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Viale Mazzini

Rai patriarcato: il prossimo cda rischia di essere solo di uomini. Salvini cerca il presidente di "garanzia"

Carmelo Caruso

C'erano una volte le quote. I candidati di centrosinistra sono uomini, il Pd vuole rinunciare a fare il nome, la Lega sabota la candidatura di Simona Agnes come presidente Rai (con l'aiuto di Conte)

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Una battaglia di sinistra, questa: il prossimo cda Rai sembra lo spogliatoio di rugby di Paolo Corsini, il direttore Rai Approfondimento, il capo ciuccio di Meloni. I candidati che se la giocano sono uomini, la Lega vuole uomini, il M5s, uomini, i dipendenti Rai, uomini, e il Pd che fa? Anche il Pd ha candidati uomini, di area. A dirla tutta, il Pd, ha l’intenzione di praticare l’Aventino, non indicare nessuno. Il posto che lascia il Pd chi lo prende? Un uomo. Salvini ci ha già messo il naso e chiede un “presidente di garanzia”. Uomini sono pure l’ad Sergio e il dg Rossi che si parlano attraverso videocollegamenti. Va bene che la parità per Meloni non va a “quota”, ma Elly Schlein ci rinuncia? Non si oppone al vento Rai? Zaffate di patriarcato, Pd impreparato.


In FdI, gli specialisti che si occupano di Rai, spiegano: “E’ vero che la legge prevede, per il cda Rai,  il rispetto delle quote di genere, il 40 per cento donne, ma è un’indicazione, il meccanismo non tutela le quote rosa”. Sono stati pubblicati gli elenchi dei candidati ammessi che corrono per il cda Rai. Per il voto se ne parla a fine maggio, la settimana finale, e neppure i parlamentari sono sicuri di farcela. I giorni per provarci sono pochissimi. Ci sono le elezioni europee e il Parlamento interrompe i lavori. Bisognerà selezionare dalla lista pubblicata da Camera e Senato e il cda Rai non ha nessuna intenzione di farsi “rosa”. Il ruolo “congelato” è quello di Simona Agnes, indicata da Forza Italia, quota Gianni Letta, come futura presidente Rai. Solo che la Lega fa la Lega. Il “ciuccio due” del caso Scurati, Giovanni Alibrandi, il vice di Corsini, è leghista. Salvini, in Rai, flirta più con Conte (al posto di Serena Bortone già sogna Peter Gomez) che con Tajani, e Salvini, a Tajani, vuole portare via la presidenza con il pretesto della “garanzia”. Tre nomi di garanzia sono: Giovanni Minoli, Antonio Di Bella. Nino Rizzo Nervo. La Lega, furba: “E’ evidente che occorre un presidente di garanzia”. E come garanzia non pensano ad Agnes anche perché, al momento, l’unica garanzia, è che tra l’ad Sergio, l’esorcista delegato, e il dg, Rossi, l’infermiere generale, c’è lo stesso sentimento che corre tra Conte e Schlein. Il cda di Rai, di ieri, era uguale ai testi teatrali di Yasmina Reza: non senso, incomunicabilità. Ancora una volta i duellanti erano “da remoto” e la connessione era ballerina, neppure fosse Italia chiama Tukmenistan. Sergio che ha tra le mani “l’istruttoria” di Corsini (dovrebbe concluderla la prossima settimana) rispondeva alla consigliera del Pd, Francesca Bria, per dire “che in Rai tutti possono parlare, nessuna censura”. L’altro, Rossi, che era in sede, lo ascoltava, taceva, ma avrebbe voluto dare fuoco alla sua pipa. Anche la presidente Rai, Marinella Soldi, era videocollegata. Chi continuerà le sue battaglie? Parità, quote? Ecco, qui, sarebbe il momento del Pd. FdI può scegliere per il cda o Federica Frangi o Ida Nicotra. La Lega può sempre votare Federica Zanella (siede  nel cda di Trenitalia) anche se ha promesso quella casella al direttore del Tgr, Casarin. Tra i candidati Lega c’è pure Antonio Marano. I candidati quota dipendenti Rai sono due uomini e una donna (Alessandra Clementini, che per FdI è un’infiltrata, dato che è segretaria del Pd di Monterotondo) ma uno degli uomini l’uscente, resta il favorito. La consigliera del Pd, Bria, non si ripresenterà, ma di donne di area Pd, nulla. Sono tutti uomini di sinistra che da trent’anni, almeno, vivono di politica, Rai, sindacato, giornali come Stefano Menichini, ex capo ufficio stampa della Camera (epoca Boldrini) Roberto Natale (ex portavoce di Boldrini) Rizzo Nervo, ex direttore del Tg3, Di Bella, altro ex direttore del Tg3. Il Pd è troppo impegnato a rispondere all’offensiva del M5s. Stefano Graziano, capogruppo in Vigilanza, ha chiesto di audire il ciuccio Corsini e Serena Bortone, ma Dario Carotenuto, capogruppo M5s, dice che “se iniziamo con Bortone dovremmo audire tutti i conduttori”. Sa tanto di aiuto al ciuccio Corsini perché il M5s punta a scacciare dalla Rai quello che resta del Pd. Il Pd vuole scacciare la destra Rai ma come pensa di farlo? Non votando nessuno in cda, anzi, no. Forse, in segreto, alla fine, si può votare Rizzo Nervo ( nel partito: “Elly fa così pace con Gentiloni perché Rizzo Nervo è Gentiloni”) ma anche Di Bella è un nome (il Pd, i deputati gli hanno detto: “Candidati”, ma il clan Celentano di Schlein non sapeva nulla della candidatura). Resta poi Natale, che però, è più quota Avs che Pd. E’ uguale a una squadra di calcetto, perché, come sappiamo, il rugby, è passione destra. Il Pd ha tirato le orecchie a Vespa, che, per parlare di aborto, ha invitato solo uomini, ma i candidati di sinistra Rai sono tutti uomini. La soluzione del Pd per rispondere allo strapotere di Meloni in Rai è “non indichiamo nessuno”, ma uno di sinistra ci andrà ugualmente, e sarà uomo, nel partito che si batte per i diritti e per le quote di genere. E’ patriarcato o anche a sinistra ci sono i ciucci?

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