Oscar Wilde a Dublino (Wikimedia Commons) 

preghiera

Beati i monosensoriali

Camillo Langone

Oscar Wilde sul letto di morte si lamentava della carta da parati. Gli esteti hanno questa dannazione, che nulla per loro è irrilevante: se i quadri al ristorante sono brutti, la cena, anche se ottima, gli andrà di traverso

Beati i monosensoriali che giudicano i ristoranti solo attraverso il gusto. Disgraziati noi esteti che disponiamo di un “dono terribile” (così lo definisce Martin Mosebach): la forma esterna di una cosa ci rivela la verità interna di quanto osservato. Dunque a un amico che elogia il cervo e il cinghiale di un determinato ristorante all’esteta tocca rispondere che i quadri appesi ai muri di quel determinato ristorante lo offendono e lo preoccupano.

  

 

L’amico, sapendo di avere di fronte un paladino della caccia, insiste col dire che cervo e cinghiale in quel determinato ristorante sono squisiti, e che i quadri sono un dettaglio irrilevante. Ma per l’esteta nulla è irrilevante, tutto significa qualcosa, e le tele brutte e velleitarie gli rivelano molto del titolare e comunque gli tolgono l’appetito.

 

I monosensoriali ignorano che i sensi sono cinque e devono considerarsi fortunati: si risparmiano tanti dispiaceri, nei locali si trovano quasi sempre bene, non risultano odiosi e pretenziosi… Mentre per gli incontentabili, insopportabili esteti, nipotini di quell’Oscar Wilde che sul letto di morte si lamentava della carta da parati, esiste innanzitutto la vista e poi l’udito, l’odorato, il tatto e infine il gusto, certo. Una prece per noi esteti.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).