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Editoriali

Meloni ha una grana sull’Ucraina: Salvini

Redazione

La Lega in Senato ammicca a Putin. Romeo critica l'invio di armi al paese invaso (anche se poi lo vota). La premier fa sempre più fatica a dissimulare i tremori della maggioranza. E all’estero se ne accorgono

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La prima volta, durante il voto d’insediamento del governo, si disse che era colpa della malizia di quegli osservatori che avevano voluto per forza cogliere dei dissidi nella maggioranza. Poi, il 13 dicembre, dai banchi dell’esecutivo s’affrettarono a sminuire: “Gli è scappata la frizione”. Ieri, però, è stato chiaro che tre indizi fanno una prova. Perché per la terza volta di fila Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, ha preso la parola per criticare – pur votando il decreto che rinnova l’invio di armi a Kyiv – la strategia di Ue e Nato sul sostegno militare all’Ucraina.

 

“Bisogna perseguire il politicamente corretto, perché l’impressione è che in realtà nessuno qui voglia che la guerra finisca, quindi continuiamo tutti quanti a parlare di pace, ma in realtà le cose stanno andando nella direzione opposta”. E giù a criticare, anche stavolta, le richieste di Zelensky, ritenute troppo esigenti, e l’espansionismo atlantico verso est. “Rimuoviamo quell’idea, che balena anche da parte di qualcuno di noi in quest’Aula ma che è una mentalità dominante in Europa e negli Stati Uniti, che la pace possa esserci solo con la sconfitta o, ancor peggio, con l’umiliazione di Mosca”, ha proseguito Romeo.

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Che, certo, resta sempre quel Romeo che nel 2016, da capogruppo della Lega in regione Lombardia, promosse il riconoscimento dell’annessione della Crimea da parte di Putin. Dunque ci sta che ora accusi Zelensky, come ha fatto ieri, di voler rivendicare quel territorio. Però è ormai diventato difficile, per Giorgia Meloni, aggirare un problema politico evidente: la Lega è sempre più insofferente verso il sostegno militare a Kyiv. E certo, a Palazzo Chigi possono dissimulare serenità spiegando che il Carroccio ha votato comunque a favore del decreto. Ma non possono sorprendersi se poi i giornali stranieri – come il Figaro, due giorni fa – notano che “Meloni esita a fornire strumenti di difesa aerea a Kyiv a causa dell’opposizione di una parte della coalizione di governo”.

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