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Preghiera

Il Dante politico di Veneziani

Camillo Langone

L'ultimo saggio dell'autore pugliese rimette in luce il lato più coraggioso del Sommo Poeta: quello del "vergognatevi dunque", alla Chiesa di Bonifacio VIII

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Marcello Veneziani, uomo che ha letto tutti i libri e dunque Papini del nostro tempo, ha ripreso in mano il Dante più difficile, il Dante politico, per sintetizzarlo in “Dante, nostro padre. Il pensatore visionario che fondò l’Italia”, pubblicato dalla rediviva Vallecchi.

    

  

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Senza questa antologia della prosa dantesca, quando mai avrei letto (o riletto?) certi passaggi antipapisti del “De Monarchia”, quando mai avrei letto (o riletto?) l’epistola ai cardinali italiani del 1314? Veneziani mette in guardia dagli attualizzatori di Dante ma l’epistola fa cadere in tentazione: il Sommo Poeta la scrive “nel funerale quasi della madre Chiesa”, si rivolge ai porporati definendoli “archimandriti solo di nome” e scatena il suo sdegno fino a uno strepitoso “vergognatevi dunque”. Vorrei saperla scrivere io una lettera del genere: più che il coraggio mi servirebbe la convinzione della sua utilità. Il mio peccato più grande è l’accidia e prego di esserne liberato: vorrei avere la forza di Dante o almeno quella di Veneziani che legge tutti i libri e scrive libri su Dante senza umanizzarlo, senza romanzarlo, senza parlare di Beatrice.

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