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Preghiera

La Sfattoria degli ultimi, l'ultima trovata per non fare salami

Camillo Langone

Solo un uomo poteva concepire un rifugio per curare i cinghiali malati, destinati altrimenti, per natura, a essere carne per predatori. La speranza è che presto gli ultimi veri possano godere delle salsicce alle mense della Caritas

Non ne sapevo nulla, non sono onnisciente e poi tante cose tristi cerco di non saperle ma l’altra sera me l’hanno sbattuta in faccia, a “Controcorrente”, l’esistenza della Sfattoria degli Ultimi, “rifugio per maiali e cinghiali”. Con la S che sa di prefisso privativo: privazione del senno? Ma forse è la S di Santuario, perché anche così si definiscono, “Santuario”: il santuario del dio suino? Insomma un posto, e non credevo alle mie orecchie, ma pur essendo in collegamento con un auricolare ballerino ci ho sentito benissimo, dove si curano i cinghiali malati. Io sono un fiero antropocentrico, e per il problema cinghiali ho una soluzione collaudata: i salami. Però questo dell’ospedale dei cinghiali è antropocentrismo al quadrato: in natura non possono esistere cinghiali malati, solo un uomo può arrivare a concepire la cura di un cinghiale. In natura se un cinghiale è malato dura poco: ci pensa il lupo oppure un altro cinghiale (le bestiacce sono cannibali). L’altra sera ho scoperto che la Sfattoria degli Ultimi, per cui palpita l’attore romano Massimo Wertmüller, è a rischio chiusura e abbattimento capi: prego il Dio del Genesi (“Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo”) che il rischio si concretizzi, e che alle mense della Caritas, frequentate dagli ultimi veri, arrivino presto le cinghialesche salsicce.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).