Il Camparino, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano (LaPresse)

preghiera

Il Camparino in Galleria è un'oasi di pace (oltre che tra i migliori bar al mondo)

Camillo Langone

Quando bevi un Campari Seltz non ti viene proprio in mente di invadere nazioni, se passi al Milano-Torino diventi amichevole anche se di solito sei un misantropo e se infine arrivi al Negroni vorresti dichiarare pace al mondo intero

“Venne la guerra europea; e ci si trovava allora al Caffè Campari, in Galleria”, scrive Carlo Carrà nelle sue memorie. I futuristi, tutti più o meno interventisti, si trattavano bene, e io, che invece sono renitente, mi tratto benissimo perché nel frattempo il Camparino in Galleria è stato riconosciuto come uno dei migliori locali del mondo (per la precisione il 27°, nella classifica The World’s 50 Best Bars). Non soltanto lo eleggo a bar della mia bolla alcolica e pacifica, credo possa avere un influsso positivo su tutti e lo consiglio a chiunque capiti sotto la Madonnina: quando bevi un Campari Seltz non ti viene proprio in mente di invadere nazioni, se passi al Milano-Torino diventi amichevole anche se di solito sei un misantropo e se infine arrivi al Negroni vorresti dichiarare pace al mondo intero. Un’altra cosa, e non credo sia effetto dell’alcol perché bevo ovunque ma senza analoghe visioni: al Camparino si vedono belle donne vestite benissimo (ecco dov’erano finite le donne vestite bene!). E come dice il filosofo Sossio Giametta “la bellezza dà felicità, non è solo una promessa di felicità”… Centododici anni fa il futurista Boccioni fece del Camparino lo sfondo del suo “Rissa in galleria”, io ora prego affinché un pittore odierno dipinga, sempre qui, un quadro di segno opposto: “Tregua a Milano”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).