La successione del Cav.

"Processo" politico a Marta Fascina. Forza Italia la teme e vuole il suo "azzeramento"

Carmelo Caruso

Il partito attende il testamento di Berlusconi per capire il futuro ruolo di Fascina. Il potere, le censure che avrebbe esercitato l'ultima compagna del Cav. Chi prima la lodava adesso chiede il reset della sua corrente

Adesso che non c’è lui, chi è lei? Marta Fascina a nome di chi parla? Cosa vuole? Chi si crede di essere? Per Forza Italia è tornata dunque Marta “la muta”, la deputata semplice, l’onorevole Fascina, la “ragazza di Portici”, la compagna di Berlusconi, che, spiega da giorni, Antonio Tajani, “non ha bisogno di nessun ruolo formale”. Ed è stato sempre Tajani, ieri, al Senato, durante la commemorazione solenne dedicata al suo Cav., (Michaela Biancofiore lo ha paragonato a Zarathustra; Matteo Salvini ha letto l’Elogio della Follia) a raccontare il miracolo Berlusconi, che era anche il miracolo Fascina: “Con Berlusconi il debole valeva quanto il più potente del mondo”. Ma il debole poteva anche farsi prepotente.

 

Debole all’inizio, spietata negli ultimi mesi, c’è nell’ascesa di Fascina tutta la specialità Berlusconi, le sue “zucche fatte ministro”, “una ex addetta stampa del Milan” trattata come Evita in Argentina. C’è insomma quel “fuori dall’ordinario” che, ancora, al Senato, ha fatto commuovere Licia Ronzulli, la Cordelia di Silvio, la sola che ha fatto in tempo ad emanciparsi e diventare “la Ronzulli” e non più la “berlusconiana Ronzulli”. Sono stati i centimetri che avvicinavano Marta a Berlusconi, come erano prima quelli tra Licia e Silvio, a qualificare Marta, “nuova leader  di Forza Italia”, ma ora che quei centimetri sono eterni, Marta chi è? Era davvero un’anomalia, l’ultima di Berlusconi, e non era vero che esistesse una corrente Fascina in FI, mentre era vero, come accade da almeno vent’anni, che una parte di FI avesse scelto, per calcolo, di assecondare la dama del capo, la stessa che ha consentito a tre sconosciuti parlamentari, due di questi pure transfughi, Alessandro Sorte e Stefano Benigni, di essere nominati uno coordinatore di partito, l’altro addirittura tesoriere. Il terzo, Tullio Ferrante, aggiungeva come merito l’essere “compagno di scuola” di Marta. Ma era un merito? I giornalisti che, alla Camera, in queste ore, li cercano, non li trovano. In autunno, garantiscono in FI, dovrebbero perdere le cariche che “hanno ottenuto con il veleno” e che Tajani non potrà che “portargli via”.

 

Erano gli investigatori di Marta, ed erano loro che, nella speciale chat, spedivano verbali dettagliati, perfino fotografie, barattoli di aria insana che Marta faceva poi annusare al suo Silvio: “Guarda, tramano”. Lo scorso venerdì mattina, a piazza San Lorenzo in Lucina, quando Tajani prendeva per mano quello che restava dell’infinito, Sorte, Benigni e Ferrante non erano presenti. Li raccontano angosciati, come nei drammi elisabettiani. Non dormono. Rilasciano interviste dove chiedono “un ruolo per Marta”. Ma che ruolo può esserci per chi ha perso il sole? Fascina è sotto  processo per abuso di berlusconismo, che è stata una fattispecie di reato non codificata, in attesa  dell’apertura del sigillo, il testamento, che, dice un deputato di FI, ne sancirà la sua definitiva uscita di scena o rivelarsi la sua grazia se “solo nel testamento dovesse esserci…”. Forza Italia desidera sapere se “Marta avrà la sostanza” o se sarà lei la “sostanza” di Marina Berlusconi, la figlia, l’erede, che le ha dato la mano durante il funerale. Oltre alla sostanza si teme infatti che Fascina possa ricevere delle quote nelle società di famiglia, e, a quel punto, esercitare potere sul partito, lo stesso che avrebbe esercitato, si maligna, a Mediaset. Tra le varie imputazioni se ne sarebbe aggiunta, a suo carico, un’altra ancora, la censura editoriale, il “cacciatelo”. Per volere di Marta sarebbero state cancellate le ospitate, già concordate, di Luigi Bisignani, alle trasmissioni Quarta Repubblica e Stasera Italia. E’ quel Bisignani che nel suo ultimo libro, insieme a Paolo Madron, parla di Ferrante e Sorte come “Stanlio e Ollio” e di lei, di Marta, come la furba Marta. Ci sarebbe la firma della Fascina, anzi, la sigla Vlsm, su quella cancellazione, e chi può dire che anche questo non sia veleno, ma non è stato veleno pure quello sparso su parlamentari di FI senza colpa, colpevoli di non essere graditi a Marta?

 

Vlsm sta per Villa San Martino, la villa che Marta ha condiviso con Silvio, la sua campana di vetro, che era già a prova di bunker atomico, quello che Marta avrebbe voluto per rifugiarsi in caso di raid nucleare. In questi mesi, Marta ha rinnegato la sua simpatia per Putin, si è fatta meloniana quando occorreva, e ha cominciato a credere, come faceva il suo Silvio (lo ha ricordato Matteo Renzi, parlando di Berlusconi) “nelle bugie che raccontava”. Anche con Marta, tutta Forza Italia ha mentito. Era bugiardo il rispetto dei parlamentari. Erano bugiarde le lodi per gli articoli a firma Fascina sul Giornale. Non le sarà perdonato nessun torto, quello che Marta ha inflitto per capriccio, per divertimento, solo per vedere uomini stimati umiliarsi di fronte a una ragazza che, per età, poteva essere loro figlia. Il processo a Fascina è l’unico vero processo “politico”, storico, che avrebbe meritato il politico Berlusconi. E’ iniziato. In memoria di lui, stanno già processando la protervia di lei.


 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio