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preghiera

Il poeta Claudio Damiani ci insegna la saggezza del voltarsi dall’altra parte

Camillo Langone

“Abbiamo tanta scienza / ma di noi non sappiamo niente, / e con la scienza, con la tecnologia / ancor più stride la nostra mortalità”, scrive questo seguace di Orazio e Parmenide. Una bella chiave di lettura per questi ultimi due anni

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“Stanno bombardando la città / … / mentre le bombe mi cadono accanto / io non me ne curo, neanche le guardo, / loro vorrebbero che io le guardassi, / fanno esplosioni di vari colori, come fuochi d’artificio / ma io non getto neanche un’occhiata / di curiosità su di loro / e mi volto dall’altra parte”. Claudio Damiani è un poeta e un saggio, è il più saggio dei poeti e il più poeta dei saggi, e siccome la poesia serve ma la saggezza ancora di più si consideri “Prima di nascere” (Fazi Editore) un antidoto ai veleni dello spettacolo e dell’emergenza permanente. Poeta oraziano, anche in senso geografico (cita spesso il Soratte), e neoparmenideo, proprio in senso filosofico (cita spesso Emanuele Severino), Damiani fornisce una chiave per questi due anni di covidomania: “Abbiamo tanta scienza / ma di noi non sappiamo niente, / e con la scienza, con la tecnologia / ancor più stride la nostra mortalità”. Ma certo! Nel 2020 le masse scoprirono con raccapriccio che il digitale non aveva reso obsoleta la morte, e impazzirono. Abbiamo più tecnica di quanto la mente dell’uomo possa gestire ma abbiamo anche un po’ di poesia, volendo, e un poeta che ci insegna la saggezza del voltarsi dall’altra parte.

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