l'intervista

“Il centrodestra eviti la deriva alla generale Vannacci”. Parla Giorgio Mulè

Ermes Antonucci

Il vicepresidente della Camera, deputato di FI: "Dall’immigrazione all’espansione del diritto penale, il governo sembra rispondere all’anima 'vannacciana' dell'elettorato. Ma quando si sta al governo bisogna fare i conti con la realtà, non si possono avere toni da opposizione"

“Ma quale complotto? L’emergenza migratoria e la questione della criminalità minorile non possono essere affrontate rispondendo all’anima stile generale Vannacci dell’elettorato di centrodestra. Quando si sta al governo bisogna fare i conti con la realtà, non si possono avere toni da opposizione”. Intervistato dal Foglio Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, deputato di Forza Italia, replica alle dichiarazioni ascoltate nelle ultime ore sull’ennesima ondata di sbarchi a Lampedusa, come quella di Matteo Salvini, che sulla vicenda ha evocato il complotto internazionale (“E’ un atto di guerra diretto al governo, dietro c’è una regia”). “L’atto di guerra che oggi denuncia Salvini fa il paio con il blocco navale che prima delle elezioni veniva sostenuto da Giorgia Meloni”, dice Mulè, richiamando la maggioranza di governo a posizioni più responsabili.

 

Quello che sta succedendo è un esodo dall’Africa incontrollato, che diventa una mattanza. Dall’Africa subsahariana i migranti vengono spinti verso il Mar Mediterraneo, la camera della morte. Chi si salva arriva in Italia, cioè in un inferno, essendo noi totalmente impreparati”, afferma il vicepresidente della Camera. “I fatti hanno dimostrato che è assolutamente vano invocare l’intervento dell’Unione europea. Ormai il problema è di una tale dimensione che solo un’iniziativa sovranazionale, ad esempio dell’Onu, potrebbe colmare il fallimento dell’Ue, con interventi mirati a far rimanere i migranti in Africa. Non costruendo prigioni o hotspot, ma realizzando strutture e infrastrutture perché queste persone non prendano più la via della mattanza e rimangano a casa loro”.  

 

L’atteggiamento franco-tedesco – aggiunge Mulè – è il peggiore che ci possa essere ed è la migliore benzina per alimentare nazionalismi e dichiarazioni come quelle che stiamo sentendo in queste ore. All’aumentare della febbre, cioè dell’immigrazione, corrisponde un irrigidimento quasi naturale della politica francese e tedesca. Ciò che da conservatore e da liberale mi fa specie è notare come la sinistra, che ha avuto un atteggiamento adorante rispetto a Francia e Germania (ci ricordiamo tutti le gite degli esponenti del Pd in Germania prima delle elezioni per accreditare il pericolo fascista e nazista alle porte), oggi non trovi un sussulto di dignità e di coerenza nel denunciare azioni che sono un ossimoro rispetto a ciò che dovrebbe essere l’Europa”. 

 

C’è da dire che, sinistra a parte, neanche la maggioranza di centrodestra sembra aver dato un grande segnale di maturità negli ultimi tempi. Basti pensare alla stressa securitaria seguita ai fatti di cronaca di Caivano. “In realtà – replica Mulè – se si legge interamente il decreto Caivano si può notare come questo sia composto quasi interamente da norme che incidono sul tessuto culturale, scolastico, sociale e infrastrutturale di Caivano. Una piccola parte delle norme è invece dedicata all’ammonimento, al carcere, all’inasprimento sanzionatorio. Peccato, così, che il messaggio che passi sia quello della potenza salvifica del diritto penale, che in realtà, come sappiamo, segnala il fallimento da parte della politica”. Insomma, prosegue il Mulè, “l’approccio panpenalista era sbagliato e l’impressione che si offre, soprattutto con la comunicazione, è di continuare a perseverare nell’errore. Perché dall’immigrazione all’espansione del diritto penale, il governo sembra rispondere all’anima vannacciana dell’elettorato. E’ una risposta che ci si aspetterebbe da un governo di destra, non di centrodestra, e proprio per questo una forza liberale e garantista come Forza Italia non può che mettere degli argini”. 

 

A proposito del generale Vannacci, Mulè dice: “E’ espressione della ‘febbre a quaranta’ che attraversa la società, cioè dell’intolleranza nei confronti di qualsiasi categoria che non sia totalmente affine alla propria e di quei comportamenti che si ritiene debbano essere cambiati con il ricorso a norme penali. Mi chiedo anche come mai la ‘ripulita’ Mediaset continui a invitarlo e a intervistarlo, contribuendo a mettere in circolo derive pericolose”.