Ansa

tregua (armata)

Il Comitato Nord di Bossi non si presenta in Lombardia. La resa dei conti nella Lega è rimandata

Ruggiero Montenegro

I consiglieri vicini al Senatùr decidono di non candidarsi contro il Carroccio, seguendo l'indicazione dell'ex segretario. Ma mandano un messaggio a Salvini: "Non intendiamo mettere da parte le nostre ragioni. Prima o poi ci sarà il congresso"

Il Comitato nord, quello lanciato da Umberto Bossi, non sarà della partita. Non quella delle regionali per lo meno. Non si candida nessuno: questo il diktat del fondatore del Carroccio. La battaglia certamente continuerà, ma il Senatùr ha deciso che non deve essere la Lombardia il terreno dello scontro. La resa dei conti verrà dopo. Così questa mattina, "data l’impossibilità di presentarsi a sostegno del governatore uscente Attilio Fontana", i consiglieri frondisti hanno comunicato la decisione di non presentarsi per il Pirellone. Né come lista, né in maniera individuale: "Avremmo potuto percorrere altre strade e candidarci sotto altre bandiere ma è un’ipotesi che abbiamo deciso di scartare in quanto non sarebbe coerente con la nostra storia politica".

Ufficialmente, è una questione di riguardo nei confronti del primo segretario: "Questa è la volontà di Bossi e noi la rispettiamo fino in fondo, così come abbiamo sempre rispettato la linea del fondatore", si legge ancora nella nota diffusa da Antonello Formenti, Massimiliano Bastoni, Roberto Mura e Federico Lena, che in seguito all'adesione al Comitato Nord sono stati espulsi dalla Lega - contro di loro, Matteo Salvini è stato durissimo. Ma si tratta anche una scelta che arriva dopo settimane di incontri e trattative che hanno visto tra i protagonisti lo stesso Bossi e il governatore uscente Attilio Fontana, al quale era stato proposto il sostegno nella corsa contro Pierfrancesco Majorino e Letizia Moratti. 

Ogni ragionamento insomma, ogni calcolo, si è scontrato contro il no di Salvini che già a ottobre, con una lettera inviata dal tesoriere del partito, aveva diffidato il Comitato e qualche mese dopo, a dicembre, si era poi rifiutato di dare un riconoscimento politico (e formale) all'iniziativa di Bossi. Nel frattempo, si era parlato anche di un avvicinamento dei consiglieri dissidenti a Moratti: "Sono in corso delle trattative, ci stiamo muovendo su tanti tavoli", diceva Mura solo un paio di giorni fa. Ma anche questa ipotesi alla fine non è andata in porto. 

Ha prevalso invece, almeno per ora, "la saggezza di Umberto Bossi", come l'ha definita Attilio Fontana, dopo aver ricevuto nei giorni scorsi dallo stesso ex segretario del Carroccio la rassicurazione che non ci sarebbe stato uno scontro in questa tornata elettorale. Ma si tratta, più che di una soluzione realmente condivisa, di una tregua - armata -, in nome della presunte unità del partito.

Lo si intuisce dalla dichiarazioni del commissario leghista Igor Iezzi: "Non credo che quella che hanno detto sia la reale motivazione... È una cosa che ci lascia indifferenti. Ma di certo la loro presenza non avrebbe cambiato le sorti del voto". E lo si capisce ancor di più, e meglio, dalle parole con cui i consiglieri bossiani hanno sostanziato la decisione di non candidarsi: "Siamo nati per portare avanti l’Autonomia, le istanze del nord e dar voce alla militanza nordista inascoltata". Il timore è che "qualcuno avrebbe potuto accusarci di un eventuale risultato negativo della Lega", hanno spiegato all'Adnkronos, lasciando intendere che la questione è tutt'altro che rientrata. "Vedremo cosa succederà, ma non intendiamo mettere da parte le nostre ragioni le nostre ragioni. E prima o poi ci sarà il congresso e altre tornate elettorali". Per quella volta - promettono - saranno pronti, di nuovo, a battagliare.

 

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