Il caso

Chiesa e Colle pressano Meloni sull'accoglienza dei migranti. Ma c'è Salvini

Simone Canettieri

Giovedì cdm straordinario a Cutro: pene più severe per i trafficanti, ma attenzione a chi arriva, dopo le parole del Papa e di Mattarella. La Lega frena, oggi il giorno di Piantedosi

“Scusate il ritardo”. Giorgia Meloni giovedì sarà a Cutro per un Consiglio dei ministri che si preannuncia “denso” con  provvedimenti “multilivello” sull’immigrazione. La premier ha in mente anche un gesto simbolico. Magari nella spiaggia della morte dove hanno perso la vita settanta persone. Le parole d’ordine dei decreti che saranno varati sono due: costruzione e contrasto. La prima si riferisce all’ambito dell’accoglienza con nuovi stanziamenti ad hoc, dei corridoi umanitari, agli accordi bilaterali con i paesi di provenienza di chi fugge in cerca di un futuro migliore. Non è escluso nemmeno un nuovo decreto flussi, dopo quello da 86mila persone dello scorso dicembre.  La seconda parte, quella del contrasto, gira intorno ai rimpatri e ai trafficanti (ora riconosciuti come attori diversi rispetto agli scafisti, spesso migranti in fuga a loro volta). La dimensione culturale è quella che prende spunto dalle parole del Papa, assicurano a Palazzo Chigi. Meloni sembra dunque scostarsi dalla linea di Matteo Salvini. Troppe le pressioni e gli input arrivati in questi giorni: domenica è stato il giorno di Papa Francesco, poi ieri è toccato alla Cei e soprattutto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il capo dello stato, che ha partecipato da solo ai funerali delle vittime del naufragio, ha voluto ricordare al governo che  i profughi vanno accolti e che chi rischia la vita deve essere messo in salvo. Queste le sue parole: “Di fronte all’evento drammatico avvenuto sulle coste calabresi il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti, dell’Italia e della Ue, perché questa è la risposta vera”.  Un monito, per usare il gergo quirinalizio, che ha acceso l’ennesima lucina al primo piano di Palazzo Chigi.

Anche il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano è all’opera per cercare di armonizzare il più possibile i decreti di giovedì, sulla spinta  della Chiesa. Il segretario di stato Pietro Parolin è tornato infatti a dire: “Su quello che ha detto il Papa, e cioè fermare i trafficanti, credo che siamo tutti d’accordo visto che c’è stato un commento anche da parte del presidente del Consiglio”. Le persone che hanno un pochino di buon senso e di buona volontà convergono su questo richiamo, è stata la sottolineatura del cardinale. Con tanto di chiosa finale: “Credo che le soluzioni vanno trovate a livello politico e sopratutto attraverso la collaborazione tra tutti gli stati europei”. Insomma ci sono tutti i presupposti per attendersi provvedimenti duri nei confronti di chi fa business sulla pelle dei migranti e una tolleranza nel nome dell’accoglienza per chi sbarca, seppur in una cornice chiara. Ai provvedimenti stanno lavorando il gabinetto del governo, ma anche quello del ministero della Giustizia e del Viminale, certo. Sul dossier sono coinvolti anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e quello degli Affari europei di Raffaele Fitto.

Poi ci sono la politica e la maggioranza perché in questo lavorio entra, a modo suo, anche Matteo Salvini. La linea del vicepremier e capo della Lega pare correre su un binario opposto: stretta dei permessi di soggiorno, come prevedevano i suoi primi decreti sull’immigrazione ai tempi del governo gialloverde. 
Lo spunto piomba dalla commissione Affari costituzionali della Camera ed è un chiaro segnale nei confronti delle aperture che invece trapelano da Meloni. In questa dinamica è coinvolto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
A Cutro, nel palazzo del Comune, ci sarà anche lui, dando forfait al vertice dei ministri europei previsto lo stesso giorno a Bruxelles. Il prefetto  sarà intanto il protagonista di oggi e domani. E’ atteso infatti alla Camera, e il giorno dopo al Senato, per un’informativa su quanto accaduto in mare. “Nessuno vuole nascondere i fatti, né esercitarsi nello scaricabarile: sarà una ricostruzione puntuale di quella notte”, è la linea che emerge dal Viminale. Piantedosi non si è incontrato di persona con la premier. Ma i due si sono sentiti. Lei lo ha difeso dalle critiche delle opposizioni e dalle voci di possibili dimissioni e continuerà a farlo, anche se non ha gradito alcune espressioni usate dal ministro.

Questa è acqua passata, ormai. Tuttavia il titolare del Viminale è chiamato a una prova niente male: da una parte c’è Salvini, colui che lo ha indicato, che lo pressa verso una linea dura, dall’altra c’è la premier, intenzionata a non mostrare un volto feroce del governo. Soprattutto vista l’onda emotiva dell’opinione pubblica davanti alle bare delle vittime. Si riapre così uno scenario che era nell’aria. Con una variabile: l’inchiesta della procura di Crotone continua a tenere in ansia pezzi di governo. Se dovessero uscire responsabilità sui mancati soccorsi cambierebbe totalmente il quadro. Intanto si lavora a una risposta: dura con i trafficanti, quasi dolce con chi cerca accoglienza. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.