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L'intervista

"Moratti resta la candidata di Salvini. Fontana è un arido. Inadeguato". Parla Majorino

Carmelo Caruso

"La mia sinistra non è rancorosa. Mi so assuemere responsabilità di governo. Con o senza il M5s, andiamo avanti. Maran con me". A tu per tu con il candidato del Pd in Lombardia

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Pierfrancesco Majorino, è un permaloso? “Non lo sono”. Stiamo chiamando da Roma e a Roma, con rispetto parlando, non la conosce nessuno. Si sa che è un europarlamentare del Pd e che il Pd ha deciso di puntare su di lei. Sarà il candidato alle prossime elezioni regionali della Lombardia del 12 febbraio. Dovrà correre contro Attilio Fontana e Letizia Moratti. Ma lei, in breve, chi è? “Uno che si batterà a testa alta. Un politico impegnato nel sociale, assessore ai Servizi sociali di Milano per otto anni. Passione e coerenza di comportamenti, sono questo”. La sua prima tessera? “Federazione dei giovani comunisti nel 1987”. I suoi riferimenti? “Mi sono formato sui libri di Vittorio Foa”. La descrivono come arci sinistra. Si ritrova? “La mia sinistra non è la sinistra rancorosa”. E’ un movimentista come suggeriscono? “Se significa non essere dogmatici, lo rivendico. Non la accetto se si intende non assumersi responsabilità di governo. Io me le assumo”.


Giuseppe Conte ha dichiarato: “Majorino, me ne parlano bene. Non lo conosco”. Majorino, è vero che lei non conosce Conte? “E’ vero. Non ho mai parlato direttamente con lui”. Il Pd ha scelto lei perché ritiene il suo profilo il più adatto per trovare un accordo con il M5s. Se l’accordo non si fa, lei, che fa? “Correggo. Il Pd ha scelto me per quanto fatto nel sociale, in Europa. Il Pd mi ha chiesto di correre per tenere insieme il centrosinistra e per cercare un’intesa con il M5s”. Si vedrà con Conte? “E’ previsto un confronto. Sarà alla luce del sole. Entreremo nel merito delle questioni come il M5s stesso ha proposto. Se ci sono le condizioni, bene. Altrimenti andiamo avanti”. Mentre scriviamo, Conte è a Scampia e arringa i suoi sanculotti che percepiscono il Rdc. Cosa ne pensa del M5s? “Che si tratta di una forza nata inizialmente con una forte carica di rabbia, che ha occupato lo spazio lasciato dalla sinistra, dal Pd. Oggi è una forza in trasformazione. Sulle questioni internazionali sono distante dalle loro riflessioni. Non li demonizzo ma non li inseguo. Mi interessa sapere chi siamo noi, noi del Pd, e poco mi importa dare giudizi su chi sono loro”. Lei, al Congresso del Pd, sosterrà Elly Schlein? “Non è un mistero che sia un suo amico. La sua presenza è una boccata di aria fresca”.

 

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Nelle sedute spiritiche del Pd, quelle dove si ragiona di statuti, c’è chi ha parlato di un partito “ordoliberista”. Secondo Majorino il Pd è stato in questi anni “ordoliberista”? “Io lo definirei un partito pan-istituzionale. Un partito che, a volte, ha rischiato di apparire, anche a prescindere dalla volontà, come un partito del potere per il potere, troppo legato alla questione della responsabilità. Incapace di alzare la voce”. Ordoliberista? “Dire che questo partito è subalterno al mercato non è vero. Non partecipo a questo dibattito”. Per settimane, e anche il Foglio ne ha scritto, si è dibattuto su Letizia Moratti e sull’opportunità di un dialogo tra Pd e Terzo Polo. Majorino, da quanto abbiamo capito, il dialogo con il M5s potrebbe concludersi con un nulla di fatto. A quel punto il Pd proverà con Moratti? “E’ diventata  una domanda ossessiva”.  Risponde? “Rispondo che Moratti è un riferimento del centrodestra, con una lista piena zeppa di figure di centrodestra. La rispetto ma non posso allearmi con chi è stato corresponsabile delle scelte di questa giunta. Moratti sarebbe stata la candidata di Salvini se solo Salvini non le avesse sbattuto la porta. Ha cambiato orizzonte solo perché non ha trovato collocazione”.

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Ci toglie una curiosità? Ma esiste la “loggia del Pd milanese”? “E cosa farebbe questa potentissima loggia?”. Ad esempio si racconta che abbia imposto la sua candidatura a scapito delle primarie che chiedeva con insistenza Pierfrancesco Maran, assessore di Beppe Sala. Vi riunite con i cappucci? “Scherzi a parte, sono stato il primo, già un anno fa, a dire che servivano le primarie. Erano senza dubbio uno strumento che andava utilizzato ma con tempo. La verità è che il Pd è arrivato al limite”. Maran? “Sarà al mio fianco, alla prima manifestazione. Così come il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono. Ho molto apprezzato in questi giorni il sostegno generoso di Stefano Bonaccini”.

 

Parlando di Lega. Di tutti i leghisti, Attilio Fontana, è la figura più rispettata, almeno in Lombardia. Lo ritiene sul serio responsabile della pandemia? “Non ho mai detto questo. Dico che deve dare conto delle liste d’attesa, del perché, in una regione d’eccellenza sanitaria, pubblica e privata, si sono verificati casi di attesa insostenibile. Ecco perché nel nostro programma c’è una profonda riforma del settore sanitario”. Quindi Fontana? “E’ palesemente inadeguato. Una figura istituzionalmente arida. E’ la faccia dell’aridità del centrodestra lombardo”.  Cosa sta leggendo? “Glocal a Confronto”. E’ un libro formidabile di Piero Bassetti e Stefano Rolando. Sto anche scrivendo”. Cosa? “Un romanzo”. Meglio la Lombardia o la pubblicazione? “Pubblicare un romanzo dopo aver conquistato la Lombardia”.

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