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preghiera

L'automobile è il mio cavallo

Camillo Langone

Ormai scelgo i ristoranti sulla base dell’indirizzo: si parcheggia davanti? Tu, grande cuoco, spignatti in Ztl? Peccato: la mia disponibilità a sopportare limitazioni è limitata, anzi del tutto esaurita. In macchina viaggio senza maschere e senza orario

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Faulkner diceva di non frequentare le grandi città perché non poteva arrivarci a cavallo, scopro. Io il cavallo inteso come equino lo mangio e non lo monto: il mio cavallo è l’automobile. Non so cosa intendesse Faulkner per grande città: io, per colpa dei sindaci socialisti (tutti i sindaci sono socialisti, anche quelli non esplicitamente tali sono nemici del trasporto privato), considero grande ogni città che superi i 200.000 abitanti (Padova e Bari sono già troppo per me, Modena e Perugia sono al limite). Ormai scelgo i ristoranti sulla base dell’indirizzo: si parcheggia davanti? Tu, grande cuoco, spignatti in Ztl? Peccato: la mia disponibilità a sopportare limitazioni è limitata, anzi del tutto esaurita. Ho fatto in tempo a viaggiare in treno quando i treni si prendevano al volo: che avventure… Oggi che la ferrovia impone una pedagogia, e che i vagoni somigliano a caserme, viaggio sulle mie ruote, duca nel mio ducato. Senza maschera e senza orario. Succede che pranzo al sud e mentre pranzo decido di cenare al nord, o viceversa. Prendo il caffè, lo zainetto che è sempre pronto, con spazzolino e caricabatteria, ed esco. Per strada la radio mi fa conoscere le ultime canzoni, al telefono posso dire ciò che penso a voce alta e posso perfino decidere di ricominciare a fumare. Prima o poi scriverò anche “L’urlo e il furore”.

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