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La piantina

Grand Hotel Meloni. Ecco tutte le stanze del sottogoverno. Caputi capo di gabinetto del premier

Carmelo Caruso

Il sottogoverno come un albergo. Al Viminale andrebbe Paolo Barelli. Ma la ressa (leghista) è fare il vice all'Agricoltura. Giorgetti sceglie il tandem Varone-Perrotta per il suo gabinetto. Il caso Valentini

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Oltre al tetto del contante si deve alzare la superficie di governo. Deputati, senatori,  figli di una corrente minore, avvocati dello Stato, consiglieri giuridici. In comune hanno una cosa. Desiderano tutti una stanza al Grand Hotel Meloni. Ogni ministero è un piano. Sono 24. Al 25esimo si arriva a Palazzo Chigi. Qui una “suite” è già stata riservata per Gaetano Caputi, prossimo capo di gabinetto del premier. Al Mef, il 24esimo piano, vista panoramica sui conti, ci sono due “junior” prenotate. Una è quella di Stefano Varone (sarà capo di gabinetto di Giorgetti) mentre l’altra è per Daria Perrotta che deve assumere il coordinamento dei legislativi. E’ come Booking: “Meloniano, affrettati. Ultimi posti disponibili”. E clicca!

 

Immaginate un albergo. Il governo Meloni in queste ore somiglia a quello amato da Federico Fellini. Ci sono due direttori d’albergo. Uno è Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura. Al Senato, ieri, per parlargli, si prendeva il ticket come alle Poste. L’altro è Guido Crosetto, ministro della Difesa. Alle 16, Crosetto, alla buvette, ha pure ricevuto due noti immobiliaristi della politica luxury. Uno era Matteo Renzi, che possiede il Resort Azione, in comproprietà con Carlo Calenda. L’altro era Dario Franceschini che da tre generazioni manda avanti il Grand Hotel et des Palmes democratiche. Volevano sapere da Crosetto quanti bus sono attesi. Ma andiamo al piano 16. E’ quello dell’Agricoltura di Lollobrigida. Per alloggiarci, in qualità di viceministri e sottosegretari, tra un po’ scoppia una rissa. I leghisti hanno una famiglia con bagagli. Uno che ha prenotato da mesi è Mario Lolini, segretario della Lega Toscana. Un altro che dice “io pure, io pure” è Marzio Liuni, che i suoi fradell leghisti chiamano el campesinos (ha una passione per il giardinaggio). Ma pure Lorenzo Viviani, sempre Lega, vuole il suo agriturismo ministeriale.

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E’ pronto a rivolgersi all’Ufficio reclami. FdI a sua volta, all’Agricoltura, ha già adibito la stanza per Luca De Carlo (il suo nome girava perfino come ministro). In questi giorni starebbe sorgendo un altro imprevisto. Se il ministro è di un partito è inedito che il suo vice sia dello stesso partito. Chiaramente si faranno degli strappi (basta lasciare qualche mancia, in politica si chiama favore, “me ne ricorderò”, ed è una banconota legittima). Salvini non può essere allontanato da Edoardo Rixi alle Infrastrutture, 10 piano, dove è atteso Giuseppe Mangialavori di Fi. Salvini e Rixi hanno pagato la pigione per cinque anni e di diritto possono ricevere ospiti. Ieri si è presentata Letizia Moratti a cui Salvini avrebbe proposto, dicono, una soluzione saggia: “Ancora un ticket con Attilio Fontana in Lombardia e non se ne parla più”. Fermi, c’è l’ascensore. Entriamo. All’Interno, ventesimo piano, finestra sul Viminale, il leghista Nicola Molteni dovrebbe incontrare, lungo il corridoio, la sorella d’Italia, Wanda Ferro e Paolo Barelli, lui sì vero sportivo nuotatore e amico di Antonio Tajani che ha un attico al 22esimo. Al 25esimo piano, che è il piano Chigi, quello presidenziale, hanno disposto un paravento.

 

A Giovanbattista Fazzolari (sarà sottosegratario per l’attauzione del programma) basterà bussare e potrà comunicare con Alfredo Mantovano (sottosegretario uno) ma anche con Alessio Butti (FdI) che è addirittura il nuovo Colao (avrà la delega del digitale). Al Mef c’è già l’armadio con la gruccia del patriota Maurizio Leo (Berlusconi ha invece un voucher da distribuire o ad Antonio Martusciello o a Claudia Porchietto o a Ugo Cappellacci). Leo sarà viceministro come dovrebbe esserlo il leghista Massimo Bitonci, che da oggi, su richiesta del vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa, il dandy di Monza, torna semplicemente Bitonci e non più il noto cantautore sanremese che arrivava sempre secondo. Quando abbiamo fatto ironia, l’abbiamo fatta per dire con il sorriso cose vere. L’ironia, e vale ricordarlo, è un analgesico e serve alla politica quando si monta la testa. Nel caso di Stefano Candiani, deputato leghista, che sembra restare fuori dal sottogoverno, il dispiacere è sincero perché è condiviso da molti suoi colleghi che dicono: “Si merita di andare in un ministero”. Lo meritava anche Jacopo Morrone, sempre Lega, a cui hanno riferito che il piano Giustizia è tutto occupato. Viceministro di Nordio sarà Francesco Paolo Sisto di Fi e Andrea Del Mastro (FdI). Come sanno tutti i migliori concierge in un albergo ci sono ospiti che vanno seguiti. Uno è Valentino Valentini, che è un capitolo della saga Berlusconi.

 

Un comodino di governo lo avrà ma non può essere quello degli Esteri come desiderava. Non può neppure andare alla Difesa dove c’è una sola stanza da sottosegretario, una piazza e mezzo. Alla Sanità, al nono piano, Marcello Gemmato di FdI ha già appeso, fuori dalla porta, il “Do not disturb”. Al Senato, prima di lasciare la chiave in portineria a Lollobrigida, si è intrattenuto con Rossano Sasso della Lega. Sasso chiedeva come si apre la porta da viceministro al piano 7, quello dell’Istruzione, dove avrebbe già spalancato la finestra Valentina Aprea di FI. E ovviamente, ce ne scusiamo, ma non è possibile dare contezza di tutte le camere del Grand Hotel Meloni. Dunque non resta che fare il check out con le parole di Sacha Guitry, fattorino d’albergo. Sono tratte dal magnifico  “Memorie di un baro” (Adelphi): “Adoravo quell’andirvieni di viaggiatori. Alcuni rimanevano una settimana, altri un mese, altri un paio di giorni, credo più per farsi vedere che per vedere”.

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