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tra bruxelles e palazzo chigi

Il Qatar gate avvicina i Conservatori ai Popolari. Meloni: ora cambierà tutto

Simone Canettieri

Lo scandalo delle mazzette che sta squassando un pezzo di Parlamento europeo interessa anche Meloni. Il patto fra Ppe e Socialisti vacilla

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Bruxelles, dal nostro inviato. “Informatemi passo passo su tutti gli sviluppi del Qatar gate”. Giorgia Meloni l’altro giorno prima di debuttare al Consiglio europeo si è fatta mandare una “nota” dalla pattuglia di Fratelli d’Italia di stanza a Strasburgo, chiedendo di ricevere sempre aggiornamenti. In pubblico la premier ha usato un tono inflessibile e non di parte. Ha parlato dunque di “scenario preoccupante” e di “reazione decisa senza fare sconti” davanti a una situazione dai contorni “devastanti”. E però lo scandalo delle mazzette che sta squassando un pezzo di Parlamento europeo interessa anche Meloni in versione presidente dei Conservatori, e tanto. La cronaca di queste ore sembra far vacillare il patto fra Ppe e Socialisti. Di sicuro smentisce qualsiasi accordo di non belligeranza. “A quasi una settimana dall’inizio dello scandalo i socialisti non hanno riconosciuto il vero problema: una rete corrotta di politici e assistenti all’interno della propria famiglia politica insabbiata da dubbie Ong”, è stata la nota durissima del Ppe. Questo non vuole dire che salti la maggioranza Ursula che governa l’eurocamera, ma di sicuro in questo tritacarne tra chi osserva interessato ci sono sicuramente i Conservatori. In marcia di avvicinamento verso il Ppe. Un modo per entrare nell’odiato mainstream, lasciando la Lega di Salvini e il Rassemblement national di Le Pen al loro destino.

 

La prima manovra ci fu con l’elezione di Roberta Metsola al posto di David Sassoli con i voti anche di Ecr, il gruppo presieduto appunto da Meloni e che esprime anche i primi ministri polacchi e cechi (con i quali è intervenuta per mediare e mandare in porto l’accordo sulla Minimum tax). La premier osserva l’evoluzione della maggioranza Ursula, con tutti i ricaschi “locali” che ci sono nel Pd (ieri il Nazareno ha sospeso l’eurodeputato dem Andrea Cozzolino). “Ci sarà un prima e un dopo”, è il pensiero della leader di destra a proposito di quanto sta accadendo nelle istituzioni europee.

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A Roma, i Fratelli d’Italia, in festa in questi giorni per i dieci anni dalla nascita del loro partito, ci vanno a nozze con questa storia. Il capogruppo Lucio Malan ha già annunciato una mozione contro la corruzione che presto sarà votata a Palazzo Madama. Fabio Rampelli parla di nuova “Tangentopoli mascherata da accoglienza” con un parallelo fra la Coop 29 giugno di Salvatore  Buzzi e l’ong di Pier Antonio Panzeri. Per i Socialisti europei non tira una bella aria, specie per quelli italiani del Pd se è vero che Giuseppe Conte dopo aver brigato per entrare nel Pse sta accelerando il più possibile per far accogliere il M5s nella casa dei Verdi. Addio, compagni. Gli uomini di Giorgia Meloni sognano una maggioranza di centrodestra a Bruxelles nel 2024. Ci saranno prima interessanti test intermedi. A seconda di come andranno le elezioni in Spagna e Polonia potrebbe attenuarsi o infittirsi ulteriormente. Per il leader del gruppo Id, Marco Zanni,  “quanto avvenuto in casa dei socialisti rappresenta l’ennesimo segnale di una maggioranza giunta ormai, nei fatti, al capolinea e senza più alcuna ragione di esistere”, come spiega all’Ansa. Pronto a tendere la mano perfino al Ppe purché lasci i Socialisti. “Se ancora ha a cuore certi valori, batta un colpo e dia un segnale, è ora di cambiare questa Europa e noi ci siamo”. Parole che lasciano il tempo che trovano, ma che sono la spia di movimenti a cui Meloni guarda con molto interesse.            

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