Matteo Salvini, durante un evento elettorale a Padova, 03 giugno 2022 (Foto da Facebook) 

Scacco a Matteo

“Pronti a restituire la Lega ai militanti”. Parte l'offensiva per il congresso di Padova

Francesco Gottardi

Fabrizio Boron e Roberto Marcato hanno scelto Michele Giraldo per sfidare il candidato salviniano nel voto che si terrà domenica. Il consigliere regionale al Foglio: “Da qui il nostro grido si diffonderà in tutto il Veneto”

Il fair play prima di tutto. “Che vinca il migliore”, in ballo la Lega padovana. “E il segretario migliore è colui che può dare rilancio al partito: aprirlo al confronto e riavvicinarlo al territorio”. Parola di Fabrizio Boron, consigliere regionale dissidente e per un attimo candidato di punta al congresso del prossimo 18 dicembre. “Decine e decine di militanti me l’hanno chiesto: il Carroccio ha buttato via consenso, dimenticando le proprie battaglie storiche. Bisogna rinsavire”. Poi, oggi, il dietrofront: l’uomo della base contro “il club privato di Salvini” sarà Michele Giraldo. Giovane sindaco di Brugine, ma attivista storico. Con il benestare di Boron e Michele Rettore, i due big che hanno deciso di fare un passo a lato per il bene comune. “E cioè ascoltare il forte grido d’aiuto del Veneto, mentre i leghisti a Roma sprofondano nella poltrona”.

Parliamo con Boron lunedì sera. In quel momento, le candidature sul tavolo per il congresso di Padova sono tre: quella di Nicola Pettenuzzo, soldato di Massimo Bitonci quindi di Salvini, più Rettore e Boron. Che sul gong si è aggiunto ai primi due: “Anche per puntare il dito contro quella norma idiota che nega ai consiglieri regionali di candidarsi”. In effetti, soltanto a loro: non c’è alcun veto su ministri o amministratori locali. “Ne è seguito un acceso dibattito e Salvini ha tagliato corto dicendo che chiunque può presentare il proprio nome. Ma a rigor di regolamento, il divieto c’è ancora: vediamo se vale più la burocrazia del Carroccio o la parola di Matteo”, sorride Boron. “Forse sono il più salviniano di tutti”. Forse no. “La ratio dietro la norma si riflette a livello regionale”, dove il congresso è previsto a inizio 2023. “Magari bloccando la candidatura degli assessori, capite? Come l’amico Roberto Marcato”. Il bulldog della Liga, sempre più furibondo per il suicidio multiplo del suo partito in terra veneta. In queste settimane ha giurato che se gli verrà impedito di correre per la regione, sfiderà Salvini alla segreteria federale. E allora tutti all’attacco. “Marcato è l’uomo giusto per risvegliare le coscienze e le anime in una ritrovata primavera verde”.

Il problema è che a Padova lo pensano sia Rettore sia Boron. Con il rischio di pestarsi i piedi e favorire il terzo incomodo. “Stimo Rettore”, dice il consigliere regionale. “È un attivista di lunga data che incarna i nostri valori e la vera militanza congressuale: mi auguro che da qui a domenica ci sia l’occasione di parlarsi e trovare unità di intenti”. Succederà poche ore dopo, fino a tarda notte, in una lunga riunione a Noventa Padovana: la città di Marcello Bano, il sindaco da cui quasi un anno fa partì la valanga contro la nomenklatura. “Discutere insieme significa individuare il miglior candidato per la Lega”. Ci si aspetta una mossa à la Terzo polo, con uno dei due galli a cedere il passo all’altro. Alle fine l'accordo si è trovato su un terzo nome, quello di Giraldo, che Boron e Rettore hanno incoronato con una nota congiunta ritirando le proprie candidature. C’è pure lo zampino di Marcato, che approva la manovra. La sostanza non cambia: “Trovare la formula per uscire dal pantano del 7 per cento”.

I congressi lombardi hanno palesato la spaccatura. Quelli veneti – a Rovigo è stato già rieletto per acclamazione Guglielmo Ferrarese, zaiano di ferro – saranno il terremoto che nemmeno Roma potrà ignorare: “Non ho dubbi che emergerà e si affermerà la linea Marcato”, garantisce Boron. Domenica oltre a Padova si vota a Verona, a gennaio nelle altre province. “La furbizia di qualche tessera creata a fini congressuali porta male: magari nella capillarità di un contesto locale può farla franca, ma in regione il mare è più grande. E la tempesta più forte”. Basti vedere il Friuli-Venezia Giulia, dove già spopola il faccione di Fedriga. “Salvini sparito? Ostrega, cercavo di scappare dalla domanda: diciamo che saper amministrare e stare vicini alla gente, agli artigiani, alle imprese, assicura il sostegno del territorio. Che quando invece ti percepisce distante, te lo fa pagare. E in ambito nazionale, per farci sentire distanti, le abbiamo combinate tutte”.

O troppo poche: autonomia, avanti. “Il tempo è decotto”, Boron suona la carica. “Calderoli è il ministro giusto per portare al centro dell’attenzione un diritto sacrosanto dei veneti, sancito da un referendum e dalla Costituzione. Ma entro il 2023 i risultati si dovranno vedere, altrimenti gli elettori si demoralizzeranno e non ci riconosceranno più nemmeno questa battaglia: sarebbe davvero la fine della Lega”. Stoccata finale ai padovani del club. “Zaia è da cinque anni che si batte in trattative col governo sulle materie da delegare. E dopo le ultime elezioni, c’è qualche parlamentare”, Bitonci in testa, “che dichiara che si è sbagliato percorso? Mente salda e cuore saldo portano a casa i risultati. I mezzucci tengono salda la carega, ma fanno perdere tutto il resto”. Aria nuova cercasi. “Lo vedrete, con Michele Giraldo si cambierà musica: lui rispetta lo statuto e le persone. Lui”.

 

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