Sicurezza

Piantedosi e Meloni "in divisa": "Clima d'odio contro gli agenti". FdI contro gli uomini di Mattarella

Carmelo Caruso

Dopo i fatti di Pisa il governo promette più denaro alle forze dell'ordine. La premier teme ora l'Abruzzo. Valanga di denaro del Pnrr per la Roma-Pescara

Rispetto! Respingo! Preciso! Ha sostituito il manganello con il punto esclamativo. Se ne sono contati almeno quattro quando Matteo Piantedosi informava, Camera e Senato, sulle cariche di Pisa. Precisava (!) che gli agenti delle forze di polizia “sono lavoratori che meritano il massimo rispetto!”, “respingo ogni tentativo di coinvolgere, nelle polemiche il lavoro delle forze di polizia!”, dunque “vengo ai fatti!”. Lo hanno mandato a riferire, in Aula, in compagnia del ministro Valditara e quasi si esaltava quando, da sinistra, i parlamentari, sottovoce, gli davano del “questurino”. Si appassionava perché, raccontano al Viminale, una delle sue frasi preferite è “sono fiero che mi dicano sbirro”. Aveva  la lacca sui capelli bianchi, la lacca che come il manganello “raddrizza”, precisa, il pelo.

A un anno dalla sua tragedia comunicativa, la conferenza di Cutro, Piantedosi, il ministro esclamativo, si è fatto scudo con Mattarella che, confida ai collaboratori, “vado a trovare, sento. Non c’è parola del presidente che io non condivida”. E però, dopo il pensiero da nonno avellinese (“quando si giunge al contatto fisico con ragazzi minorenni è comunque una sconfitta”) Piantedosi si trasformava nello zelante Piantedosi, il ministro che riduceva le botte da orbi di Pisa in una specie di fascicolo alla Gogol,  un mancato fax alla questura. Era ancora lui che scandiva, “preciso che la legge stabilisce un preavviso di tre giorni!” (preavviso che a Pisa non ci sarebbe stato) e aggiungo che ai manifestanti “ancora senza alcun esito, venivano nuovamente chieste indicazioni”. Si prendeva con la sua piccola sagoma tutta la scena, i banchi del governo, perché, nonostante la grancassa di Meloni, questa nuova antipatia tra Palazzo Chigi e Quirinale, confermata da deputati di FdI (“è chiaro che lassù, al Colle, qualcuno non ci ama e in particolare il consigliere di Mattarella, Gianfranco Astori”) Piantedosi resta un ministro in compartecipazione. Sedici mesi fa, Salvini ne possedeva un pezzo, poi Meloni ha preso la sua parte. Perfino Tajani ha una quota dato che è corso da lui, “dall’amico Piantedosi”,  a cui Sinistra italiana   vuole  vietare  la cittadinanza onoraria di Avellino. Per fargli sentire di non essere solo, Tajani ha dato forfait ai cinquant’anni del  Giornale, il quotidiano dove è stato inviato, caporedattore, e si è precipitato da Piantedosi un momento prima che Piantedosi dicesse: “In Italia c’è un clima di crescente aggressività nei confronti delle forze dell’ordine”. A quel punto, il ministro  ha ricordato le effigi bruciate di Meloni, la sciagurata aggressione di Torino, l’assalto criminale da parte degli antagonisti a una volante dei carabinieri. Quale buon italiano, come anticipava Matteo Mauri, del Pd, ex viceministro dell’Interno, intervenuto, non sta dalla parte di quegli agenti, ma non è forse meschino piegare quella fatica d’agente, farne uno slogan, “noi stiamo con la polizia”, appropriarsi della divisa come Salvini si appropriava delle felpe dei reparti speciali? Dicono che qualche stregone, uno di quelli che misura gli umori italiani, avrebbe spiegato, a Meloni e Fazzolari, che l’errore di Pisa sarebbe già superato  dall’aggressione delle canaglie torinesi, incappucciate, e che  adesso sarebbe questa la musica da suonare. Anastasio Carrà, che è della Lega, già carabiniere, oggi onorevole, dichiara, alla Camera, che “i ragazzi vanno educati!”. Gianni Cuperlo, deputato Pd, uno che per  gentilezza fa arrossire, sui divanetti pensa invece che “Meloni e i suoi sono nervosi. Anche in Abruzzo, alle regionali, potrebbero perdere e poi l’altra grande questione che ci contrapporrà, sarà inevitabile, riguarda il blocco stradale contenuto nel Dl Sicurezza. Un ragazzo che blocca una strada rischierebbe il carcere. Non è tanto il manganello ma è un’idea del mondo, l’idea panpenale della destra”. Sono in difficoltà, come dice Cuperlo, e lo si capisce da questa betoniera di soldi, pubblicizzata, strombazzata, quasi un miliardo di euro, che in ventiquattro ore il governo avrebbe elargito all’Abruzzo, al governatore di FdI, Marsilio, ricevuto ieri mattina a Palazzo Chigi, per una riunione Cipess. E’ stata annunciato il raddoppio della Roma-Pescara, 951 milioni, sempre denaro Pnrr, una specie di booster per Marsilio che ora viene nuovamente canzonato a sinistra, dal Pd, “lo sanno tutti che ha casa a Roma”. Visto che il denaro non basta mai, Piantedosi ne garantiva del nuovo, ulteriore, per le forze dell’ordine, per il rinnovo dei contratti, altra urgenza della premier. La sicurezza torna così a essere il libretto postale della destra e  del governo, che potrebbe presto sostituire, oltre al direttore di Aisi (Del Deo è il favorito) anche quello di Aise (al posto di Caravelli, il vice del Dis, Valensise) un governo sempre più esclamativo. E’ una passione linguistica di Meloni e della sorella Arianna che dice, “dai, su!” e per concludere di Piantedosi che alla fine della sua più lunga giornata, salutava così:  “Vi ringrazio!”.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio