Il retroscena

Il sogno di Renzi per le Europee: Gentiloni a capo della casa dei riformisti

Simone Canettieri

Il leader di Iv e il commissario Ue sono tornati a parlarsi. Il senatore sogna il big Pd (in sofferenza per il nuovo corso Schlein) come aggregatore del Terzo polo alle prossime elezioni

Sogna la “casa dei riformisti per le europee con chi ci sta”. Intanto, Matteo Renzi mette da parte mattoncino su mattoncino. Ieri da Azione – Carlo Calenda lo ha chiamato “scippo” – sono arrivate la deputata Naike Gruppioni e la consigliera regionale Giulia Pigoni. E la campagna acquisti non finisce qui. Perché l’ex premier si muove in tutte le direzioni, soprattutto verso i delusi “della sinistra massimalista” di Elly Schlein. Renzi lavora a un progetto, che il Foglio è in grado di anticipare (al di là delle smentite di rito tattiche dei diretti interessati): affidare il polo dei riformisti a Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici, cavallo di razza, in sofferenza nel Pd. 

“I due sono tornati a parlarsi, dopo un lungo periodo di gelo”, dicono sottovoce, ma con sorrisi maliziosetti, fonti incrociate vicine sia al commissario sia al senatore fiorentino. Paolo e Matteo ora si sentono al telefono con discreta frequenza, dopo che per più di un anno e mezzo avevano interrotto qualsiasi comunicazione. Per colpa, aggiungono le malelingue, di Antonio Funiciello (capo di gabinetto di Gentiloni premier e poi di Mario Draghi a Palazzo Chigi) sempre criticato pubblicamente dall’ex Rottamatore. 


Il responsabile degli Affari economici della Ue fu tra i primi turborenziani della capitale in tempi non sospetti con Luciano Nobili e Roberto Giachetti tanto da candidarsi sindaco nel 2013.  Nonché ministro del “governo Leopolda” e poi successore di Renzi alla guida dell’esecutivo a trazione Pd dopo il referendum del 2016. Gentiloni non parla di politica interna, visto il ruolo di assoluto prestigio che ricopre. Figurarsi se si espone a discutere del nuovo corso dem. E non è nemmeno un capocorrente, anzi ama dire di sé: “Sono uno che viaggia leggero”. Lui e Schlein si sono incontrati lo scorso 23 marzo a Bruxelles quando la segretaria ha fatto un tour istituzionale tra i big della famiglia socialista. Accoglienza affettuosa, un colloquio riservato e complimenti pubblici per il “perfetto inglese di Elly”. Questo raccontano le cronache di quel giorno. E però a Gentiloni in privato, con collaboratori fedelissimi, ultimamente sono scappate riflessioni e accenni critici nei confronti della leader e soprattutto sulle nuove parole d’ordine del Nazareno. Al mondo della sinistra caro a Elly non piace: questo è garantito al limone. Anche l’altro giorno quando da commissario ha detto che “l’economia italiana continuerà a crescere e che la recessione è stata evitata” c’è chi ha bollato queste parole come “un bluff” o, peggio, “una mossa per compiacere Giorgia Meloni”.  

Paolo Gentiloni Silverj, nobile di Filottrano, Cingoli e Macerata, ha 69 anni e non è detto che il prossimo anno, in mancanza di un incarico internazionale che sembra complicato, voglia riposarsi nel palazzo di famiglia. E non è scontata, ammesso che l’accetti, una candidatura come capolista nel Pd nella circoscrizione Italia centrale. Schlein ha in mente cinque donne teste di serie (l’umbra Camilla Laureti o la romana Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria). E poi nel Lazio spingono l’ex segretario Nicola Zingaretti e l’eurodeputato uscente Massimiliano Smeriglio. Tutto è in movimento, e ovviamente a domanda diretta Gentiloni rifiuta qualsiasi tipo di speculazione impegnato com’è a tenere dritti i conti dell’Unione.

In questo scenario si inserisce il cellulare di Matteo Renzi, sempre attivo, mai in modalità non disturbare. L’ex premier di Rignano sull’Arno sogna di offrire a Gentiloni la guida della nuova casa. Un’aggregazione di partiti che passa da Italia viva e arriva fino a +Europa (anche Emma Bonino tornerà in pista). Con un frontman già Commissario Ue, già premier e già ministro a quel punto anche Carlo Calenda direbbe di sì. O almeno così pensa e sogna Matteo Renzi, intenzioni – ora – impastate della materia dei sogni. La nuova mossa del cavallo che – oggi – appare impossibile. Nel frattempo il capo di Iv si diverte con operazioni più abbordabili. In Puglia, le operazioni sono nelle mani dell’ex ministro uscito dal Pd Beppe Fioroni: trattative per strappare due consiglieri regionali ad Azione. Stessa cosa succede con la classe dirigente calendiana a Roma e a Firenze.

Così come sono corteggiatissimi i due parlamentari, la senatrice Dafne Musolino e il deputato Francesco Gallo, eletti a sorpresa grazie al movimento Sud chiama Nord di Cateno De Luca. L’obiettivo è quello di ingrossare la costola italiana di Renew Europa (è in programma un seminario a porte chiuse a Roma) con un grande polo liberaldemocratico da affidare a Paolo Gentiloni. Per ora un grande sogno. Chissà.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.