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La Lega si spacca a metà. Salvini vince il congresso di Varese e Pavia ma perde Brescia, Lodi, Cremona

Carmelo Caruso

In Lombardia la Lega non è più di Salvini. Dopo Bergamo, il Comitato Nord di Bossi si prende Brescia, Lodi, Cremona. A Varese assente Giorgetti. Non ha votato

Da oggi è un segretario di minoranza. Matteo Salvini è segretario di mezza Lega. La Lombardia non è più sua. Ne ha metà. I congressi provinciali di Varese, Pavia, Brescia, Lodi, Como, Cremona sono finiti con un 50 e 50. A Varese, il congresso sicuramente più rilevante, e qui che la Lega è stata fondata, ha vinto Andrea Cassani per soli 12 voti. Era il candidato sostenuto da Salvini. L’altro era uno Spartaco senza sponsor, Giuseppe Longhin è riuscito a ottenere 217 voti. Le schede nulle sono state 13. Le bianche tre.

 

A Brescia, una provincia che nell’ economia della Lega vale quanto tre province, ha vinto la candidata Roberta Sisti. E’ vicina al Comitato Nord, la corrente di Bossi, uno che ci ha messo la faccia, la forza. Si è presentato sabato mattina, al Castello di Giovenzano, dopo settimane di ospedalizzazione e ha parlato ai militanti: “Se perdi l’identità muori”. Sisti ha battuto Alberto Bertagna. Questa Lega, la Lega degli Enrico Toti, ha vinto anche Lodi.

 

Claudio Bariselli è un altro dei critici della linea del segretario, uno che pubblicamente si è opposto al Ponte sullo Stretto. Stessa cosa a Cremona. Segretario è Simone Bossi altro leghista da Comitato Nord. Pavia va a Jacopo Vignati, grazie al sostegno del vicepresidente del Senato, Gianmarco Centinaio. Non si può dunque dire che ha vinto il candidato di Salvini. E’ più corretto scrivere che ha vinto il candidato di Centinaio. A Como è stata invece riconfermata Laura Santin. E’ la moglie di Fabrizio Cecchetti, segretario della Lega Lombarda, uno che in Lombardia ha lavorato contro Attilio Fontana. Famoso il suo messaggio in chat in cui cercava di ostacolare la corsa di Fontana.

 

A Rovigo, in Veneto, al primo congresso provinciale, ha vinto Guglielmo Ferrarese. E' vicino all'assessore Cristiano Corazzari. E' la linea Zaia

 

Salvini ha ovviamente esultato per il risultato di Varese. E’ vero, ha vinto nella città di Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia, il leghista che nella domenica più bella ha scelto la “casa in collina”. Ha preferito non partecipare alla più formidabile “resistenza” di sempre. Una resistenza di chi non aveva nulla se non una tessera. Ha preferito tenersi lontano. Non si è presentato. Lo attendevano tutti. Molti avrebbero voluto trovare il coraggio che gli mancava, lo avrebbero trovato in lui. Ma lui non c’era. Si è nascosto come i personaggi di Cesare Pavese. Arriverà sicuramente a grandi traguardi ma ci arriverà come Corrado, l’eroe dello scrittore più malinconico della nostra letteratura. Cercava sempre la collina più lontana per sfuggire alla storia che è fatta di conflitti.

 

Gli altri combattevano al suo posto. Lui si salvava e scriveva, filosofeggiava. Quando prendeva coraggio non c’era più nulla per cui combattere. Non era rimasto niente. Salvini  non è imbattibile è solo un uomo, e gli va dato atto, che ha più coraggio di tanti altri leghisti. Era pronto anche a presentarsi a Varese. Poche settimane fa ha perso a Bergamo, oggi Brescia, Lodi, Cremona e a Varese, anche se vinta, ne ha appunto metà. Su Facebook l’ex segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, ha commentato i risultati: “Se penso che fino a poco tempo fa tutta la Lega in Lombardia era una caserma prussiana qualcuno dovrebbe fare mea culpa. Oggi lo abbiamo dimostrato. Divampa la speranza".

 

Un giorno, se verrà, i nomi di questi anonimi segretari e non, Fabrizio Sala (a Bergamo), Roberta Sisti (Brescia), Claudio Bariselli (a Lodi), Giuseppe Longhin (a Varese) meriteranno gli applausi. Alzarono la testa. Non si rifugiarono in collina.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio