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Il retroscena

Meloni non teme le agenzie di rating, ma la sua maggioranza: "Niente emendamenti alla manovra"

Simone Canettieri

La premier alle prese con i giudizi degli analisti, dopo i dubbi di Fitch: "Ma non saremo declassati da Moody's".  In serata riunisce la maggioranza per blindare la Finanziaria: non voglio assalti alla diligenza

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Giorgia Meloni è convinta di avere un ombrello in caso di maltempo. Il nostro debito, è il messaggio che fa arrivare ai capigruppo di maggioranza, è totalmente italiano. E i mercati, a partire dalle agenzie di rating, sanno che la manovra è stata privata del Reddito di cittadinanza e del Superbonus, anche se di quest’ultima misura si continuerà a pagare dazio. Quindi come spiega la premier a chi le chiede lumi “non arriverà il declassamento dell’Italia”. Motivo che “deve spingere tutti a una manovra realista”. I segnali intorno a Meloni non sono però da prendere con gioia. Mercoledì ha parlato Fitch.

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Giorgia Meloni è convinta di avere un ombrello in caso di maltempo. Il nostro debito, è il messaggio che fa arrivare ai capigruppo di maggioranza, è totalmente italiano. E i mercati, a partire dalle agenzie di rating, sanno che la manovra è stata privata del Reddito di cittadinanza e del Superbonus, anche se di quest’ultima misura si continuerà a pagare dazio. Quindi come spiega la premier a chi le chiede lumi “non arriverà il declassamento dell’Italia”. Motivo che “deve spingere tutti a una manovra realista”. I segnali intorno a Meloni non sono però da prendere con gioia. Mercoledì ha parlato Fitch.

Il primo di una serie di dispacci dal fronte economico-finanziario dove si nasconde, secondo noti ragionamenti che girano nelle stanze più importanti del governo, il piede invisibile dello sgambetto. Le stime della Nadef rappresentano “un significativo allentamento della politica di bilancio rispetto agli obiettivi precedenti del governo italiano”, scrive l’agenzia internazionale. Fitch in poche parole prevede un calo più contenuto del debito che, riflettendo la revisione del deficit, in rapporto con il pil scenderà di 1,3 punti percentuali al 140,3 per cento quest’anno, meno rispetto ai 2,2 punti percentuali stimati a maggio. Il debito dunque si stabilizzerà al 140 per cento del Pil nel 2025. La manovra è destinata a essere accompagnata dal giudizio delle agenzie internazionali di rating. Si teme soprattutto quello di  Moody’s, atteso il 17 novembre. Un’ordalia sull’esecutivo di destra, uno snodo sull’affidabilità dell’Italia. Si parte dalla classificazione di Baa3, confermata lo scorso maggio. Il pollice verso porterebbe allo scalino Ba1 con il rischio che alcuni  grandi fondi potrebbero disfarsi dei titoli di stato del genere nei portafogli convenzionali. Non ci sono solo le analisi di Moody’s a essere attese con una certa ansia. Nella testa di Meloni esistono anche le date che porteranno in queste settimane ai verdetti delle altre agenzie: Standard & Poor’s, Dbrs, Scope Rating. Analisi in arrivo tra ottobre e novembre. Sono scenari da attendere con ansia, ma che non sembrano togliere il sonno al governo. Soprattutto nel giorno in cui la maggioranza – a differenza del clamoroso inciampo dell’ultima volta – ha approvato la Nadef con la pipa in bocca. Tocca quindi a Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia con delega ai piedi per terra, tenere a bada istinti pessimistici. Anche perché il contrario sarebbe autolesionista, certo. Ecco qua che “le agenzie di rating fanno il loro mestiere e le rispetto, ma quando leggeranno la manovra capiranno che abbiamo scritto una legge di bilancio dove l’unica cosa che abbiamo fatto in extradeficit, a parte l’Ucraina e a parte le cose che non dipendono da noi, è la conferma del taglio del cuneo contributivo”. La cautela velata di ottimismo spinge Meloni a sostenere in privato che “l’Italia non sarà declassata”. Anche se tutto è in movimento, a partire dal medio oriente. Su questo fronte, tra energia e allarme terrorismo, il telefono di Palazzo Chigi ha cercato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan e l’emiro del Qatar, Tamim Bin Hamad Al-Thani. A entrambi la premier ha espresso la preoccupazione per un’escalation del conflitto israelo-palestinese pronta a sostenere gli sforzi in corso di mediazione per il rilascio degli ostaggi. Che la situazione sia grave e seria e dalle ricadute non ancora calcolabili per l’Italia è chiaro a tutti. E con questo spirito Meloni, durante la riunione di maggioranza (presenti anche i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani), ha chiesto di non presentare emendamenti alla manovra e di evitare gli assalti alla diligenza. Si va verso una manovra blindata. 

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