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editoriali

Il bonus cultura? Usiamo l’Invalsi

Redazione

Meglio un criterio oggettivo. E la sinistra potrebbe proporlo per i meno bravi

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Mentre il ministro insiste a occuparsi dei de minimis della scuola, e verga circolari sul divieto di cellulari in classe, prosegue anche la battaglia non proprio cruciale, anzi a dirla tutta incomprensibile, per la riforma di 18app, il bonus cultura per i diciottenni. Che sarà sostituito dalla nuova “Carta G”. Col nuovo meccanismo – secondo il governo favorevole ai più poveri e ai più bravi – l’erogazione sarà subordinata a un Isee fino a 35 mila euro e al cento alla maturità (che peraltro nella maggior parte dei casi si ottiene a diciannove anni). Considerando che, dati del ministero, nel 2021 hanno preso 100 solo il 13,5 per cento degli studenti, e il 15,6 per cento un voto tra 91 e 99 (il 3,1 ha avuto la lode), il 70 per cento dei maturati non vi accederebbe. Se non eventualmente per reddito. Ovviamente a lamentarsi dell’idea di premiare il voto di maturità è la sinistra – che però era contraria anche a limitare l’erogazione ai redditi bassi, perché “la cultura è per tutti” – secondo cui in questo modo il benefit finirebbe “a quelli che sono già bravi”, i “privilegiati” che non ne hanno bisogno.

 

L’idea è opinabile, il bonus era nato e tuttora si giustifica per altri motivi. Ma, volendo prenderla sul serio, bisognerebbe ricordare tanto al ministro quanto alla sinistra che il voto di maturità non necessariamente premia i migliori. Dati 2022: tra i cento e lode, le percentuali più alte erano in Calabria (6,6 per cento), Puglia e Sicilia; le più basse in Lombardia (1,5) e Piemonte. Soltanto che, quando si passa alle valutazioni Invalsi, più oggettive (e dunque più avversate a destra e sinistra), i risultati 2022 propongono un “divario territoriale” esattamente all’opposto.

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Caro ministro e cara opposizione, se davvero si vuole introdurre un criterio premiale, perché non fare in modo che sia almeno oggettivo? Basato su Invalsi appunto. Per il governo “del merito” sarebbe perfetto. Ma si potrebbe a buon diritto proporre che l’erogazione sia fatta al contrario, cioè sui punteggi Invalsi più bassi, dunque ai giovani da aiutare di più. Con un bonus al demerito, e la sinistra sarebbe contenta.

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