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Il caso

Matone, Furgiuele e gli altri leghisti in rivolta: "Non abbiamo 30 mila euro da dare a Salvini per le Europee"

Simone Canettieri

Il leader della Lega vuole un forte finanziamento per la campagna elettorale dai suoi parlamentari, ma metà partito è in sofferenza e non ha versato al Carroccio

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“Come facciamo a raccogliere 30 mila di euro donazioni per le Europee se non ci candidiamo alle Europee?”. La domanda angoscia deputati e senatori leghisti (che già versano al  partito 3 mila euro al mese) alle prese con  la richiesta di Matteo Salvini: servono soldi, tanti, per la campagna elettorale di giugno, il partito è a secco, e le truppe non rispondono. O meglio: finora solo la metà degli eletti ha dato segni di vita. L’ultimatum scadeva a ottobre, ma i malumori non mancano. E investono soprattutto i parlamentari che non hanno ruoli di governo e sottogoverno.

Nel Lazio il problema è stato sollevato in riunioni  del Carroccio dalla romana Simonetta Matone, già magistrato di grido, e da Domenico Furgiuele, deputato calabrese. Ma sono in tantissimi in sofferenza. Chi ha molto follower sui social (tipo la coppia Borghi&Bagnai) ha lanciato una   raccolta fondi aperta a piccole e grandi donazioni. Laura Ravetto ci sta provando con una sorta di concorso a premi (il fortunato vince una giornata con lei). Matone si è sfogata con i colleghi così: “In campagna elettorale ho ricevuto donazioni da amici e imprenditori perché ero candidata, ma come si fa a chiedere loro i soldi per le Europee se non si conoscono ancora nemmeno i candidati e io non sarò tra questi?”. Salvini però non vuole sentire storie: cari onorevoli tirate fuori 30 mila euro, anche di tasca vostra.      

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