L'intervista

"Basta cacicchi. Viva la scutuliata di Schlein". Parla Mirello Crisafulli, ex cacicco uno

Carmelo Caruso

"Anche io sto con la segretaria. Esistono due tipi di cacicco, quello costruttivo e quello distruttivo. De Luca si deve fare da parte e finisci la cammurria". Intervista al D'Alema di Sicilia, il più simpatico dei capibastone

Roma. La destra non “ha visto arrivare Elly Schlein”, ma Elly Schlein non ha visto arrivare, alla Camera, Vladimiro, Mirello, Crisafulli. Cosa è peggio? E’ il cacicco uno, il “barone rosso”, il “fratello di Sicilia” di Massimo  D’Alema.  Sono cento chili di puro “cacicco”. E’ la figura che la nuova segretaria del Pd intende eliminare: “Via i cacicchi e i capibastone”. Applausi del Pd: “Brava! Sì! Così!”.  Crisafulli? Ma come chi è? E’ il Pancho Villa di Enna, Sicilia come il New Mexico, il Vladimiro più famoso di Lenin. La notizia ve la diamo subito. Anche Crisafulli ha votato Schlein. “Ovvio! Ho votato Sclin. Bedda, bedda. Funziona. Mizzica, se funziona. Magnifica! Lo testimonio”.


Andrea Orlando lo chiama il “comandante”. Piero Fassino  si inchina: “Ma no, Piero. Ora mi susu io” (dal siciliano all’italiano: “Ma no, Piero. Ora mi alzo io”. Per i parlamentari siciliani del centrodestra è “l’imperatore”. Cacicco, permette? “E tu? Cu sì?”. Traduciamo ancora: “Tu chi saresti?”. La soffiata, quindici minuti prima dell’incontro. Sul divano del Transatlantico, il vero Antony Blinken del Pd, Enzo Amendola, già ex ministro degli Affari Esteri, lo dice: “Vladimiro è qui!”. Incede Orlando, l’Achab di La Spezia, che insegue la balena del socialismo: “Alla buvette! Alla buvette!”.

 

Una delegazione di ex socialisti viene organizzata per rendere omaggio al comunista che ha fatto la fortuna economica di Enna e che (lo disse lui) “vince con il maggioritario, con il proporzionale e con il sorteggio”. Tanto tempo fa, raccontano i patriarchi del giornalismo, D’Alema, amico fraterno di Mirello, andò a fargli visita. Entrò in sezione, guardò le pareti e si accorse che c’erano le fotografie di Crisafulli  pargolo, adolescente, giovane, adulto, deputato e senatore dei Ds. A quel punto, la gioia: “E’ come Mosca!”.

 

Il cacicco tiene i gomiti appoggiati sul bancone. Le gambe divaricate. Sta sorseggiando del seltz. Cacicco, siamo emozionati. “E che vi è apparsa la Madonna?”. Sa, cacicco, lei potrebbe essere l’ultimo uomo cacicco del Pd. La sua specie è perseguitata. Ha sentito le parole della segretaria? Questa potrebbe essere l’ultima intervista a un cacicco.  Ci dia una risposta, cacicco? “Ma chi? La Sclin?”. La Schlein, intende? “Si, sì. Ni capimmu ( “Ci siamo capiti”). Continui, cacicco, continui… “La Sclin ha ragione. I cacicchi vanno eliminati. Serve una scutuliata”. Il Foglio translate: scutuliata = scrollatina. Ma caccicco, questo è un progetto eutanasico… Il cacicco, guardando Orlando, sentenzia: “Ma chistu comu parra, chi sta dicennu?”. Stiamo per perdere l’intervista. Passiamo al siciliano.

 

Cacicco, intendiamo, che Sclin vi schifia, in pratica, non si siddiassi (non si arrabbi) pensa che siete un po’ la munnizza della sinistra. Recuperiamo. Il cacicco parla: “Vabbè, Vabbè, ma Sclin deve dirle queste cose. Giusto è! Come dite voi in continente: sono slogan. Innanzitutto bisogna fare una distinzione tra il cacicco distruttivo e il cacicco costruttivo. Sittativi (sedetevi).” Anche Orlando ricorda che alla parola cacicco basta aggiungere una “u” e diventa “caciucco”, la prelibata zuppa dei marinai. Il cacicco  Crisafulli ordina: “Seguitemi nel ragionamento. Il vero cacicco sa quando deve farsi da parte. Continua in altri modi. Sponsorizza giovani, come faccio io”. Cacicco, ma le sue imprese sono note! Ha anche costruito l’università di Enna. Matteo Renzi disse addirittura: “Ora mi occupo del caso Crisafulli”. “Su, carusi…”. Nuovamente il Foglio translate: “Ragazzate”.

 

Ma insomma, cacicco, cosa l’ha convinta a votare Sclin? “Vengo e mi spiego. Io e mia moglie eravamo indecisi. Accade che accade”. Cosa accade, cacicco? “Accade che cumincianu a diri: a carusa è fluida, è ebrea, ‘u nasu, e tutti li minchiati”. Il cacicco, che è sempre padre, interviene, giusto? “Cettu! Mi diventa simpatica. Vo-ti-amo-la”. Cacicco, ma qui, alla Camera, lei che fa? “Libero professionista, sono. Non ho cariche”. Il segretario del Pd Napoli,  Sarracino, si avvicina e viene presentato: “Mirello, ecco il possibile responsabile della macchina …”. Il cacicco: “E che fai, guidi l’automobile?”. Cacicco, ma no,  la macchina organizzativa del Pd. “E non si può dire in italiano?”. Ha ragione, cacicco. Secondo lei, Sclin dovrebbe ricandidare, per la terza volta, il suo fratello di caciccheria, Vincenzo De Luca? “No, non va candidato”. Ma questo è tradimento! “Ma chi sta dicennu? Il problema del cacicco è il vice cacicco. Uno piglia gli sputi e l’altro, il vice, traffichia (Traffica). Invece il cacicco saggio si fa da parte e la cammurria finisci (la polemica finisce)”. Cacicco, il suo giudizio su Meloni? “Sta facendo di tutto per farci dimenticare da dove viene e non sempre ci riesce, mentre i componenti del suo governo fanno di tutto per farcelo ricordare e ci riescono. Meloni è una passeggera. Una che passa. Ora, se permettete… ”. Dove  va cacicco? “Mi attende quel bravo giovine”. Chi, chi? “Peppuzzu Provenzano. Bravo, bravo, veramente bravo”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio