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Il retroscena

I consigli di Fini a Meloni e il tour della premier: ecco l'Air force Giorgia

Simone Canettieri

La presidente del Consiglio ha ricostruito un rapporto con l'ex capo di An. Intanto prepara l'agenda europea. A partire dal viaggio a Bruxelles 

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Notizia: Giorgia Meloni e Gianfranco Fini si parlano. O meglio: da un anno a questa parte il capo di An e la leader di Fratelli d’Italia hanno riannodato i fili di una storia che si era interrotta dopo l’uscita di scena dell’ex presidente della Camera. I contatti si sono fatti più frequenti in campagna elettorale. E sono andati avanti anche nelle ultime settimane dopo il successo di “Giorgia”, la ragazza che Fini a sorpresa indicò prima come vicepresidente della Camera e poi come ministro dell’ultimo governo Berlusconi. Attenzione: da parte dello sdoganatore della destra missina non c’è alcuna velleità di tutor, né la premier è detto che segua i suoi consigli. “Lei ascolta tutti, poi decide di testa propria”, assicura chi le sta vicino. Ma Fini e Meloni che si parlano è un fatto. 

Meloni ascolta Fini – a cui è legata anche dalla segretaria particolare Patrizia Scurti già nello staff del capo di An – come fa con tanti grandi vecchi. In questo caso li unisce forse la traiettoria sulla quale portare la destra italiana: musealizzare la Fiamma senza anatemizzarla, l’idea di una destra laica e repubblicana. Un partito di massa conservatore in Europa ma in grado di dialogare con il Partito popolare. Sfide, ragionamenti, emancipazioni e percorsi. Fini d’altronde dopo il successo di Meloni alle elezioni si è presentato davanti alla stampa estera per rivendicare o forse garantire sulla bontà  delle intenzioni della nuova capa.

E domenica andrà in tv dopo anni di assenza al cospetto di Lucia Annunziata. Sono rapporti di cui tener conto. Chi ha parlato con l’ex presidente della Camera ha raccolto l’entusiasmo per il discorso programmatico pronunciato da Meloni a Montecitorio. Il ricamo finisce qui, anche se è destinato a continuare. Perché la “capa” non è più la ragazzina che impallidiva al cospetto del segretario tutto d’un pezzo in Via della Scrofa, anche se la storia le ha dato la stessa stanza al secondo piano del palazzo simbolo della destra italiana.

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Queste conversazioni inedite occupano uno spazio minimo nella giornata di chi da ieri, con il via libera del Senato, è chiamato a governare il paese. L’esame con il Cav. è andato bene.  Adesso Meloni deve chiudere i dossier interni. Per il capo di gabinetto il nome di Gaetano Caputi è dato per acquisito. Manca la figura del portavoce-capoufficio stampa, questo sì. Poi c’è la partita dei sottosegretari che da Fratelli d’Italia dicono di voler chiudere per  il fine settimana, massimo inizio della prossima. Molto più interessa nte è l’ “Air force Meloni”. Le missioni internazionali che l’inquilina di Palazzo Chigi ha messo in agenda. I primi di novembre, in compagnia si immagina del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, dovrebbe sbarcare a Bruxelles. Dove l’attenderà un incontro abbastanza storico con i vertici delle istituzioni Ue:  il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Saranno foto storiche e anche di accreditamento per una leader che è stata sempre molto dura (eufemismo) con Bruxelles e con i simboli materiali e fisici che la rappresentano. Va detto che nei giorni scorsi da Palazzo Chigi sono partite telefonate proprio dirette ai vertici di queste istituzioni.  Dunque Bruxelles, ma non solo. Sarà  una sorta di antipasto prima del gran debutto a Bali per il G20 atteso per il 15 novembre. La prima di Meloni al cospetto dei grandi della terra. Dove incontrerà sicuramente Joe Biden: con il presidente degli Usa c’è stata due giorni fa una telefonata. Che potrebbe aver prodotto un ci vediamo a Bali, ma anche una visita in America della presidente del Consiglio.

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Agenda alla mano – anche se tutto può cambiare – è difficile che avvenga entro quest’anno. Negli appuntamenti in attesa di una conferma ci sono anche Alicante (Euromed) e Tirana (vertice per i Balcani). Il vero obiettivo resta la missione a Kyiv, in Ucraina. Un gesto forte e d’impatto, anche alla luce delle accuse rilanciate da Mosca contro Roma. Lo staff della premier ci sta lavorando, di sponda con i nostri servizi, per valutare la gestione logistica di un viaggio che a Palazzo Chigi reputano irrinunciabile. L’Air force Meloni dunque è pronto a mettersi in moto. La gestione della maggioranza, dopo il voto di fiducia di ieri in Senato, non è un problema. Anzi. Resta un aspetto non secondario: smentire gli scettici, raddrizzare le facce storte e i pregiudizi, dimostrare il volto europeo di una destra di governo non per forza sovranista. Ma rivolta verso il futuro.  Il viaggio che Fini intraprese e che Meloni potrebbe portare a termine.
 

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