vicende va oltre il mio livello di comprensione”, ha detto ieri. “Non commento, ma garantisco ai milanesi che per me può essere anche tutto faticoso, ma sono ben oltre quel livello di serenità minimo che serve per fare questo difficile lavoro”. E chissà cosa succederebbe a Roma, se qualcuno notasse che l’albero di Natale di Virginia Raggi è stato acquistato in affidamento diretto per motivi d’urgenza. Ma forse quest’anno a Roma Natale arriva prima.

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