+Europa va a congresso, con la tentazione di entrare nel Terzo polo. Renzi ci crede. Della Vedova: "Vediamo"

Valerio Valentini

L'ex premier e Calenda scelgono di rimandare la nascita del partito unico: "Con la federazione siamo più attrattivi". Della Vedova, che incontra Moratti a Milano, non esclude un'intesa con Azione e Iv. Il partito di Emma Bonino rinnoverà i suoi vertici a fine febbraio: e la mozione di chi vuole un'alleanza al centro inizia a prendere consistenza

Resta “attendista”, dice. “Wait and see”, è la sua indicazione. Ma in quell’esibizione di cautela sta il senso di una possibilità, più che di una prevenzione. E infatti nei suoi colloqui riservati Benedetto Della Vedova – che mercoledì ha incontrato a Milano Letizia Moratti –  non esclude affatto l’ipotesi che Matteo Renzi delinea già col tratto di chi è convinto che le cose andranno come prevede, “perché così vuole la logica”, e insomma che alla fine +Europa entrerà stabilmente nel Terzo polo. Se insomma l’ex premier e Carlo Calenda hanno rimandato la fusione tra Iv e Azione, optando invece per una federazione, non è per un residuo di reciproca diffidenza tra i due leader, ma perché “così sarà più facile includere altri soggetti”. +Europa, appunto.

Le tossine della campagna elettorale, di quello strappo di Calenda con gli amici ex radicali condito di vicendevoli improperi e accuse e rinfacci,  vanno smaltite, a dispetto di un risentimento ancora vivido da parte di Emma Bonino. La quale, tra le varie, ha vissuto con una certa amarezza soprattutto quella mezza mascariata   subita da Calenda in merito ai finanziamenti di George Soros. Lo stesso Riccardo Magi, presidente del partito, considera “ancora troppo fresche, troppo profonde”, le rotture prodottesi alla vigilia del 25 settembre, e l’apprezzamento per gli appelli al ritrovarsi lanciati nei giorni pari da Calenda lo mitiga con l’insofferenza per “gli insulti che ci riserva” nei giorni dispari.

Ma c’è un tempo per ogni cosa. E quello del risentimento, forse, nel cantiere sempre aperto e sempre caotico del centro, va accantonato. Non solo a Roma, pare. Se infatti Della Vedova, segretario nazionale di +Europa, ha accettato l’invito da parte della Moratti per un colloquio, non è per mera curiosità di conoscere i progetti della candidata terzopolista. C’è che andava sanato un mezzo sgarbo, una dichiarazione forse troppo avventata rilasciata a caldo, nell’immediatezza dell’annuncio della “discesa in campo” di Moratti, quando lo stesso Della Vedova, che vedeva in Carlo Cottarelli il profilo migliore per sfidare Attilio Fontana alle regionali, lamentò come “questa autocandidatura rompa l’unità del fronte che si oppone alla destra”. All’ex ministra berlusconiana Della Vedova ha illustrato “le difficoltà che il nostro elettorato riscontra nel sostenere chi, fino a poche settimane fa, faceva parte di una giunta leghista”. “Ma il mio sarà un profilo civico, che non si appiattirà su nessun partito”, ha replicato Moratti, ansiosa di allargare quanto più possibile la sua piattaforma elettorale. E insomma i due si sono congedati con la promessa di riparlarsi, rimandando le deliberazioni decisive a una fase in cui lo scenario sarà più chiaro. “Se nella coalizione di centrosinistra ci fossero i grillini, ad esempio, per noi restare diventerebbe impossibile”, ripete Della Vedova.

Per il quale, del resto, vale sempre il principio per cui “+Europa non è di centrosinistra, ma sta nel centrosinistra”. Al Pd è insomma legata da un’alleanza che non è scritta nella pietra ma che si spiega nella logica del quadro politico attuale, “un po’ come i liberali tedeschi stanno, in questa fase, con l’Spd”.

Insomma, siccome la fase è magmatica, è giusto tenersi le mani libere. Almeno fino al 24 febbraio: quando, è notizia di queste ore, è stato convocato – in sostanziale coincidenza con le primarie del Pd – il congresso di +Europa. Lì le diverse visioni, rispetto all’atteggiamento da tenere col Terzo polo, si confronteranno in modo netto: e se da un lato c’è chi, come il presidente Magi, predica la necessità di una relazione privilegiata col Pd, c’è anche chi, come Valerio Federico e Giulio Del Balzo che già stanno allestendo una mozione congiunta per scalare il partito, auspicano un’intesa solida con Azione e Iv. “La nostra interlocuzione privilegiata, nonostante quello che è accaduto in campagna elettorale, non può che essere coi partiti che guardano a Renew Europe e l’Alde”. Racconta Silvja Manzi, già amministratrice e tesoriera di +Europa:   “Va detto che sul territorio, almeno qui in Piemonte, spesso ci si considera di fatto una comunità coesa, si condividono scelte e iniziative. In questo senso la prospettiva più ragionevole sarebbe quella di una federazione col Terzo polo”. E non che, a livello generale, non lo pensi anche lo stesso Della Vedova, che valuta se ricandidarsi alla guida del partito. “Sul piano ideale, dei valori, dell’agenda, noi siamo di certo più vicini a quel mondo”, dice. Subito aggiungendo, però, che bisogna prima valutare l’evoluzione reale che avrà il Terzo polo, anche rispetto al suo rapporto dialettico col governo Meloni, visto che al momento il profilo di quella forza politica è riassunto nel carisma dei suoi due leader e nei loro volubili umori. “Wait and see”, quindi. A fine febbraio mancano ancora tre mesi. 

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.