Il racconto

Veti senza frontiere: così a Subiaco i Conservatori si sbarrano la strada a vicenda

Simone Canettieri

Alla riunione di Ecr i polacchi non vogliono l'ingresso di Orbán, Vox è contro von der Leyen e i francesi di Reconquête dicono no a Marine Le Pen

dal nostro inviato a Subiaco. Non sono giochi, ma veti senza frontiere. Il rappresentante di Vox non tifa per un'Ursula bis, anche senza i Socialisti. Il francese di Reconquête non vuole i cugini di Marine Le Pen. E poi il polacco del Pis è molto scettico sull'ingresso dell'ungherese Viktor Orbán nei Conservatori. La grande famiglia di Ecr, il partito presieduto da Giorgia Meloni, si è data appuntamento a Subiaco, paese di San Benedetto ma anche di Francesco Lollobrigida, nel giorno dedicato al patrono del paese e protettore dell'Europa. C'è il ministro "Lollo" (che festeggia il 52 esimo compleanno) a fare gli onori di casa, ma se ne va subito perché ha un aereo per Bruxelles.

Prima va a salutare, con le figlie Rachele e Vittoria, la mamma. Resta Nicola Procaccini, co-presidente di Ecr, a gestire il traffico. 

Dentro al teatro del paese, nella sala intitolata a Gino Lollobrigida, si sottoscrive la carta dei valori conservatori. Il senatore di Fratelli d'Italia Marcello Pera nella sua introduzione  spiega che "questa è una giornata importante, una riunione importante, e anche una sottoscrizione di un documento importante. Lo si fa a Subiaco che è il luogo più adatto: oggi si tratta di ricordare una carta di valori tipici della tradizione europea, che in questi ultimi anni, soprattutto dopo l'aggressione della cultura laicista degli ultimi anni, stanno per essere dimenticati. Noi siamo qui per ricordare che in particolare i conservatori hanno a cuore la tradizione italiana ed europea, e che sono quelli più interessati ai valori e ai principi cristiani".

Qui ci sono delegazioni provenienti da tutta Europa per cercare di trovare una sintesi in vista del 9 giugno, anche se alla fine la solita difficoltà di aggregare partiti sovranisti rimane. Jorge Buxadé, dirigente di Vox e vicepresidente di Ecr, dice a tutti che Meloni può fare come crede, ma il loro voto non andrà mai a Ursula von der Leyen accusata di aver devastata l'economia europea. E poi c'è il delegato del Pis. Ascoltate l'europarlamentare Zdzisław Krasnodębski a proposito del primo ministro ungherese: “Ci sono divergenze di opinione. In generale, noi siamo molto scettici sulle relazioni e le politiche del primo ministro Orbàn sulla Russia e la guerra, anche se molti altri politici hanno aiutato Putin a crescere in passato. Diciamo che Orbàn non è un’eccezione nel suo atteggiamento verso la Russia. Non lo valutiamo positivamente, ma va valutato il contesto, ci sarà una discussione”. Il gioco sembra essere questo se c'è lui non ci siamo noi. Oppure lui no, noi sì. Lo schema si ripete anche con la destra francese.  “Non decide Reconquête chi entra nell’alleanza, ma ci sono differenze importanti, di fondo, con Marine Le Pen”, spiega Nicolas Bay, l’unico europarlamentare del movimento francese, appena entrato in Ecr. “Noi vogliamo restare in Europa, Le Pen vuole la Frexit. Noi siamo per la libertà economica, loro sono statalisti”. 

Putin patriota? “Zemmour ha detto in passato, come molti altri politici, che Putin ha difeso gli interessi del suo paese. Anche il generale De Gualle parlava con Tito e con Ceaușescu, pur facendo parte dell’alleanza atlantica.  Noi condanniamo senza riserve il comportamento della Russia sull’Ucraina”.

Nord Italia “parte della Francia”? “Ma no, era una boutade!”. Poi annuncia: “Con noi si candiderà capolista Marion Maréchal”, la nipote di Marine Le Pen, la quale a sa volta è la moglie dell'europarlamentare melonista Vincenzo Sofo, pronto a essere candidato (cinque anni fa venne eletto con la Lega) nella circoscrizione Nord ovest. Famiglie che si uniscono e altre che non riescono ad avvicinarsi. 

Foto e abbracci. Poi il pranzo nella foresteria del monastero benedettino. In attesa della grande processione del pomeriggio. La regola benedettina dice ora et labora, ma visti da qui servirà un miracolo politico per unire i conservatori.

 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.