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Preghiera

Il più bel ritratto della regina Elisabetta

Camillo Langone

Il confronto tra le opere di Pietro Annigoni e di Lucian Freud raffiguranti la sovrana più longeva d'Inghilterra. Dedizione e superbia in due dipinti che hanno lo stesso soggetto ma sono opposti

Il più bel quadro di Pietro Annigoni è il ritratto della Regina Elisabetta, il più brutto quadro di Lucian Freud è il ritratto della Regina Elisabetta. Che strano. Se guardo l’opera omnia di entrambi, direi che l’inglese supera nettamente l’italiano, checché ne dicesse Bernard Berenson (“Pietro Annigoni è il più grande pittore di questo secolo”). Cosa può essere successo? Avanzo alcune ipotesi. Il ritratto annigoniano fu un incontro fra due giovani (lei curiosa, lui incantato), quello freudiano una seccatura di due vecchi (lei perplessa, lui autocentrato). Annigoni voleva fare bella figura con la regina, Freud voleva far fare brutta figura alla regina (la scelta di una tela piccolissima dimostra che, fin da subito, non aveva nessunissima intenzione di rendere la maestà del personaggio). In Annigoni vedo dedizione, in Freud superbia: ve lo faccio vedere io come riduco Elisabetta II del Regno Unito (il risultato fu un ritrattino iconoclasta da mettere vicino alla Gioconda baffuta di Duchamp, una delle opere più stupide e puerili di tutti i tempi). Il più bel quadro di Pietro Annigoni è anche il più bel ritratto della Regina Elisabetta, fra le dozzine di ritratti che le hanno dedicato. Si ceda dunque alla bellezza e al rimpianto: non si ricordi l’anziana signora degli ultimi anni, si ricordi la romantica regina ventottenne.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).