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nel pd

Piccoli democratici crescono (in attesa dell’eterno congresso)

Marianna Rizzini

Gli under 30 del Pd sono alle prese con un'odissea congressuale che non finisce più, decisi a votare entro l’anno ma ancora in mezzo al mare. In campo Tommaso Sasso e Claudio Mastrangelo

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Fare in piccolo quel che è stato fatto in grande: è una parola, a guardare la situazione dal lato Giovani democratici. Gli under 30 pd, infatti, sono alle prese non da mesi, ma da anni, con un’Odissea congressuale che non finisce più, anche se, all’arrivo di Elly Schlein, la segretaria eletta in nome e per conto dello svecchiamento del partito, si era sperato fosse la volta buona, dopo una lunga anticamera, un consolato e una sorta di commissariamento.

L’antefatto risale ai tempi in cui era segretario Nicola Zingaretti, per via di un congresso giovanile che, dopo la fine del mandato di Mattia Zunino, e a valle dei mesi duri del Covid (estate 2020), dava  un risultato non certo. Seguivano mesi di conteggi e riconteggi attorno ai voti raccolti da Caterina Cerroni, ora deputata, e Raffaele Marras: roba da matti, nel senso del soffio di voti di differenza che hanno fatto ammattire vertici, circoli locali, commissioni di garanzia e attivisti (l’idea era che le parti, cioè i due contendenti, dovessero arrivare ad accordarsi, ma il tentativo si dissolveva (senza risolversi) in mille rivoli di cavilli e controcavilli, con i Giovani dem sempre più insofferenti verso i tentativi di gestione e soluzione dall’alto. E si arrivava alla primavera del 2021, con Enrico Letta segretario, i buoni propositi per la generazione Z (era il momento delle proposte sul voto ai sedicenni) e i Giovani dem ancora senza testa: l’accordo tra i due contendenti era stato infine raggiunto, poi però era arrivato un ricorso, e si sa, con i ricorsi il tempo scorre, al punto che i Giovani democratici crescevano pericolosamente (under 30 che viaggiavano verso la categoria over 30). E insomma: l’accordo portava a una sorta di ticket obtorto collo o consolato che dir si voglia, ma non risolutivo, nel senso che si approdava poi a una situazione di commissariamento di fatto — guardando però a una specie di rifondazione, magari con riscrittura dello statuto, anche con l’aiuto di Chiara Gribaudo, già deputata e allora responsabile di “Missione giovani”. Pur volendo, e si arriva a Schlein, valorizzare dal Nazareno l’apporto dei giovani, decisi a votare entro l’anno ma ancora in mezzo al mare, con occhi puntati sul responsabile Organizzazione schleiniano Igor Taruffi.

In campo, senza ancora avere le porte piazzate, c’è (da maggio) Tommaso Sasso, già in area Articolo 1 e poi, dopo la scelta pro-Schlein, animatore dell’assemblea “Nuovi Orizzonti” (a cui avevano partecipato varie federazioni giovanili pd). “Abbiamo la forza e l’entusiasmo di fare la nostra parte”, diceva Sasso, candidato che piace in area Campidoglio e in aree dem vicine a Beppe Provenzano, ex ministro e responsabile Lavoro, e a Marco Sarracino, deputato schleiniano.  “Ciò che serve è un movimento giovanile con un’identità netta e riconoscibile, una piattaforma politica d’avanguardia e interpreti credibili che se ne facciano carico”, diceva sempre Sasso, invocando “un quadro di regole limpide, che garantiscano la massima trasparenza: c’è un lavoro enorme da compiere per metterci alla testa delle mobilitazioni del prossimo autunno e intercettare la rabbia che nella nostra generazione cresce sempre più verso una destra forte coi deboli e servile con i potenti”.

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Il secondo nome in campo è quello di Claudio Mastrangelo, pescarese, già segretario giovanile locale, oggi potenzialmente sostenuto tra Umbria, Abruzzo, Molise e Marche. Sottotraccia, nel senso che manca ancora l’ufficialità, è pronto a correre anche Paolo Romano, giovane consigliere regionale lombardo, eletto nel febbraio 2023 nella circoscrizione provinciale di Milano con 9.266 preferenze (per uno strano gioco di opposti, Romano piace agli schleiniani puri e ai meno schleiniani del Pd). Manca solo il tanto sospirato regolamento, invocato ed evocato a patto che non si traduca, si sbuffa  tra i giovani dem, in una “sorta di imposizione”. In attesa di qualche segnale concreto e della campagna vera e propria, le federazioni locali dei Giovani dem si preparano a farsi sentire, dopo un biennio di silenzi e sfiducia. 

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