Foto Epa, via Ansa

Il caso

Meloni preferisce Rocca a Rampelli nel Lazio: rottamata la corrente di Colle Oppio

Simone Canettieri

La leader sceglie il capo della Croce rossa come candidato al posto del suo ex mentore. I parlamentari romani mugugnano 

Se tutto questo porterà alla nascita della prima correntina dentro al partito di maggioranza relativa non si sa. Di sicuro la scelta di Giorgia Meloni di candidare nel suo Lazio il presidente della Croce rossa (italiana e mondiale) Francesco Rocca, e non il suo ex mentore Fabio Rampelli, è un fatto che non  passa inosservato. La leader di Fratelli d’Italia chiude i conti con la mistica di Colle Oppio, la sezione romana dove si formò, tra canti del corno e anelli magici, sotto la guida dell’attuale vicepresidente della Camera. Il grande escluso.   Fu così per le comunali  (quando gli venne preferito Enrico Carneade Michetti) e quando c’è stato da formare il governo. Adesso, il tris per le regionali del Lazio. Niente di personale?

 

I rampelliani, già Gabbiani dal nome della vecchia corrente di An, davanti a questa evenienza masticano amaro. Si sfogano nelle chat e nei capannelli, minacciano voti disgiunti, ma alla fine tacciono. Ci mancherebbe. Sono un manipolo di parlamentari. Fedelissimi di “Giorgia”, ma legatissimi a “Fabio”, il vecchio maestro, l’ideologo, il conoscitore di tutti i quartieri, ma anche delle province laziali. Ecco un po’ di nomi in ordine sparso: Lavinia Mennuni, Maria Teresa Bellucci, Andrea De Priamo, Massimo Milani, Federico Mollicone, Marco Scurria e pure il governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio.  Alla fine non accadrà nulla. 


“Giorgia ha deciso di scegliere un civico, ma di non umiliare platealmente Fabio con un altro candidato politico”, sussurrano dalle parti del quartier generale di Via della Scrofa. Nella terna meloniana compariva infatti anche l’europarlamentare Nicola Procaccini, altro turbomelonista, che con un bel sospiro di sollievo resterà a fare la spola fra Bruxelles e Strasburgo. Alla fine dunque Meloni ha scelto di non scegliere dentro FdI, evitando di spaccare ulteriormente la sua creatura nata a Roma dieci anni fa e, fino al boom delle ultime politiche, con i piedi ben saldi principalmente nel Gra. Per settimane, all’ombra della “capa” hanno ballato anche i nomi di Chiara Colosimo, deputata e volto  tv nonché organizzatrice della festa a piazza del Popolo, e di Paolo Trancassini, questore della Camera, segretario regionale del partito e titolare della Campana, ristorante iconico praticamente a Via della Scrofa. 


Meglio Rocca, dunque. Civico, avvocato e manager della Cri, ottimi rapporti Oltretevere, apprezzato anche nei mondi associativi di sinistra che si battono per migranti, rifugiati, nomadi e diseredati. Anche se tuttavia con un’esperienza politica pari a zero in confronto a quella di Rampelli. Si è arrivati al nome di Rocca attraverso il solito giro un po’ bizantino e burocratico dei partiti. Il diretto interessato dopo pranzo si è dimesso da tutti gli incarichi “per mettersi a disposizione del territorio”. Poi è uscito Matteo Salvini, per dare spinta all’ufficiosità, con un “mi piacerebbe, ma non decido solo io”. In attesa del marchio di fabbrica del centrodestra è arrivato il bacio di Gianni Alemanno, ex sindaco della capitale e non solo. A Silvio Berlusconi il nome sta bene perché pensa che sia quello che “funziona meglio, perché la Croce Rossa è molto popolare, e non è considerato troppo di destra”. In serata la nota dei leader: Rocca candidato, Colle Oppio rottamato.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.