il giorno della fiducia

L'Europa nel discorso di Meloni: "L'Italia da grande nazione fondatrice farà sentire la sua voce "

Nel discorso alla Camera, la nuova presidente del Consiglio parla dello stato dell'Unione: "Noi non concepiamo l'Europa come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B. Rispetto delle regole, cambiando quelle che non hanno funzionato"

Redazione

Tra i punti toccati nel lungo discorso di Giorgia Meloni alla Camera nel giorno della fiducia al governo, non manca l'Europa. Dopo aver ringraziato i principali vertici comunitari - Charles Michel, Ursula Von der Leyen, Roberta Metsola, il presidente di turno del Consiglio Petr Fiala e "con loro i tanti capi di stato e di governo che in queste ore mi hanno augurato buon lavoro” - la nuova premier è entrata nel merito delle questioni dell'Unione: "Ovviamente non mi sfuggono la curiosità e l’interesse per la postura che il governo terrà verso le istituzioni europee. O ancora meglio, vorrei dire dentro le istituzioni europee. Perché è quello il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice". L'obiettivo del nuovo esecutivo, speiga la leader di FdI, non sarà frenare o sabotare l’integrazione europea, ma contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne. In che modo? Con un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese.

"Noi non concepiamo l’Unione Europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B, o peggio come una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine".  L’Unione, torna a ribadire Meloni, deve restare la casa comune dei popoli europei. Come tale, dovrà essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a partire da quelle che gli Stati membri non possono affrontare da soli. Sul tema del commercio, oltre agli accordi tra i Ventisette, la premier ha fatto riferimento al tema degli approvigionamento di materie prime e di energia e alle politiche migratorie, oltre che alle scelte geopolitiche e alla lotta al terrorismo: "Grandi sfide, di fronte alle quali l’Unione Europea non sempre si è fatta trovare pronta. Perché come è stato possibile, ad esempio, che un processo di integrazione nato come comunità del carbone e dell’acciaio nel 1950 si ritrovi a distanza di più di 70 anni a non avere soluzioni efficaci proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime? Chi si pone questi interrogativi non è un nemico o un eretico, ma qualcuno che vuole contribuire a una integrazione europea più efficace nell’affrontare le grandi sfide che l’attendono".

Il termine chiave è "casa comune europea". Una casa che traduce certamente - spiega - in regole condivise, anche in ambito economico e finanziario. La leader di FdI ci tiene a specificare che il nuovo esecutivo rispetterà le regole attualmente in vigore ma, nel contempo, offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita. E conclude: "Per la sua forza e la sua storia l’Italia ha il dovere, prima ancora che il diritto, di stare a testa alta in questi consessi internazionali. Con spirito costruttivo ma senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso è accaduto durante i governi della sinistra, coniugando l'affermazione del nostro interesse nazionale con la consapevolezza di un destino comune europeo. E occidentale".

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