Il caso

Il treno di Lollo, la manovra e il dicembre nero: continua la saga Meloni-Salvini

Simone Canettieri

A Palazzo Chigi dicono: "Matteo e Giorgia vanno d'accordo". Ma la Lega continua con i dispetti verso la leader di Fdi. Occhio all'evento del vicepremier a Firenze il 3 dicembre

A osservarli insieme a Palazzo Chigi, nel primo pomeriggio, mentre ricevevano le associazioni datoriali nel giorno dell’emersione di 21 miliardi dalle pieghe dei fondi europei Giorgia Meloni e Matteo Salvini “sembravano una cosa sola”, racconta chi c’era. Un’immagine da incubo cioè per tutti i retroscenisti del globo terracqueo: dov’è la notizia? Tuttavia, come nelle migliori tradizioni dei governi di coalizione con rapporti di forza ormai ribaltati e chiari,  il carnevale dei dispetti e dei sospetti tra la premier e il suo vice leghista continua e si arricchisce giorno dopo giorno di piccole molliche di pane. Ci sono gli emendamenti  del Carroccio alla manovra, apparsi e ritirati. La bordata di Massimiliano Romeo a Francesco Lollobrigida sulla storia del Freccia fatto fermare a Ciampino (la comunicazione leghista segue sempre lo stesso schema: quando Salvini non può parlare, ma gli prude la lingua, lo fanno per lui i capigruppo). E poi certo c’è il silenzio del capo leghista, che sarebbe anche ministro dei Trasporti, un precettatore seriale di scioperi sindacali per garantire agli utenti  il diritto a muoversi. Sul caso non ha aperto bocca, almeno finora, schivando le amate telecamere. In questa cortina di retropensieri e fatti lampanti, c’è una data da tenere d’occhio. Con il derby Dubai-Firenze, riso basmati contro lampredotto.  

 

Il 3 dicembre Meloni sarà alla Cop 28 di Dubai per un vertice sul clima, mentre Salvini dalla Fortezza da Basso urlerà che vuole fare cambiare il vento all’Europa circondato dal presepe dell’estrema destra europea (battuta di un forzista in Transatlantico: “Mancano i nazisti dell'Illinois”).  Ovvero i vertici dei nove gruppi che compongono Id a Strasburgo. Salvo intoppi in Olanda, ecco Geert Wilders, fresco vincitore delle elezioni nei Paesi bassi, colui che tre anni fa, durante i negoziati per il Recovery, diceva che non bisognava dare “nemmeno un centesimo all’Italia”. Nel giorno in cui Raffaele Fitto, ministro-ambasciatore di Meloni in Europa, fa una conferenza stampa per ringraziare la Commissione e brinda ai 21 miliardi sbloccati tra le pieghe del Pnrr la cosa fa pensare. Così come “l’amica Marine Le Pen”, anche lei a Firenze,  dopo la visita a Pontida dello scorso settembre (la domenica in cui Meloni stava a Lampedusa con Ursula von der Leyen). Se non ci sarà lei, toccherà al suo braccio destro (ovviamente) Jordan Bardella. E poi i tedeschi di Afd, ovviamente. Cosa curiosa, tutte queste frange sono unite da una certa e storica simpatia nei confronti della Russia.

Chi seguirà Meloni a Dubai le chiederà delle parole che rimbalzeranno da Firenze, messaggi che si apprestano a essere forti, di rottura e in totale contrapposizione alla strategia dicembrina della premier. Al di là dei buoni rapporti con il socialista Scholz, l’8 del prossimo mese l’Ecofin dovrebbe chiudere – o non farlo – sul nuovo Patto di stabilità. E poi la settimana seguente ci sarà l’ultima parola con un Consiglio europeo abbastanza fondamentale per l’Italia. In mezzo ci sarà la ratifica in Parlamento del Mes, a cui Fratelli d’Italia si è rassegnata. E la Lega dovrà trovare il modo di farlo, distinguendosi. E in questo scenario che i veleni prendono forma: una convivenza obbligata, con lo sgambetto incorporato.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.