Il reportage

Il lamento della cultura di destra, oggi che governa la destra. La sindrome dei costipati immaginari

Carmelo Caruso

Al decennale di Fratelli d'Italia va in scena il dibattito con il ministro Sangiuliano e gli intellettuali d'area. Gli argomenti sono sempre quelli dei 'perseguitati': "Egemonia di sinistra"; "necessità di un nuovo immaginario"

Sono i “costipati immaginari” i nostri nuovi “fascisti immaginari”. Sono gli intellettuali di destra che credono ancora governi la sinistra. Inalano flaconi di “Franceschini Vaporub”, ripetono che la loro opera è ostracizzata e che da ora in avanti è necessario “costruire un nuovo racconto”. Era infatti vero che, venerdì mattina, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, videocollegato alla festa di FdI, per discutere del “Nuovo immaginario italiano”, fosse “costipato” di naso, ma era altrettanto vero, come raccontava il militante Francesco Ciulla, “che noi di FdI non riusciamo a pensarci se non come perseguitati. Siamo ‘costipati’ anche nello spazio. Mancano le sedie…”.

 

E’ da dieci anni che FdI organizza, a Roma, a piazza del Popolo, la sua kermesse, chiamata Atreju, ma una cosa è farla da eretici un’altra da partito che esprime il presidente del Consiglio. Giampaolo Rossi, il signor Rai, che è rimasto senza Rai, ricorda che questo miracolo è stato possibile grazie a “un manipolo di coraggiosi”. Parlano ancora di miracolo. E’ come se ne volessero un altro, ma cosa resta dopo il governo?

 

Federico Mollicone è oggi presidente della commissione Cultura della Camera e presenta sul palco “i nostri ineffabili relatori” dopo aver inveito su Franceschini: “E’ finita! E’ finita!”. Oltre a Rossi, ci sono Pietrangelo Buttafuoco, Alessandro Giuli, neo direttore del museo Maxxi, Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura che vuole ingaggiare una lotta “contro il brusio”, e il regista Pupi Avati che racconta la sua vita da formidabile “perdente”: “Suonavo il clarinetto e volevo diventare un grande jazzista. Una sera un nanerottolo fece un assolo. Si chiamava Lucio Dalla e io, purtroppo, non disponevo di un talento all’altezza”. E’ il più applaudito insieme a Buttafuoco, uno che, insieme a Rossi, non ha ricevuto nessun incarico. Se è il meglio della destra, e non lo è solo della destra, perché la destra non sceglie il meglio? In platea c’è un altro ragazzo che gli iscritti di FdI venerano: “I suoi libri sono i nostri Adelphi, leggili”. Si chiama Sebastiano Caputo e si è inventato una casa editrice di nome Gog, come il romanzo di Giovanni Papini. Anche lui è rimasto fuori da questa grande abbuffata, da questo “PalaSangiuliano” dato che come rivendica il ministro: “Grazie a me, e Giovanni Donzelli, è presente il maestro Avati”.

 

E’ riuscito anche questa volta a elencare tutta la sezione classici del Libraccio: “Mi piace citare il Prometeo incatenato, ma anche il mito della Caverna di Platone. Ma voglio ricordare anche la tesi, l’antitesi e la sintesi di Hegel. Fermo restando che nessuno vuole sostituire l’egemonia gramsciana. E ora, se consentite, voglio tornare a Norberto Bobbio”. Gli aveva fatto eco Giuli: “Attenti, da noi si aspettano lo sciovinismo. Una fioritura di mostre sul futurismo”. Per fortuna, in videocollegamento, non si sa da quale luogo, ha fatto irruzione la moglie di Sangiuliano che Sangiuliano ha tentato in tutti i modi di salvaguardare prima di dire a Buttafuoco: “Perché noi, caro Pietrangelo, i pregiudizi li abbiamo affrontati nella nostra volontà di affermarci. Adesso dobbiamo tornare all’aria aperta”. Sono ancora convinti di vivere nelle catacombe e invece siedono al ministero, accedono alle trasmissioni, guidano i musei, ma è sempre colpa di Franceschini. Ecciiii! I costipati.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio