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Bettini benedice Schlein. E lei lo arruola come suo guru

Gianluca De Rosa

Nella sala Rossini della federazione dell Filt-Cgil di Roma, si presenta il libro dell'ex coordinatore del Partito democratico. Che dice: "Il problema del Pd è l’apologia dello status quo. Per questo apprezzo il programma di Elly Schlein"

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“Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo…”. Sotto i portici di piazza Vittorio a Roma non si ascolta Gino Paoli, ma la scena è iconica abbastanza da risuonare  dentro le orecchie dei presenti. Goffredo Bettini sorseggia da una tazza seduto a un tavolino di un bar.  Accanto a lui, con indosso un pastrano verde, Andrea Orlando; Roberto Morassut ha invece in testa una coppola con reminiscenze maoiste. Poi, il quarto amico che deve cambiare il mondo. O almeno il Pd: Elly Schlein.

   

  

Nella sala Rossini della federazione dell Filt-Cgil di Roma, si presenta il libro di Bettini, “Sinistra da capo”. Che è, si dice, “un vademecum per non perdere la strada” durante il congresso”. Ma l’evento è ben più importante. Ha organizzato Morassut, amico e sodale politico di Bettini da sempre. È toccato a lui e a Orlando riuscire a convincere il vecchio guru che “Elly” è il cavallo giusto per conquistare il partito, ma ancora di più il campione più adatto per traghettare vecchie idee socialiste nel mondo contemporaneo.

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Il quartiere è l’Esquilino, nuova culla degli intellettuali di sinistra della Capitale, ma la sede della Cgil è poco cool, fa un po’ troppo Novecento. Per fortuna a rendere tutto più pop ci pensa Veronica Gentili, la conduttrice della Mediaset “per bene” chiamata a moderare. Mentre Bettini cita Elias Canetti, parla “dell’ordine che genera in un pezzo dell’animo umano un desiderio equivoco”, spaziando tra politica, letteratura, filosofia e religione, Gentili e Schlein si guardano e scambiano un sorriso di confusa intesa. Non è un segreto, l’autore del “vademecum del congresso” lo ha detto più volte, avrebbe preferito  Orlando. Ma l’ex ministro, pare, vuole aspettare il prossimo giro di giostra. Per convincerlo comunque Morassut parte dal suo libro. Sottolinea come “borghesia” e “capitalismo” siano oggi termini desueti. Come sia necessario superare l’eredità del “marxismo storico e idealista italiano che ha mischiato Labriola e Marx con Croce considerando secondario il sapere scientifico” fino a dire che oggi i partiti “non sono più il centro della partecipazione” e per aprirli serve entrare “nel contemporaneo”.

   

Quando Bettini prende la parola si teme il fiasco. “Non spetta a me fare i nomi”, dice subito.  Poi però, dopo aver compiuto un ragionamento che attraversa i secoli, ecco arriva all’oggi, il congresso del Pd e a quel punto, finalmente, l’endorsement arriva: “Il problema oggi non è l’egemonia della sinistra. Dov’è questa sinistra? Il problema del Pd è l’apologia dello status quo. Per questo apprezzo il programma di Elly Schlein”. Alleluia. E lei ringrazia proponendo a Bettini di fare quello che sa fare meglio: il guru. “Io sono una nativa democratica e non ho avuto il privilegio di avere una formazione politica, sono più libera ma anche orfana, serve ricominciare a fare formazione politica”. Sipario.

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