Sulla rete unica il governo mette fretta a Cdp. Tensioni in vista

Valerio Valentini

Il gioco dell'oca su Tim. In FdI c’è chi auspica un improbabile intervento di Cassa entro venerdì. Ma dopo aver vagheggiato soluzioni improbabili, Meloni torna alla linea Draghi. In Via Goito non sono contrari a un intervento, ma serve un piano che non confligga con le norme europee e un'indicazione chiara da Palazzo Chigi

L’impressione è un po’ quella del gioco dell’oca: di un progetto, cioè, che va ridefinendosi lentamente secondo i connotati che aveva nell’autunno scorso, con la stagione del draghismo già declinante, dopo mesi che sono serviti, più che altro, a convincere i nuovi governanti patrioti ad accantonare  quelle che loro definivano “vie alternative”, e che si sono rivelate delle alternative a metà tra il velleitario e il pericoloso, ma di certo infattibili. Solo che ora, come se il tempo perduto non fosse imputabile anche a loro, tra i vertici di FdI c’è chi auspica sollecitudine e risolutezza, e le chiede soprattutto a Cassa depositi e prestiti: perché venerdì il cda di Tim si esprimerà sull’offerta avanzata dal fondo americano  Kkr, e allora a Via della Scrofa c’è chi spera in una controfferta di Cdp già prima. Non succederà.

La riunione operativa al piano nobile di Via Goito, prevista per giovedì, alla vigilia della scadenza segnata sul calendario di Tim, non dovrebbe, cioè, portare ad alcuna deliberazione ufficiale. Et pour cause. Perché il piano che dovrebbe, eventualmente, portare Cdp ad assumere un ruolo di regia nella creazione della rete unica è ancora acerbo. Ed è un ritardo, ammesso che di ritardo sia lecito parlare, che solo in parte può essere attribuito alla prudenza dell’ad, Dario Scannapieco. Da parte di Cdp, anzi, nell’ultimo incontro avuto a Palazzo Chigi, alla presenza di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, è emersa la disponibilità a muoversi, ma solo a fronte di un accordo complessivo tra le molte parti coinvolte.

E’ già un passo avanti, per carità. Nel senso che, se non altro, si è chiarito che a gestire il dossier è ora proprio la premier. Il tutto, dopo che l’iniziale titolare della materia, il sottosegretario Alessio Butti che guida il dipartimento per la Trasformazione digitale, aveva dichiarato di voler rottamare il progetto a cui stava lavorando il suo predecessore, Vittorio Colao, in nome di una nazionalizzazione hard boiled di Tim. Ma l’ipotesi era talmente azzardata, così in palese conflitto con le norme europee, che a Meloni arrivò una sequela di lamentele non solo da parte di suoi colleghi di governo, ma anche di investitori e imprenditori. Guido Crosetto non esitò a manifestare le sue resistenze sull’idea.  E alla fine toccò ad Adolfo Urso intestarsi la svolta: uno scorporo della rete di Tim propedeutica all’intervento di Cdp. Di lì, il dossier è tornato a Palazzo Chigi, dove Meloni ha voluto del resto anche un consulente ad hoc, individuandolo in quel Samuele Pasi che vanta lunghi trascorsi in JP Morgan.

E intanto, il progetto della rete sovrana e sovranista andava recuperando sempre più il senso di quello a cui Mario Draghi stava lavorando nella scorsa estate, prima che gli eventi precipitassero. Per la soddisfazione, tra gli altri, di Giorgetti. L’idea, insomma, sarebbe quella di ancorare l’eventuale intervento di Cdp a una strategia chiara: Cassa acquisterebbe da Tim la sola componente della rete  unendola a quella che già controlla attraverso Open Fiber. Il che consentirebbe da un lato di poter negoziare l’operazione in Europa, evitando conflitti con le norme sugli aiuti di stato. E, dall’altro, di dare respiro e prospettiva alla stessa Open Fiber. 

Ma si tratta, appunto, di un progetto ancora da definire. E nel mezzo, ovviamente, ci sono i 20 miliardi che gli americani di Kkr hanno messo sul tavolo; e c’è l’imperscrutabilità di Vivendi. E, insomma, una questione che tocca anche la sicurezza nazionale ancora viva, se è vero che la materia è stata tra quelle più trattate in assoluto nelle ultime riunioni del Copasir. Tutto ancora troppo ingarbugliato perché si possa davvero pretendere una controproposta da parte di Cdp nel giro di poche ore. 
 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.