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L'incontro

Sindacati a Palazzo Chigi per la manovra. Meloni: "Nessuna rivolta quando si aiutavano le banche"

L'incontro tra il governo e i rappresentanti sindacali, sul tavolo la legge di Bilancio contro cui Cgil e Uil hanno già programmato lo sciopero generale. La premier: "Avete difeso il Superbonus, la più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia"

“Abbiamo concentrato le risorse su alcune priorità fondamentali, con una visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del Sistema Italia, pur nel contesto internazionale tutt’altro che facile nel quale operiamo”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ricevendo i segretari nazionali dei sindacati a Palazzo Chigi per un incontro che è durato circa tre ore. Insieme alla premier, c'erano il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Mentre sul lato dei sindacati sono presenti i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse.

“Lo considero un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura”, ha continuato la premier rivendicando l'impegno dell'esecutivo sulla predisposizione della terza finanziaria dell'attuale legislatura: “Raccogliamo la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici”. A far sentire in particolar modo il suo peso c'è il Superbonus, definito dalla premier "la più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia”. Non a caso, aggiunge, nel solo 2025 “costerà alle casse pubbliche 38 miliardi”, a fronte dei 30 complessivamente stanziati per la manovra.

Meloni ha ricordato ai sindacati i principali provvedimenti introdotti dall'esecutivo: dalla conferma del taglio al cuneo fiscale all'esonero contributivo per le mamme lavoratrici, passando per la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef, al pacchetto di incentivi economici e interventi volti a favorire la conciliazione vita-lavoro. In tema di entrate fiscali, Meloni ha detto di essere "particolarmente fiera” perché grazie alla riforma fiscale "registriamo da una parte un incremento record delle entrate tributarie e dall’altra un incremento record delle somme recuperate all’evasione fiscale”. 

In tema di coperture e finanziamenti alle misure della manovra, la premier rimarca che “la solidità, la credibilità e il coraggio di questo Governo hanno consentito di poter far partecipare banche e assicurazioni alla copertura della legge di bilancio. Un grande cambiamento rispetto al passato, quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale”. Il richiamo è a quanto evocato dal leader della Cgil Maurizio Landini la scorsa settimana e ribadito venerdì durante lo sciopero dei trasporti pubblici a Roma: “Non ho nulla da rettificare, anzi ho da rilanciare con forza”.

 

                      

 

Proprio in riferimento queste parole, Landini e il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri hanno regalato alla premier – poco prima che il tavolo di confronto prendesse il via – il libro di Alber Camus “L’uomo in rivolta”, insieme a una calcolatrice. “Dopo la confusione che ho fatto a Porta a porta, sono contenta che Bombardieri mi abbia portato una calcolatrice, così potrà fare anche lui questo rapido calcolo” ha commentato ironica Meloni, annunciando che nel 2025 il Fondo sanitario nazionale “raggiungerà la cifra record di 136,5 miliardi. Questo vuol dire che, in due anni di governo, è aumentato di 10,5 miliardi di euro”, e nel 2026 “crescerà ancora e arriverà a 140,6 miliardi”. 

Intanto Cgil e Uil hanno già proclamato uno sciopero generale per l’intera giornata di venerdì 29 novembre 2024 contro la manovra: “Anziché combattere efficacemente l’inflazione e recuperare il potere di acquisto di lavoratori e pensionati, si procede con condoni e concordati e con politiche fiscali che riducono la progressività”, si legge nel comunicato ufficiale, in cui si giudica quella predisposta dal governo come una legge di Bilancio che “non di contrasta la precarietà e il lavoro nero e che non mette risorse sullo sviluppo economico del Paese”.

“Negli ultimi anni chi vive di salari e di pensioni ha avuto la perdita di potere d'acquisto più forte”, commenta il segretario della Uil, secondo cui il principale punto critico è rappresentato dai salari. “Per recuperare il potere d'acquisto si potevano detassare gli aumenti contrattuali, ma si poteva lavorare anche sulla contrattazione di secondo livello, incentivandola e detassandola” sottolinea Bombardieri, “sono misure pratiche, che non hanno nulla di fondamentalista".

Di tutt'altra visione è il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, che non accompagnerà gli altri due sindacati nello sciopero di fine novembre: “Non mancano aspetti da migliorare nell'iter parlamentare, tuttavia in particolare sul fronte del sostegno ai redditi, al lavoro, ai pensionati, alle famiglie, si danno risposte convincenti”. Evidenziando i vari “obiettivi raggiunti” dalla nuova manovra, Sbarra la ritiene “il punto di partenza di un cammino che porti a un accordo tra parti sociali e istituzioni capace di sostenere il rilancio economico e la coesione”. A tale proposito, la Cisl chiede al governo e al Parlamento “di intervenire con specifici emendamenti per incrementare le pensioni minime, fermare la riduzione strutturale degli organici nella scuola e il blocco parziale del turnover nelle amministrazioni pubbliche, l'università e la ricerca”.  Vanno dunque “elevate le risorse per il supporto della non autosufficienza, cancellate le drastiche riduzioni del fondo per l'automotive, ridotta la tassazione fiscale sul ceto medio con rimodulazione e riduzione della seconda aliquota Irpef”.