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Il caso

Un Natale senza candidato per Conte: in Lazio il M5s è in allarme

Gianluca De Rosa

Il capo del M5s incassa due nuovi no e tra i grillini comincia a serpeggiare una certa frustrazione. A creare difficoltà anche la legge elettorale laziale che non prevede l'elezione automatica del candidato che arriva terzo. Serve un nome noto per evitare lo smacco

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Il nome c’è, ma non si vede. O meglio: non si sente. Pronunciarlo è vietato. Strarordinaria strategia di marketing politico? “Macchè, la verità è che non trovano nessuno disposto a spendere il suo nome per una missione suicida”, ammettono persino alcuni grillini di Roma e del Lazio che dalla partita sono stati completamente esautorati. “E’ una situazione snervante anche per noi, gestiscono tutto Conte e i suoi fedelissimi a noi non arriva nulla”. E però Paola Taverna ai dirigenti di Sinistra italiana e agli esponenti del coordinamento 2050 di Stefano Fassina e Loredana De Petris, le due forze politiche che hanno scelto di correre in Lazio con i grillini, ancora oggi garantiva: “La candidata governtatrice per il Lazio c’è, ma aspettiamo ancora per presentarla”. Un’affermazione troppo sfacciata per essere creduta.

 

Il Natale è alle porte, il 12 gennaio, giorno in cui scadono i termini per presentare le liste, si avvicina, veenerdì alle 16 si è anche chiusa la finestra per la presentazione delle autocandidature per la compilazione della lista dei candidati consiglieri a 5 stelle. Insomma, il tempo stringe. Negli ultimi due giorni però Giuseppe Conte avrebbe ricevuto due nuovi no dopo quelli delle giornaliste televisive Bianca Berlinguer e Luisella Costamagna. Stavolta, ma è solo una voce, si trattava di ex magistrati (“serve un profilo alla Federico Cafiero De Raho”, aveva detto l’altro giorno Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro prodiano e oggi suggeritore dell’ex premier grillino). Su uno dei due profili Conte starebbe provando a insistere. Per ora, senza successo. C’è una questione di regole che pesa come un macigno. La legge elettorale del Lazio non prevede l’elezione automatica del candidato governatore sconfitto della coalizione che arriva terza. Insomma, il candidato grillino per non finire nell’imbarazzante situazione di non essere eletto neppure in consiglio regionale dovrebbe mettersi in lista e raccogliere molte, molte preferenze. Candidare un carneade  sarebbe un rischio gigantesco. 

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Intanto a sinistra il Pd e il Terrzo polo sono già in campo con Alessio D’Amato, a destra è stata trovata la quadra sull’ex presidente della Croce Rossa Francesco Rocca. A Roma già si vedono i cartelli elettorali. Perdere tempo non ha alcun senso. Sarà stato forse anche per le difficoltà laziali che Conte ha deciso di  cedere in Lombardia sulla candidatura dell’europarlamentare dem Pierfrancesco Majorino. Sotto il Pirellone il capo del M5s è stato praticamente costretto dalla ferrea volontà politica dei pochi dirigenti lombardi del Movimento a chiudere un accordo, ratificato anche dal voto online degli iscritti. Ma su Majorino, anche per timori legati al Qatargate. Oggi però il sostegno a Majorino è stato ufficializzato. Ma non è stato l’avvocato di Volturara Appula ad annunciarlo. Nè tantomeno sono stati pubblicati post o comunicati del M5s nazionale. La notizia l’ha data direttamente Majorino, dopo essere stato informato dal coordinatore lombardo del M5s Dario Violi. Della serie: siamo con il Pd, ma non diciamolo troppo in giro. 
Intanto D’Amato dopo il sostegno di Europa Verde ha incassato il sostegno della Sinistra civica ecologista,  la sigla romano di Massimiliano Smeriglio e Amedeo Ciaccheri
La partita laziale è entrata nel vivo, ma il M5s è ancora senza candidato.
Gianluca De Rosa

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